Casa di riposo lager a Napoli, l'urlo disperato ​di un'anziana: «Mammina mia aiutami»

Due morti sospette: si indaga sulla somministrazione forzata di sedativi

I maltrattamenti ripresi dalle telecamere nascoste
I maltrattamenti ripresi dalle telecamere nascoste
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 9 Giugno 2023, 00:01 - Ultimo agg. 10 Giugno, 10:10
5 Minuti di Lettura

Si è affacciato per poche ore all’interno della struttura e tanto gli è bastato, sembra di capire, per inquadrare la scena. E mettere a fuoco tutte le criticità possibili di una clinica privata per anziani, a proposito di condizioni igieniche e personale specialistico. Nasce così l’inchiesta sulla casa di cura per anziani “Nonna Rosa”, nella parte nobile di corso Vittorio Emanuele: con la denuncia di un “oss”, un operatore socio sanitario «di quelli veri», come si legge nelle carte dell’inchiesta. Suo l’esposto, che ha dato la stura alle indagini che fanno leva su intercettazioni telefoniche e ambientali, ma anche su video ricavati da telecamere nascoste. Inchiesta condotta dal pm Aprea e dall’aggiunto Falcone, ecco presunti maltrattamenti e vessazioni riportati nella misura cutelare firmata dal gip Ivana Salvatore. 

Sullo sfondo delle ipotesi di accusa resta il giallo di due decessi, su cui sono in corso verifiche da parte dei pm. Si tratta di Giuseppe Mattiucci e Renato Fidanzini, entrambi indicati come vittime di maltrattamenti. Inchiesta in corso, ci sono intercettazioni che bastano da sole a far emergere in che modo sono stati trattati. È il 25 febbraio scorso, quando Rosa M. (ai domiciliari), una delle operatrici della struttura, comincia ad urlare: «Se parli un’altra volta ti metto nella stanza fino a stasera, te lo giuro su mio padre». L’anziano continua a lamentarsi, chiede fazzoletti per espettorare muchi, quando interviene Gennaro Postiglione: «Se non ci sei riuscito finora, non lo farai più...». Le parole si accavallano, si sente una voce femminile: «Questo zingaro...». Pochi minuti dopo, uno degli operatori si rivolge ancora all’anziano: «Prima della partita... Poi non te ne venire che devi andare in bagno... se devi andare nel bagno non ti devi muovere». Per gli inquirenti, è la conferma che «l’operatore avrebbe accompagnato in bagno il paziente solo prima della partita, dal momento che di lì a poco si sarebbe giocato il match del Napoli contro l’Empoli».

Stesso trattamento per l’altro paziente che è poi deceduto nel corso delle indagini.

Siamo a marzo scorso, quando alcune conversazioni vengono intercettate. Così l’operatore Gennaro Postiglione (in cella da ieri) si rivolge a Renato Fidanzini, per altro da poco nella struttura: «Postiglione - scrivono gli inquirenti - afferma di doverlo per forza legare, perché appena si distrae l’anziano si alza dal suo posto». E non è tutto: «Renato devi stare fermo così, hai capito? Non ti permettere di mettermi le mani addosso, altrimenti ti schiatto». 

Ma ci sono intercettazioni audiovideo che raccontano «la totale mancanza di umanità da parte degli operatori». È il caso delle riprese che inquadrano le malcapitate Rosa Scaturchio (84 anni) e Ada Vottis, che ha da poco compiuto 100 anni. Scrivono gli inquirenti alla luce delle immagini agli atti: «L’età avanzata dalle due donne e la loro fragilità danno conto della estrema crudeltà e violenza, fisica e psicologica, sistematicamente esercitata nei confronti delle anziane. Emerge anche in modo nitido la mancanza di qualsiasi umanità da parte degli operatori ripresi, che si accaniscono contro le anziane, restando insensibili di fronte alle richieste di aiuto, alle urla, al dolore e al pianto». Ecco alcune parole captate, tra tante minacce e ingiurie intraducibili: «Abbassa queste mani, che te le fulmino». E ancora: «Ti schiatto, ti metto le mani al collo... se muori preparo la batteria di fuochi». Agli atti anche l’anziana Rosa, che urla: «Mammina mia aiutami, mammina mia aiutami». 

Video

Ce n’è anche per un altro tipo di maltrattamenti. A proposito delle menzogne che sarebbero state raccontate nei confronti di un altro ospite della struttura, che si lamenta perché ha fame. Si chiama Eugenio Castaldo e la sua operatrice - secondo gli inquirenti - gli mente sull’orario, approfittando dello scarso livello di vigilanza del paziente. Ad essere intercettata è l’operatrice Cimmarosa, che lo spinge ad andare a dormire, dicendo «che si è fatta mezzanotte ed è il momento di andare a dormire, anche perché hai già mangiato alle otto di sera». Tutto falso, secondo il gip, dal momento che - dall’orario inciso sulla telecamera, sono ancora le 19.40, quindi è tecnicamente impossibile che l’uomo avesse mangiato. Disperato il commento del paziente, che - evidentemente - si accorge della truffa: «Che male ho fatto io...». 

Ma c’è un intero capitolo legato alle sedazioni, con medicinali prescritti contro atteggiamenti violenti (Talofen e Serenase), che nella clinica di Chiaia finiscono prestissimo. Tanto da spingere la amministratrice Valentina Di Maio a convocare una riunione con i dipendenti. Qualcuno prende tempo, qualcun altro sostiene che alcuni flaconi di gocce sono stati distrutti accidentalmente, mentre - secondo gli inquirenti - si tratterebbe una somministrazione forzata e sommaria ai pazienti. Maltrattati e sedati, accuse da brividi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA