Concorsi col trucco per entrare nell'Esercito: «Così abbiamo fottuto lo Stato»

Concorsi col trucco per entrare nell'Esercito: «Così abbiamo fottuto lo Stato»
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 18 Ottobre 2018, 07:00 - Ultimo agg. 17:59
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Un militare dell'Esercito che si vanta di aver «fottuto» lo Stato, o meglio che si vanta di essere uno dei «fottitori» dello Stato, insomma di aver preso parte a una trama quanto meno sospetta. Un po' per scherzo, un po' per sfida la foto di Dario e Sabatino viene trovata nel corso delle indagini a carico di Sabatino Vacchiano, militare dell'Esercito da ieri mattina ai domiciliari. Ma andiamo con ordine, partire da una foto su cui campeggia una frase: «Dario e Sabatino? I fottitori dello Stato». Uno scatto che viene recuperato dalla Finanza dal cellulare di uno degli indagati, che racconta la storia di un brindisi in una birreria e che ha un carattere simbolico agli occhi dello stesso gip Linda Comella che ha firmato gli arresti di questi giorni. Come a dire: «Evidenzia la spregiudicatezza degli esponenti della concorsopoli militare».
 
Ma agli atti ci sono sequestri di ben altra rilevanza penale. Soldi, documenti e un vero e proprio tariffario. È uno dei capitoli relativi alla posizione di Giuseppe Zarrillo, l'unico degli indagati a finire in cella che svela l'entità del giro di soldi. Siamo a settembre del 2016, otto mesi dopo il grande concorso per la «prefissata» a quattro anni nell'Esercito, quando viene ascoltato uno dei concorrenti, che nega di aver versato 4mila euro per ottenere l'algoritmo. Una versione che non convince e che spinge gli inquirenti ad andare avanti. È in questo filone che spunta un tariffario, «elementi probatori» che danno la stura all'inchiesta. Ed è così che tra le carte sequestrate a Zarrillo spuntano riferimenti ad altri concorsi pubblici, sempre secondo lo schema soldi in cambio di chiavi di accesso.

Ecco lo schema ricostruito oggi dalla Guardia di Finanza:
25.000 euro per un posto da allievo finanziere (dopo il superamento dei quiz);
40.000 euro per un posto da allievo maresciallo della Guardia di Finanza (dopo il superamento dei quiz);
20.000 euro per un posto in accademia militare (dopo il superamento dei quiz);
4.000 euro per un posto in marina (vfp1);
10.000 euro per un posto in marina (vfp4), in questo caso dopo il superamento del quiz iniziale.

Ma non è finita. Stando agli appunti trovati nel corso delle perquisizioni a carico dello stesso Zarrillo, ci sarebbero state anche possibilità di combine per altre attività che poco hanno a che vedere con le carriere militari, ma che riportano l'attenzione alla capitaneria di porto. Ecco le ultime due voci: per ottenere un brevetto di assistente bagnante, bastano 500 euro; mentre per una «patente nautica» basta sborsare solo 700 euro, soldi che probabilmente vanno indirizzati sempre al presunto regista della cricca. E non è tutto. Diversi sono i pezzi di carta sequestrati dove alcuni protagonisti di questa storia si cimentano a «maneggiare» o decriptare il famigerato «algoritmo», quello costruito da una sequenza numerica che avrebbe spalancato le porte della gerarchia militare a chi era disposto a pagare. Tutti lo citano, ma pochi sono consapevoli di come si arriva alla formuletta costruita da ingegneri e informatici.


Ma non ci sono solo pizzini agli atti dell'inchiesta della Procura di Napoli. Sono diverse le intercettazioni dalle quali emerge un contesto di soldi e favori, alla luce del ruolo a tutto campo degli organizzatori della trama. Scotta il telefono del generale in pensione Luigi Masiello, spesso contattato da parenti di candidati ad entrare nell'Esercito. Gli telefona Donatella che chiede lumi su come fare senza l'algoritmo. Laconica la risposta:

Donatella: «Generale? Sono Donatella».
Luigi Masiello: «Eh, allora dimmi».
Donatella: «Generale, io ho parlato con Angelo telefonicamente e gli ho spiegato il fatto di quello che avevate proposto...».
Luigi Masiello: «Eh, eh».
Donatella: «No e non c'è un'altra opzione giustamente con altre modalità?».
Luigi Masiello: «No altre opzioni con altre modalità non ce ne sono. L'altra opzione è che lui studia per bene».
Donatella: «Ah, l'altra opzione».
Luigi Masiello: «... insomma che riesce da solo con i quiz, che altre opzioni ci possono essere?».
Donatella: «Quel pacchetto là? Cioè».
Luigi Masiello: «Noo il pacchetto no, un pacchetto intero dobbiamo ... è ... suddiviso».

Una carriera spesa sempre in prima linea e al centro di tanti contatti, tanto che pochi anni fa Luigi Masiello provò anche il salto in politica, presentandosi alla candidatura alle ultime amministrative di Napoli nella lista «Napoli popolare Ndc», incassando solo 323 voti, senza spuntarla.

Contatti su più livelli, se solo si pensa che Zarrillo sarebbe stato il terminale anche di richieste provenienti da esponenti dei reparti di polizia giudiziaria.

Torniamo a Giuseppe Zarrillo, all'uomo del Ministero della difesa e leader sindacale finito in cella. Secondo le conclusioni investigative, uno dei contatti di Zarrillo era un ispettore capo della Dia di Napoli, «un amico mio - dice - che aveva un nipote da sistemare». Ed è in questo scenario che Zarrillo si sarebbe industriato a mettere in relazione l'ispettore della Dia con «Peppe», verosimilmente con Giuseppe Fastampa «per il fatto della polizia». Inutile dire che le indagini sono in corso.

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