Napoli, chiude lo storico panificio alla Torretta: «Bollette gas e luce alle stelle, oggi faccio l'operaio»

Il conguaglio della bolletta del gas: 5.800 euro

Giovanni De Vivo, 56 anni
Giovanni De Vivo, 56 anni
di Elena Romanazzi
Giovedì 5 Gennaio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 6 Gennaio, 10:57
4 Minuti di Lettura

L'ultima batosta è arrivata ad agosto. Il conguaglio della bolletta del gas: 5.800 euro. Per non parlare della luce: 1.000 euro. E degli altri costi di gestione divenuti insostenibili, soprattutto quando non si può scaricare sui clienti tutti i rincari. «A quanto avrei dovuto vendere il pane?». Già il pane. Ma anche pizzette, torte, biscotti, cornetti, pastiere, e verdura, qualche primo cotto al forno da portare via. La resa subito dopo la vigilia di Natale. Le ultime vendite. L'amarezza sul volto. E la decisione irrevocabile: «Chiudo». Un panificio storico, il De Vivo, in via Piedigrotta al civico 27. Quarantotto anni a Piedigrotta ed altri venti in via Camillo Cucca. Un punto di riferimento in tutto il quartiere. Qualità, gentilezza e apertura sette giorni su sette per soddisfare tutta la clientela.

La pandemia certo ha contribuito. Con i 25mila euro ottenuti come ristoro non è che si potesse sopperire ai costi dell'affitto, alla gestione, ai mancati incassi. Poi è arrivato il resto, ben peggio della pandemia, i rincari record. E malgrado una storia iniziata nel 1954 in via Camillo Cucca, ribattezzato vico Forno, proprio per la presenza del locale gestito all'epoca da Vitiello e dopo venti anni passato in gestione alla famiglia De Vivo (prima il padre che lavorava da Vitiello e che al posto della liquidazione ha preso il negozio in gestione, poi il figlio Giovanni), la scelta di arrendersi definitivamente. Niente più cornetti, pane, brioche (un grande cartello ironico invitava a non palparle) e tutto il resto. Subito dopo Natale si iniziato a smantellare il locale di poco meno di 200 metri quadri. Centosessanta solo per la zona dei forni e il laboratorio. Il resto, invece, era destinato al bancone e agli espositori con i prodotti. Non c'è stato nulla da fare. Malgrado la clientela affezionata di un intero quartiere, la Torretta. Fine dei giochi. Giovanni De Vivo ha 56 anni. È amareggiato. «Ma non avevo scelta». «Mi sono arrivate - racconta - complessivamente 15mila euro di gas, divise in sei bollette e altri 3mila di luce, solo le ultime tre». «E sa quanto pagavo prima? 800 euro di gas e 200 di luce», spiega con rammarico «mi dica lei come potevo andare avanti con queste spese».

Luce e gas, ma anche farina. «Si è passati - aggiunge - da 37 euro a quintale a 80, ma siamo matti, come si fa, qui è una moria generale. Molti hanno scelto di abbassare la saracinesca». Basta guardare la batteria di negozi che dalla fine della Riviera di Chiaia e fino a Piedigrotta ha deciso di arrendersi durante la pandemia e dopo. Sulla saracinesca hanno scelto di non mettere nessun cartello. Nessuna indicazione sulla cessata attività. La decisione è rimbalzata con un passaparola prima e subito dopo Natale. «Più costi che incassi», aggiunge Giovanni De Vivo. Le lavoranti hanno già trovato un impiego, non sono rimaste a casa. «Io - spiega - sto cercando di rimettermi in gioco come operaio, nessuna riapertura». «Il locale - racconta - aveva bisogno di essere ammodernato: nuovo impianto elettrico, nuovi forni, per un costo di 60mila euro. Non ne valeva la pena. Tra costi, ricavi, tasse e personale solo una perdita. Non si può certo vendere il pane a dieci euro al chilo, come si fa».

Video

Una crisi che, nella zona, ha costretto molti alla resa o a rivedere i turni di lavoro. È il caso di Enzo Staiano, titolare del bar alla fine di via Giordano Bruno che apre intorno alle 4.30 del mattino. La domenica è sempre stato chiuso, ora invece, già dal mese di dicembre apre e salta il riposo. «Vediamo - spiega Staiano - se ce la facciamo a pagare le bollette della luce perché il gestore non ha voluto effettuare la rateizzazione. E in qualche modo dobbiamo andare avanti. Anche senza riposare. Anzi, in verità, un giorno di riposo me lo sono concesso con mia moglie, il primo gennaio. Il prossimo si vedrà quando lo potrò fare». I lavori per il rifacimento della piazza alla Torretta (dovevano essere conclusi da mesi e vanno ancora avanti), l'inversione del senso di marcia di una delle due carreggiate di via Giordano Bruno, hanno creato non poche difficoltà a tutti gli esercenti della zona: chi è stato ingabbiato dai lavori (Riviera di Chiaia e Piedigrotta) e chi invece è rimasto fuori dal passaggio degli acquirenti per lo spostamento della fermata dell'autobus una volta alla fine della Riviera e poi a metà di via Giordano Bruno tagliando completamente fuori per mesi e mesi lo storico mercato rionale, già pesantemente danneggiato per il lungo periodo di chiusura durante il periodo della pandemia. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA