Napoli, commerciante ucciso dal crollo a via Duomo: ecco i primi indagati

Napoli, commerciante ucciso dal crollo a via Duomo: ecco i primi indagati
di Leandro Del Gaudio
Martedì 11 Giugno 2019, 07:00 - Ultimo agg. 14:02
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Era lì da due anni e mezzo quella rete di contenimento. Una toppa provvisoria piazzata attorno a un cornicione, per la quale nessuno dei residenti aveva avvertito l'opportunità di avvisare i tecnici del Comune o di fornire segnalazioni alla polizia municipale e ai vigili del fuoco. È questa la prima ricostruzione del crollo del cornicione, all'altezza del civico 228 di via Duomo, alla luce di quanto sta emergendo dall'analisi delle testimonianze raccolte nel fascicolo di indagine. Inchiesta giunta alla svolta decisiva, con la definizione delle prime iscrizioni nel registro degli indagati. Ci sono due nomi nel mirino degli inquirenti, come atto dovuto di un'inchiesta che punta a fare chiarezza sulla responsabilità della morte di Rosario Padolino, il commerciante stroncato a 66 anni dal crollo di un pezzo di cornicione, nella zona in cui lavorava da una vita alla guida di un negozio. Tra oggi e domani i primi due avvisi di garanzia, a carico dell'attuale amministratore del condominio e dell'ex amministratore dello stesso palazzo, anche se lo spettro delle responsabilità potrebbe ampliarsi nel corso delle indagini. Riflettori anche sui condòmini, anche per capire se ci fu o meno una ferma opposizione in assemblea a finanziare i lavori di contenimento, al di là della semplice rete verde, al di là della momentanea imbracatura.
 
Crollo colposo, omicidio colposo. Sono queste le accuse battute dal pm Stella Castaldo, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio, nel tentativo di chiudere il cerchio attorno alle responsabilità nella gestione del cornicione-killer. Ma torniamo al racconto messo agli atti - da persona infornata dei fatti - dall'attuale amministratore del condominio maggiormente interessato dal crollo: in sintesi, è emerso che la rete provvisoria fosse risalente a circa due o tre anni fa, in seguito a una iniziativa assunta in autonomia da parte dei residenti. Non ci sarebbe stata quindi una segnalazione al Comune, ai vigili del fuoco e alla municipale, anche se questa mattina gli inquirenti completeranno il giro di verifiche nei rispettivi uffici. Ma cosa ha spinto due o tre anni fa a piazzare una imbracatura provvisoria, senza dare seguito a concreti interventi di messa in sicurezza? È il punto delle indagini, che ruotano attorno ai verbali delle assemblee di condominio, dove venne stabilito di procedere all'insegna del basso profilo, con un intervento tampone (e meno dispendioso) risultato però poco risolutivo. Ma c'era l'allarme? Esisteva un rischio crollo percepito tra condòmini e residenti? Stando a quanto trapelato fino a questo momento, è probabile che la rete fosse stata messa solo di fronte a una segnalazione di dissesto di intonaco, insomma sulla scorta di eventi percepiti come superficiali e poco pericolosi per tutti.

Al lavoro i carabinieri del comando provinciale, ma anche gli uomini della municipale del capitano Alfredo Marraffino, che hanno posto sotto sequestro la parte del cornicione rimasta lesionata, mentre nella serata di ieri è stato concesso ai trenta nuclei familiari sgomberati sabato di fare ritorno a casa. Non potranno affacciarsi ai rispettivi balconi, di fronte al rischio di nuovi crolli dall'alto e di fronte a una percezione di insicurezza che ormai appartiene a tutti gli edifici storici dell'area metropolitana. Non solo palazzi, non solo strutture antiche e - in alcuni casi - monumentali. Sotto i riflettori della Procura, anche la condizione di alcuni alberi, specie nella parte collinare di Napoli. Due giorni fa, in via Cimarosa si è sfiorata una nuova tragedia, mentre si moltiplicano le segnalazioni di rischio crolli. Basti pensare che ben cinque anni fa, sono state inoltrate segnalazioni a mezzo fax alla circoscrizione Vomero da parte del penalista Roberto Russo, per segnalare la necessità di manutenzione degli alberi di via Preti e di via Vaccaro, ora più che mai un vero e proprio incubo per passanti e residenti, di fronte alle condizioni di fusti enormi e poco stabili. Quanto basta a spingere gli inquirenti a mettere in campo una sorta di inchiesta di sistema, sui casi più a rischio e sugli allarmi inascoltati.
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