Case a Napoli, patto prefetto-pm: «Ora sgomberi mirati»

Case a Napoli, patto prefetto-pm: «Ora sgomberi mirati»
di Leandro Del Gaudio
Domenica 5 Dicembre 2021, 10:03 - Ultimo agg. 6 Dicembre, 10:19
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Dopo aver ascoltato le società di servizi e aver visionato i report più recenti, la parola d'ordine è questa: non un passo indietro, ma azioni calibrate, rigorose e autorevoli. Case occupate, c'è una svolta, almeno da un punto di vista programmatico, una sorta di road map stabilita in sede di comitato per ordine pubblico. Una strategia che fa leva su un patto istituzionale tra Prefettura e Procura, all'insegna di un obiettivo fin troppo chiaro, sin dalle premesse: si procederà agli sgomberi, lì dove necessario. Va rimessa in moto la macchina amministrativa, a tutela delle fasce deboli, ma anche per contrastare in modo efficace le trenta e passa famiglie criminali radicate al centro e in periferia.

Qual è la soluzione possibile? Via agli sgomberi mirati, lì dove è necessario intervenire, lo Stato non può retrocedere. Spiega il prefetto Claudio Palomba al Mattino: «Nei prossimi giorni nuovi comitati sull'emergenza case, abbiamo una interlocuzione serrata sia con il Comune che con la Procura di Napoli.

Una task force, si lavora in sinergia, abbiamo in questa fase l'esigenza di realizzare un monitoraggio capillare al di là di quanto messo in rilievo dalla stampa in questi giorni. Dobbiamo intervenire in primo luogo lì dove ci sono situazioni di abusi e di violenza evidenti, che magari producono gravi danni alle risorse economiche. Eliminare gli scempi e le azioni criminali perpetrate a danno di cittadini onesti, poi affrontare le singole situazioni. Ovviamente non bisogna agire in modo indiscriminato e sommario, ma bisogna essere comunque rigorosi ed autorevoli».

Una posizione in piena sinergia con i pm, come appare evidente da quanto avvenuto a San Giovanni a Teduccio martedì scorso. Parliamo del blitz firmato dalla Dda di Napoli, (al lavoro la Mobile del primo dirigente alfredo Fabbrocini), contro il clan Silenzio, padrone delle case comunali di via Taverna del Ferro, dopo gli arresti inevitabile una domanda: a chi spetta il compito di restituire le case ai legittimi assegnatari? E non è finita: pochi giorni fa sono stati i vigili del comandante Ciro Esposito a formalizzare cinquanta denunce a carico degli abusivi di via Egiziaca a Pizzofalcone (che hanno assaltato anni fa un edificio che costa 22 milioni di euro). Anche qui una domanda? Oltre ad eventuali sgomberi mirati, esiste un piano per collocare persone indigenti e meritevoli nelle case occupate da soggetti in odore di camorra?

Prima di Natale dunque un nuovo piano di intervento. Ma serve una bussola. Quanti sono gli abusivi? Quali sono gli assegnatari rimasti fuori (o gli ex abusivi che hanno fatto richiesta di sanatoria e attendono da anni una risposta amministrativa)? Scenario complesso, «decisiva una task force - spiega il prefetto Palomba - lo Stato deve dimostrare la sua autorevolezza, il suo rigore, sapendo rispettare la dignità delle persone che ha di fronte, agendo anche con soluzioni di forza, ma non in modo indiscriminato». Tradotto: si va verso sgomberi mirati. Si punta al modello murales: intervenire per rimuovere gli scempi, ma senza retrocedere. Dopo indagini e sgomberi, serve un'operazione di bonifica sociale che fino a questo momento è mancata.

Quanto basta a insistere, prima di ogni altro colpo di mano, per definire un monitoraggio e indicare i punti più caldi dell'area metropolitana. Tra queste - è logico pensare - anche l'ex palazzo del Demanio di via Pizzofalcone: il palazzo della Camorra (come denunciato dal consigliere regionale dei Verdi Francesco Borrelli), un bene milionario occupato da 50 abusivi, falla tuttora aperta nelle casse comunali.

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