Condono a Napoli, 43mila pratiche in sospeso: per smaltirle tutte servono 200 anni

Condono a Napoli, 43mila pratiche in sospeso: per smaltirle tutte servono 200 anni
di Valerio Esca
Mercoledì 22 Giugno 2022, 23:58 - Ultimo agg. 23 Giugno, 07:15
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Per evadere le pratiche in attesa di condono, ai ritmi attuali, il Comune di Napoli impiegherà 200 anni. Dal 1985 al Municipio sono state presentate 83mila istanze di condono. Di queste, dal 2006, sono state evase poco più di 40mila pratiche relative a zone non vincolate, circa 700 all’anno, mentre solo 30 all’anno quelle evase per le zone vincolate. Mancano all’appello circa 43mila pratiche, di cui 20mila per le aree vincolate. Il Comune, oggi, grazie alla commissione locale per il paesaggio (da poco istituita dopo due anni di vuoto) e ai tecnici di Palazzo San Giacomo arriva a soddisfare circa 100 domande all’anno. Numeri che sono stati snocciolati ieri nella commissione Urbanistica presieduta da Massimo Pepe, alla quale hanno preso parte anche il sindaco Gaetano Manfredi e l’assessore all’Urbanistica Laura Lieto

È necessario uno sprint, senza il quale Palazzo San Giacomo non ne verrà mai a capo.

La soluzione nell’immediato è applicare la delibera della giunta de Magistris del 2018, grazie alla quale è stata individuata una short list di 80 professionisti esterni. Ognuno dei quali però può istruire un massimo di cinque pratiche, un numero irrisorio. La proposta del presidente della commissione Pepe è quella di «permettere ai professionisti esterni di lavorare più atti contemporaneamente, fino a 20 ognuno». A giovarne sarebbero i cittadini, ma anche l’ente che incasserebbe milioni di euro. Come riportato alla quarta pagina della stessa delibera, dall’istruttoria della singola pratica di condono è possibile ipotizzare un introito medio complessivo di 3 o 4mila euro per l’amministrazione comunale; nell’atto approvato quattro anni fa è anche evidenziato il compenso previsto per singolo collaboratore-tecnico esterno, pari a 250 euro per ciascuna pratica di condono istruita. Ne consegue che il Comune potrà incamerare, nella prospettiva di assegnare al singolo professionista esterno un numero di pratiche da istruire che possa arrivare anche a quota 100, un incasso di 275mila euro (relativo all’istruttoria di 100 istanze di condono). L’incasso potenziale stimato su circa 25mila istanze di condono è di 68 milioni e 750mila euro. 

Lo specchio della realtà è assai peggiore di come appare. La quasi totalità delle abitazioni abusive in attesa di condono, nel corso del tempo, ha subito superfetazioni. C’è chi ha aggiunto una finestra, chi un patio, chi una veranda. Questo significa che l’abitazione per la quale era stata presentata la domanda, magari 40 anni fa o anche più, ha subito modifiche strutturali. Ad abusi si sono aggiunti altri abusi. Il sindaco prova a tracciare una direttrice: «Più condoniamo meglio è, perché più tempo passa e peggio diventano le cose. In mancanza di risorse umane per far fronte alla gran mole di pratiche giacenti, in attesa di destinare tecnici dal nuovo concorso, è auspicabile in questa fase transitoria ricorrere a tecnici esterni per la sola istruttoria delle pratiche. È poi necessario ragionare con la Sovrintendenza per il rilascio delle autorizzazioni paesaggistiche stabilendo, in un protocollo di intesa, casistiche ben delineate. Se si fa una pratica alla volta ci vorranno mille anni per evaderle tutte. L’obiettivo è procedere a un condono con prescrizione, che non solo riporti i manufatti nell’alveo della legalità ma preveda anche misure migliorative degli stessi, nell’interesse pubblico». 

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Il tempo è l’elemento chiave, ha rimarcato poi l’assessore Lieto: «Di fronte a manufatti realizzati oltre 40 anni fa e a un paesaggio urbano totalmente mutato, è necessario fare una distinzione tra i casi nei quali è possibile enucleare gli abusi realizzati, e altri casi nei quali sia possibile individuare profili di condono condizionato, fornendo una serie di prescrizioni che, solo se realizzate, potranno consentire il rilascio finale dell’autorizzazione».

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