Napoli, condannati
tre vigili: in auto
senza assicurazione
«Divisa disonorata»

Napoli, condannati tre vigili: in auto senza assicurazione «Divisa disonorata»
di Luigi Roano
Venerdì 13 Luglio 2018, 22:57 - Ultimo agg. 14 Luglio, 08:39
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Hanno circolato e parcheggiato innanzi alla sede della Polizia municipale a Poggioreale nella zona dei cimiteri motorini senza copertura Rca, nonostante il loro compito fosse quello di controllare proprio la copertura della Rca a noi comuni mortali che non indossiamo una divisa. E sono stati condannati dal Tribunale che ha dato ragione al Comune che all’epoca dei fatti - siamo a ottobre del 2016 - ha sospeso i due vigili urbani per tre giorni con conseguente batosta anche sullo stipendio. Una condanna che nella sostanza ha questa motivazione: «È stata lesa l’immagine e la dignità dell’Ente oltre che della divisa».  
Una storiaccia interna al corpo dei caschi bianchi - il comandante è Ciro Esposito - che ha avuto tuttavia la forza dall’interno di sanzionare chi ha sgarrato. I due agenti condannati sono Nicola Cigliano - Assistente capo, qualifica che gli conferisce anche quelle di agente di Polizia Stradale, di Polizia Giudiziaria e di Pubblica Sicurezza - e Ciro De Gais, entrambi difesi dall’avvocato Massimo Di Celmo ed entrambi anche esponenti della rsu Cgil. In premessa, va subito chiarito che si tratta di una sentenza di primo grado e dunque emendabile in appello. Tuttavia, il tema sono le motivazioni poste dai giudici - rispettivamente Alessandra Lucarino e Maria Gaia Majorano del tribunale di Napoli sezione lavoro - a sostegno della condanna a essere così forti da sembrare un monito per chi lavora nelle e le pubbliche amministrazioni. 
LA STORIA
In quell’ottobre di due anni fa gli agenti della Municipale pizzicati senza Rca furono otto, tutti sanzionati con tre giorni di sospensione e decurtazioni dallo stipendio, ma solo Cigliano e De Gais hanno fatto ricorso. Gli altri 6 si sono tenuti le sanzioni. Parliamo di vigili motociclisti, il reparto di massima eccellenza del Corpo. Una vicenda che viene galla grazie alle indagini di altri agenti municipali, una sorta di spy story interna alla napoletana, con una indagine con tanto di appostamenti durata un mese. Tenevano d’occhio quei mezzi a due ruote di proprietà dei loro colleghi che invece di essere parcheggiati all’interno della sede dei vigili urbani, dove ci sono degli stalli a loro riservati, erano parcheggiati all’esterno, sulla strada, dove tra l’altro non è consentito. Un comportamento che ha destato sospetto. Di qui i controlli. 
I GIUDICI
La difesa di Cigliano e De Gais ha sostenuto che le sanzioni erano «illegittime per mancanza dei requisiti di legge, essendo la condotta contestata attinente alla sfera privata». Il Cigliano nella sua difesa ha riferito che il mezzo era del padre e di non essere a conoscenza che fosse sprovvisto di copertura Rca. Motivazioni rigettate: «Ebbene - si legge nella sentenza - la consapevolezza delle regole poste a fondamento degli obblighi del lavoratore nel settore pubblico, in particolare da parte di un soggetto che riveste la qualifica di agente di pubblica sicurezza, rapportata alla diffusione attraverso i media della condotta del ricorrente, anche in considerazione della particolare mansione svolta dal Cigliano, che si occupa proprio di controllare i motocicli e di sequestrare quelli sprovvisti di assicurazione RC, consente di ritenere del tutto proporzionata la sanzione irrogata della sospensione dal servizio e dalla retribuzione per tre giorni, avendo la condotta del ricorrente sicuramente minato la fiducia della collettività nelle istituzioni e, quindi, leso l’immagine del Comune». De Gais invece ha riferito «di aver usato in quella data il motoveicolo spinto dalla necessità di andare a fare visita al padre in ospedale, rilevava che l’evento è afferente alla vita privata e dunque non sanzionabile disciplinarmente». Anche qui c’è il rigetto: «Orbene, il danno derivato al Comune dall’eco mediatica che la condotta del De Gais ha avuto è evidente: la fiducia nell’Istituzione, il rispetto verso la stessa che ciascun cittadino nutre nel cuore sono senza dubbio scalfite da episodi di questo tipo». Insomma, si tratta di condanne «esemplari» nel senso letterale del termine. Addirittura viene citato l’articolo 54 della Costituzione: «I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore». E l’articolo 1 del Codice di comportamento dei dipendenti pubblici. «Nei rapporti privati, comprese le relazioni extralavorative con pubblici ufficiali nell’esercizio delle loro funzioni, il dipendente non sfrutta, né menziona la posizione che ricopre nell’amministrazione per ottenere utilità che non gli spettino e non assume nessun altro comportamento che possa nuocere all’immagine dell’amministrazione». 
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