A Napoli si continua a discutere sul destino della polizia municipale e su tutti i problemi che impediscono al corpo di svolgere al meglio il proprio ruolo. Motivo per cui Luigi D’Emilio, leader della Cisl funzione pubblica dell’area metropolitana e Agostino Anselmi, coordinatore della federazione per le aree funzionali, hanno scritto al sindaco Manfredi, all’assessore De Iesu e alla commissione consiliare competente, sottolineando che:
«Le scelte compiute o annunciate non affrontano i problemi strutturali che andrebbero risolti per fornire ai cittadini un servizio “urbano” come dovrebbe essere, come il deficit di addetti, le loro condizioni di vita e di lavoro, l’irrazionale distribuzione delle forze sul territorio, l’ ambiguità e le incertezze sulla “catena di comando”».
«È sbagliato enfatizzare 250 nuove assunzioni, insufficienti per colmare il deficit e comunque di là da venire, visto che i candidati devono ancora superare due esami altamente selettivi, come la prova orale e quella di adeguatezza fisica. Resta in ogni caso in piedi il tema vero del continuo e preoccupante esodo, non solo per pensionamenti ma anche per una profonda demotivazione che spinge i vigili urbani a lasciare il comune per altri enti che offrono migliori condizioni e dignità lavorativa per chi indossa una uniforme. Perché non si possono “monetizzare” i disagi con incentivi nei giorni festivi, bisogna pensare prima di tutto alla tutela della salute, alla sicurezza e alla dignità degli agenti», sostiene la Cisl Fp.
Sulla riforma D’Emilio e Anselmi segnalano che essa prevede una mera ripartizione numerica dei nuovi agenti nelle 10 unità operative articolate nelle 10 municipalità.
«Oltre la banalità aritmetica, non ci risulta che questa scelta sia corroborata da criteri e analisi riferite a estensione territoriale, numero di abitanti, tessuto sociale, culturale, produttivo, flusso veicolare ed altri indicatori che potrebbero suggerire criteri più razionali e funzionali.
«Così non va, servono scelte radicali e coraggiose su traffico e mobilità, e il pieno coinvolgimento di tutti. Le riforme funzionano solo se sono frutto di confronto e condivisione, altrimenti sono destinate a fallire», conclude il segretario generale D'Emilio.