Napoli, le mamme dei bambini trapiantati scrivono a De Luca: «Non strumentalizziamo i nostri figli, chiediamo aiuto»

Napoli, le mamme dei bambini trapiantati scrivono a De Luca: «Non strumentalizziamo i nostri figli, chiediamo aiuto»
di Alessandra Martino
Domenica 27 Febbraio 2022, 18:28 - Ultimo agg. 28 Febbraio, 07:12
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«Sedicenti mamme, intimidatori, aggressioni, gente che non ha nulla da fare», a queste parole di Vincenzo De Luca rispondono le persone in attesa di trapianto e i genitori che hanno i figli ricoverati in attesa di un cuore nuovo.

«Abbiamo inviato una lettera al presidente De Luca e a tutta la giunta regionale perché quello che ci preoccupa della sua dichiarazione è che tutti gli atti di cui lui parla portano la sua firma. Per cui non riusciamo a capire a cosa si riferisce quando dice torniamo indietro facciamo quello che fa il resto dell’Italia», sottolinea la portavoce, Dafne Palmieri

A Napoli continuano le polemiche dopo le proteste di giovedì mattina all’ospedale Monaldi del comitato genitori bambini trapiantati e trapiantati adulti.

Quella stessa protesta commentata così dal presidente della Regione Campania: «Al Monaldi dobbiamo fare da subito quello che si fa in tutta Italia non sulla base delle intimidazioni o delle strumentalizzazioni dei bambini ma sulla base di una organizzazione razionale - ha detto De Luca nella consueta diretta facebook del venerdì - Ho chiesto di identificare tutti quelli che vanno a fare manifestazioni dentro l'ospedale. Mentre veniva impedito ai familiari dei pazienti di entrare nell'ospedale per problemi di tutela, avevamo liberi pensatori che stavano lì a gavazzare. Questa storia deve finire, nessuno immagini di strumentalizzare piccoli malati per favorire qualche primario. Impegnerò da subito la direzione del Monaldi a fare una organizzazione per i trapianti come avviene in tutta Italia». 

Puntuale è arrivata la risposta del comitato che con una missiva ha voluto ulteriormente spiegare le ragioni della protesta. «Noi tutti ipotizziamo di essere il bersaglio di quella comunicazione pubblica del presidente De Luca, perché una serie di coincidenze ce lo fanno pensare - spiega Dafne Palmieri, portavoce del comitato - Se non dovesse essere riferito a noi, siamo comunque vicini a queste persone che si battono per i loro diritti e quelli dei loro cari».

«Il presidente De Luca ha firmato e organizzato tutto lui - continua la Palmieri - a onore del vero tutto in modo efficiente. Persone che entrano morte ed escono vive grazie all’equipe dell’Ospedale. Sarebbe gravissimo che oggi, dopo sette anni di continuità politica e tecnica, siano messi in discussione gli stessi atti sottoscritti da lui». 

Il comitato genitori bambini trapiantati e trapiantati adulti ha ribadito che la protesta nasce solo per chiedere aiuto e per far catalizzare l’attenzione delle istituzioni sugli aspetti organizzativi, di mancanza del personale, di mancanza di percorsi che ancora devono essere strutturati. 

In video call, a testimoniare e a raccontare i disagi che vivono quotidianamente i pazienti del reparto, c'è Giuseppe De Martino, 39 anni, uno dei pazienti del reparto di assistenza meccanica in attesa di un cuore ormai da cinque mesi. «Ho un ulteriore preoccupazione - confessa - Le terapie intensive sono piene e la domanda nasce spontanea: dove andrò a finire? Cosa succederà?» 

A Napoli, nell’ospedale Monaldi, il reparto dedicato ai trapianti di cuore è una vera eccellenza in Italia. Anche Massimo Molfesi, 20 anni, racconta perché giovedì ha partecipato al sit in dopo aver avuto un trapianto sette anni fa: «Avevo e ho paura di rivivere un brutto déjà-vu». 

«Quando sono arrivato in ospedale - spiega - avevo 14 anni e ho vissuto esattamente l’evoluzione di una serie di episodi che hanno portato alla formazione del reparto che c’è oggi. Purtroppo, dopo anni si prospetta di fare dei passi indietro e ritrovarsi alla situazione iniziale. E noi che abbiamo bisogno di cure non possiamo permetterlo». 

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Poi ci sono i genitori della piccola Ilaria, che un po’ di mesi fa ha avuto un cuore nuovo. Raffaele Savino e Diana Sacco raccontano così le continue preoccupazioni che si possono avere anche post-trapianto. «Se non c’è un percorso ben delineato, malauguratamente dovesse esserci un problema nel post-trapianto, noi non abbiamo la certezza che nostra figlia possa essere ricoverata e che ci siano i medici che possono curarla».

A confermare la mancanza di posti all’interno dell’ospedale Monaldi c’è Erberto Di Gennaro che racconta di aver avuto un cuore artificiale, in attesa di uno nuovo, dopo un arresto cardiaco in pieno lockdown. «Ogni mese devo andare a controllo per il cuore artificiale, non c’è nessuna differenza rispetto a quello che hanno raccontato i miei amici - dice Erberto - Noi non possiamo fare altro che protestare, perché le cure sono una nostra priorità e perché vogliamo tutelare anche i diritti di chi ci salva la vita ogni giorno».

Nella sua informativa settimanale, De Luca ha parlato di anni interferenze, aggressioni e intimidazioni da parte di un comitato di sedicenti mamme di bambini trapiantati o da trapiantare che non c'entra nulla con l'organizzazione ospedaliera che non è competenza dei comitati ma dei responsabili sanitari. Ha parlato di un rapporto insano fra qualche comitato e qualche primario che ha utilizzato le pressioni esterne per avere incarichi impropri.

«Ci sentiamo abbastanza intimiditi dai toni del presidente De Luca - chiosa Dafne - Noi abbiamo un’unica grande paura, quella di perdere i nostri figli e i nostri cari».  

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