Napoli, caos assistenti sociali: «Solo sei a San Giovanni e 85 restano in ufficio»

Napoli, caos assistenti sociali: «Solo sei a San Giovanni e 85 restano in ufficio»
di Valerio Esca
Venerdì 10 Giugno 2022, 23:58 - Ultimo agg. 12 Giugno, 08:42
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Un assistente sociale ogni 6.618 abitanti. Napoli è ancora lontana da quanto prevede la legge (in media un assistente sociale ogni 5mila cittadini). Dati che rispetto a due anni fa sono migliorati, ma ancora non riescono a soddisfare gli standard minimi. L’allarme lanciato ieri su Il Mattino dalla procuratrice minorile Maria de Luzenberger fotografa una situazione da bollino rosso: ci sono addirittura comuni dell’area metropolitana dove il rapporto è di uno a 30mila. 

Nel Comune di Napoli, secondo un report degli uffici diffuso dalla Cisl funzione pubblica, gli assistenti sociali sono in totale 232, 147 divisi per i 21 Centri territoriali delle dieci Municipalità e 85 nell’area Welfare, ovvero nei vari uffici (quello di via Fonseca e quello di via Salvatore Tommasi). Ma secondo l’assessore comunale alle Politiche sociali Luca Trapanese «negli uffici ce ne sono 40 e nei vari distretti 172».

Un numero che comunque non raggiunge le unità di personale che andrebbero impiegate per le prestazioni essenziali minime di servizio sociale professionale, che deve essere pari, nel Municipio napoletano, a 195. Se si vanno a spulciare i dati appaiono evidenti le difficoltà nell’affrontare l’emergenza sociale che c’è in alcuni contesti difficili. Interi quartieri sforniti di servizi, alle prese con un forte radicamento camorristico, e dove i giovani hanno poche alternative. Dove è difficile scegliere tra bene e male. 

Osservando la mappa della città si può notare come nelle periferie il problema sia ancora più accentuato. Si salva soltanto la prima Municipalità (Chiaia-San Ferdinando-Posillipo), che ha un solo centro a Chiaia: otto gli assistenti sociali. Numero che soddisfa la dotazione standard. In seconda Municipalità (Avvocata-Montecalvario-San Giuseppe-Porto-Mercato-Pendino) i centri territoriali sono due: uno ad Avvocata, l’altro nella zona Mercato. Sono 17 gli assistenti sociali, a fronte di una dotazione che dovrebbe essere di 18 unità. Nella terza Municipalità (Stella-San Carlo all’Arena) c’è un solo centro: nel quartiere Stella, con 14 assistenti sociali su 19 previsti in dotazione; nella quarta (San Lorenzo-Vicaria-Poggioreale-Zona Industriale) tra San Lorenzo e Poggioreale le unità sono 17 su 22. Al Vomero-Arenella ce ne sono sette su 12. Nella periferia Est (San Giovanni a Teduccio-Barra-Ponticelli) su una dotazione prevista di 30 unità, sono 23 le assistenti territoriali, suddivise nei tre distretti. A Napoli Nord, nella settima Municipalità (Secondigliano-Miano-San Pietro a Patierno) ci sono 16 assistenti (ne mancano 9); mentre in ottava Municipalità (Scampia-Piscinola-Marianella-Chiaiano) se ne contano 18 (con un meno sette rispetto alla dotazione standard fissata). A Soccavo-Pianura sono 15 le unità, mentre nella decima Municipalità (Bagnoli-Fuorigrotta) ce ne sono 12, rispetto ai 14 della dotazione prevista. 

«Il dramma sociale della devianza minorile ha tante radici ed effetti devastanti per la società - spiega Agostino Anselmi, sindacalista Cisl Fp - Il declino del sistema scolastico, della cultura, l’ampliamento del degrado etico e sociale, la precarietà in cui vivono tante famiglie e la debacle sul fronte giustizia e sicurezza oggi determinano il divenire della violenza quale unica forma di giustificazione esistenziale. In questa ottica sul sistema welfare si scaricano i tagli ai finanziamenti in vigore da oltre un decennio e la mancanza di una visione operativa capace di affrontare la dura realtà napoletana. Gli assistenti sociali sono pochi (a San Giovanni solo sei unità), con una serie di compiti istituzionali, che richiedono a volte intere settimane per essere espletati nel loro iter procedurale. Un lavoro stressante, immerso nel disagio e nell’emarginazione con poche unità se rapportate non solo alla densità di popolazione ma, soprattutto, al livello di disagio sociale». 
 

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Al netto delle difficoltà qualche miglioramento comunque c’è stato. Basta fare un confronto con i dati del 2019. Di assistenti sociali a Piscinola ce ne erano due, così come a Secondigliano, tre invece a Miano. Lo stesso valeva per San Giovanni a Teduccio e per il Vomero. Quattro erano presenti a San Pietro a Patierno, all’Arenella, a Bagnoli e a Chiaiano. Cinque a Scampia e Soccavo, sei ad Avvocata e sette a Chiaia e Poggioreale. Addirittura all’epoca, a San Pietro, c’era un’assistente alla quale era stata affidata la mansione di gestire le firme a domicilio sul territorio (quasi 100mila abitanti per una sola unità). La ferita, oggi come allora, resta aperta nelle periferie, considerate zone di frontiera, dove si registrano più casi di violenza, di dispersione scolastica e di allontanamento di minori. «Occorre un progetto welfare, una sinergia dei servizi comunali e degli altri servizi pubblici per affrontare una questione che è esplosiva - prosegue Anselmi - Occorre almeno raddoppiare gli attuali organici degli assistenti sociali, integrare gli interventi con la scuola e il mondo del lavoro».

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