Case occupate a Napoli, il giallo delle graduatorie: ​pm a caccia degli elenchi “dimenticati” nel cassetto

Case occupate a Napoli, il giallo delle graduatorie: pm a caccia degli elenchi “dimenticati” nel cassetto
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 16 Maggio 2022, 00:00 - Ultimo agg. 14:30
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La prima mossa era quella più scontata, che ha a che vedere con il buon senso: la ricerca di una graduatoria o qualcosa che assomigli a un elenco di quanti, tra i cittadini, hanno un diritto e chiedono di esercitarlo. Case popolari, l’inchiesta condotta dalla Procura di Napoli svela nodi serrati ormai da decenni, a partire dalla primissima criticità: quella legata alla mancanza di una graduatoria di cittadini napoletani in grado di attestare la presenza di cittadini in attesa di un’abitazione. 

È soltanto uno dei risvolti dell’inchiesta condotta dalla Procura di Napoli sulla storia delle occupazioni abusive di case popolari a Napoli. Un filone che prende le mosse dalla denuncia del consigliere regionale Francesco Borrelli (Verdi), in uno scenario in cui mancano punti fermi. E basta ascoltare quanto sostenuto in questi giorni dai vertici della giunta comunale in carica. È stato il vicesindaco Mia Filippone, a chiarire alla Tgr: «La graduatoria non c’è, non c’è traccia di un elenco aggiornato». Dello stesso avviso l’ex questore di Napoli, oggi assessore alla Legalità Antonio De Iesu in una intervista a una emittente di Mediaset: «Il problema è che non c’è una graduatoria, stiamo intervenendo, abbiamo messo in campo in questi mesi una serie di iniziative in grado di imprimere una svolta su una materia tanto delicata». 

Inchiesta condotta dal pool coordinato dal procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli, che prende le mosse da quanto avvenuto in questi mesi a Pizzofalcone. Ricordate la storia del civico 35? È il palazzo della camorra, come è stato tristemente battezzato un intero complesso edilizio che è passato al Comune da parte dell’agenzia del Demanio. Una vicenda denunciata dal parroco Michele Pezzella, che ha sollevato l’attenzione sulla strisciante occupazione di alcuni immobili.

E torniamo al caso della professoressa Carlotta. Ha lasciato la sua casa (per la quale ha versato un canone regolare per oltre quaranta anni), per alcuni accertamenti in Irpinia, salvo ritrovarsi senza la propria abitazione. Sfrattata, completamente depredata dei propri beni più cari: le mura e la memoria di una vita - parliamo di foto, libri e ricordi -, finiti sistematicamente nella spazzatura. In questi giorni, anche sull’onda di denunce del Mattino, è intervenuta la polizia municipale di Napoli, che ha di fatto murato l’ingresso di quell’abitazione, per evitare altri colpi di mano. 

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In questi mesi, infatti, nonostante lo strepitus sollevato dal caso della professoressa novantenne, c’è chi era andato ad abbattere pareti all’interno di quella casa e a organizzare una sorta di restyling in vista di nuove incursioni. Uno scenario che ora tocca alla Procura mettere a fuoco. Ci sono alcuni nomi al vaglio degli inquirenti, parliamo di soggetti legati al malaffare della zona di Pallonetto di Santa Lucia, soggetti che hanno atteso che l’attenzione si abbassasse per portare a termine le proprie attività edilizie. Attività ovviamente abusive. Ma l’inchiesta condotta dalla Procura di Napoli punta decisamente oltre, va ben al di là di quanto avvenuto in via Egiziaca. Inevitabili alcune domande: a quando risale l’ultimo aggiornamento? Esiste un elenco da cui prendere le mosse per restituire dignità ai meno abbienti? Domande che ora fanno i conti con il monitoraggio coordinato dalla Prefettura, in un tavolo che vede protagonisti anche Comune e Procura. E c’è una domanda sullo sfondo: in mancanza di una graduatoria, come sono state effettuate le assegnazioni di case negli ultimi decenni. 

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