Nuove scarcerazioni nel corso del processo al presunto clan Moccia. Lasciano la cella altri sei detenuti in attesa di un giudizio di primo grado. Sale dunque a quindici il numero di imputati che tornano liberi per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Un caso che diventa sempre più vistoso, si muovono i vertici del Distretto. Tocca al presidente di Corte di appello Maria Rosaria Covelli, magistrato che fino a un recente passato ha guidato l’ufficio ispettorato del Ministero della Giustizia, dare inizio a una raccolta di informazioni sullo svolgimento del processo.
Più nello specifico, il presidente Covelli sta svolgendo «gli opportuni accertamenti, a partire dall’acquisizione di una relazione dettagliata, chiesta al presidente del Tribunale Gian Piero Scoppa». Verifiche, accertamenti, non si esclude a questo punto che ci sia una richiesta di atti anche da parte di via Arenula.
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Intanto, però, la Procura di Napoli non sta a guardare. Potrebbe valutare infatti di fare ricorso dinanzi al Riesame o direttamente in Cassazione, sulla scorta di una diversa interpretazione delle regole legate alla decorrenza termini. Ma anche sulla scorta di quanto definito in aula, dinanzi alla settima sezione penale - il collegio nel quale è stato incardinato tre anni fa il processo - con un calendario che prevedeva due udienze settimanali in vista di una conclusione del primo grado per il prossimo dicembre.
I nomi
Ma ricapitoliamo. È di ieri notte l’ultima girandola di scarcerazioni, disposta dai giudici della sesta sezione penale del Tribunale di Napoli in composizione feriale (come anticipato, i giudici del processo sono della settima sezione penale). Dunque, ecco i nomi degli ultimi scarcerati: lascia la cella Filippo Iazzetta, da anni indicato come presunto proconsole della famiglia Moccia, difeso dai penalisti Claudio Davino e Antonietta Genovino; scarcerati Francesco Di Sarno (difeso dagli avvocati Saverio Campana e Giuseppe Stellato), Angelo Piscopo (difeso dagli avvocati Luigi Spadafora e Giuseppe Scafuro), e Benito Zanfardino (difeso dall’avvocato Claudio Davino).
Pochi giorni fa erano stati scarcerati anche Antonio Moccia (difeso dagli avvocati Gennaro Lepre e Saverio Senese), Gennaro Moccia (figlio di Angelo), difeso dai penalisti Ernesta Siracusa e Annalisa Senese; Luigi Moccia (difeso dai penalisti Lepre e Saverio Senese), Pasquale Credentino (difeso dagli avvocati Nicola Quatrano e Salvatore Pettirossi); ma anche Francesco Favella, Gennaro Rubiconti, Antonio Nobile e Giovanni Esposito, oltre a un altro imputato che resta detenuto per altro.
Il retroscena
Ma cosa avrebbe determinato questa girandola di scarcerazioni? Andiamo a rileggere il dispositivo della sesta penale: è il 25 luglio del 2022, quando il gup del Tribunale di Napoli dispone il giudizio immediato per gli imputati. Agli atti accuse di associazione camorristica, riciclaggio e autoriciclaggio. Ottobre del 2022, prima udienza dinanzi al Tribunale di Napoli nord, dove i difensori chiedono il trasferimento del fascicolo a Napoli, per competenza territoriale. Istanza accolta, passano cinque mesi, gli atti arrivano al Centro direzionale.
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Dal gennaio del 2023, l’istruttoria è in corso dinanzi alla settima collegio C, dove non sono mancati cambi di giudici all’interno del collegio (senza però dare corso mai a rinnovazioni dibattimentali). Fino a questo momento sono state celebrate oltre sessanta udienze, con vere e proprie maratone in aula (due volte alla settimana, fino alle sei del pomeriggio), ma non si è ancora arrivati a un verdetto di primo grado. Decorsi i termini di fase, tutti i detenuti vengono scarcerati, ovviamente al netto di una serie di divieti che sono stati loro applicati: non potranno dimorare in Campania e in Lazio, di fronte alle ipotesi di radicamento criminale dei Moccia sostenute dalla Procura.
L'opposizione
La Procura ha la possibilità di impugnare le scarcerazioni, al netto del rispetto che viene tributato alla valutazione dei giudici. In sintesi, si fa leva su una questione di interpretazione. Nel corso del processo - siamo allo scorso gennaio - era stato definito un calendario, che faceva decorrere i termini dalla trasmissione degli atti a Napoli e non dal momento del rinvio a giudizio. Una valutazione condivisa che avrebbe spostato la dead line della scarcerazione per decorrenza dei termini al prossimo dicembre. Diversa la valutazione assunta dai giudici della sezione feriale che hanno invece retrodatato la decorrenza a partire dal rinvio a giudizio di tre anni fa. Intanto, verifiche al via.