«Mia figlia, il tumore, la paura della morte
e i medici supereroi del Santobono»

«Mia figlia, il tumore, la paura della morte e i medici supereroi del Santobono»
di Elena Petruccelli
Giovedì 21 Aprile 2022, 10:38 - Ultimo agg. 22 Aprile, 11:14
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«Al Santobono-Pausillipon ho trovato dei supereroi». Centinaia di like per la lettera di una mamma dedicata ai medici dell’ospedale pediatrico. Ornella Auzino, giovane imprenditrice, mamma di Federica, che compirà 13 anni domani, e che da quattro mesi lotta contro un tumore.

«Gentile Direttore, ci tenevo ad inviarle questa lettera per diffondere la mia storia, per raccontare cosa si prova quando ad una mamma del sud dicono che la figlia ha un tumore. Quando un genitore scopre che il proprio figlio ha un cancro c'è bisogno di punti di riferimento». Ornella lavora nel campo della pelletteria, produce borse per conto terzi, anche per brand di lusso e in tutta Italia, ha seguito le orme dei suoi genitori, e la sua azienda si trova ad Arpino, frazione di Casoria.

Una donna al timone di una importante realtà imprenditoriale, dopo la diagnosi della sua bambina, dallo scorso mese di dicembre si ritrova in una dimensione totalmente differente:  «Ho conosciuto il dolore, ho iniziato una “nuova vita” e attraverso mia figlia sto imparando a vivere giorno per giorno con la speranza negli occhi ed una forza incredibile nel cuore. Una delle prime paure che ho dovuto affrontare e che sto affrontando da quando ho scoperto la malattia di Fede è stata quella della morte, è stata dura quando mia figlia per la prima volta mi ha detto che aveva paura di morire. “Mamma se devo vivere così forse è meglio morire” mi disse ed in quel momento ho scelto di raccontare la nostra battaglia contro il cancro che prova a togliere la voglia di vivere e di guarire mentre noi abbiamo scelto di combattere. In ospedale sono stati bravissimi e tempestivi. Mia figlia è arrivata estremamente sofferente, hanno capito subito il problema inquadrando la malattia che aveva ed il percorso che avrebbe dovuto fare.

In un paio di giorni mia figlia è stata meglio, al Santobono-Pausillipon ho trovato professionalità e tempestività».

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Sulla sua pagina Facebook, Ornella racconta la sua quotidianità: «Non nego che questa esperienza è ai limiti dell’umana sopportazione perché un genitore che vede soffrire un figlio, vive la pena più grande. C’è però l’aspetto pratico ed è che in questi momenti non si può crollare ma si deve essere da supporto a chi soffre. Fede è una campionessa e nonostante i suoi momenti no, ogni giorno prova a sorridere ed a venirne fuori. Lotta e vive a volte con rabbia, a volte con pazienza ed a volte con disperazione tutto questo che le sta succedendo. La malattia è una guerra lunga e bisogna coltivare la pazienza» .

Con questo percorso, a rappresentare un conforto per lei ci sono proprio i medici: «Un'efficienza che ci lascia senza parole, osserviamo i medici dare il massimo con i mezzi a disposizione e nonostante le mille difficoltà legate alla pandemia. La cosa per cui ho ringraziato è che mai nessuno ha risposto male né a me né a mia figlia, mai una mancanza di disponibilità. Il personale sanitario sfidava ogni santo giorno se stesso, dava il meglio di se. A volte ho pensato che non erano umani, mi sono convinta che erano dei supereroi. Sempre con il sorriso, parlando con i bambini in maniera chiara, tranquillizzando e rassicurando i genitori».

Ornella ha dunque deciso di condividere la battaglia accanto alla sua Fede, proprio per non lasciare che la malattia la abbattesse: «Con questa lettera vorrei accendere un faro sulla straordinaria professionalità, spesso non valorizzata quanto meriterebbe, che caratterizza il sistema sanitario nazionale e campano. Con queste parole vorrei evidenziare gli sforzi sovraumani di un personale sanitario impegnato ogni giorno a lottare contro il cancro e contro carenze strutturali che, spesso, ostacolano il lavoro di questi angeli con il camice bianco». Ornella è al capo della sua azienda, tra mille difficoltà, riesce a gestire il suo lavoro, tra ricoveri e terapie. Ci sono infatti lunghi periodi di ricovero, e da imprenditrice, non può non rivolgere un pensiero a quei genitori che non hanno la possibilità di gestire il proprio tempo accanto ai propri piccoli combattenti per motivi di lavoro: ‘Da questa esperienza ho capito che ci dovrebbe essere un sostegno maggiore da parte dello stato. Il genitore si sente abbandonato perché non tutti hanno la possibilità di lasciare per tanto tempo il proprio lavoro. Per questo, ad esempio, l'assistenza domiciliare è fondamentale. Alcuni servizi se potenziati consentirebbero di dare un sollievo maggiore alle famiglie e costerebbero di meno allo stato’. 

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