Covid a Napoli, Marianna perde la mamma a 20 anni e scrive il suo primo libro alla sua memoria

Marianna Romano
Marianna Romano
di Emma Onorato
Domenica 7 Novembre 2021, 18:59 - Ultimo agg. 9 Novembre, 07:51
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Il Covid-19 è riuscito a cambiare la vita di molte persone, creando ostilità e ostacoli da dover superare, ma c’è anche a chi la vita l’ha totalmente stravolta, sconvolta, generando un profondo ed immenso dolore, dal quale ci si risolleva solo armandosi di una gran forza e coraggio. La storia di Marianna Romano, giovane studentessa napoletana, è l’esempio di come questo nemico invisibile possa distruggere l’armonia e la serenità di una famiglia. A soli 20 anni ha perso la mamma a causa del Covid. Tutto è iniziato l’8 marzo scorso, quando Anna - la madre di Marianna - è risultata positiva. La mancata tempestività nel ricevere gli adeguati soccorsi ha aggravato irreversibilmente le condizioni della donna. «È stato un vero calvario vedere mia madre non stare bene e soprattutto nessuno ci ascoltava: noi cercavamo un aiuto, piangevamo, si sentiva il nostro sconforto, ma ricevevamo delle risposte alquanto insensibili». Da come racconta Marianna, sua madre non soffriva di patologie pregresse: «Mia mamma era una donna sana e fino al giorno prima del decesso i valori erano nella norma. Se mia madre avesse avuto una patologia, avrei potuto dire: poteva capitare. Ma sto parlando di una donna sana, che non aveva patologie pregresse, e mi chiedo: cosa è successo?».

Il lacerante dolore di quei giorni l'aveva inghiottita in un vortice di sofferenza, ma il supporto della famiglia non è mai mancato, come l'affetto e la vicinanza del suo legatissimo fidanzato. Però - da come racconta Marianna racconta - la tribolazione non è mai placata del tutto. Ancora cerca delle risposte su come sia stato possibile che le condizioni di salute della madre siano potute precipitare in quel modo. Risposte che forse non arriveranno mai, e questo silenzio assordante le fa ancora provare rabbia e una chiassosa delusione nei confronti del sistema sanitario su cui riponeva previsioni e speranze. «Molta rabbia perché della sanità ci si dovrebbe fidare, dovrebbe essere il nostro supporto. Noi non capivamo perché nessuno ci desse aiuto in quel momento».

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Così sceglie di scrivere un libro, Mimosa, dedicato alla madre. Attraverso la stesura di questo racconto - scritto sotto forma di diario - è riuscita ad esorcizzare il dolore che si portava dentro: «Ho scritto questo libro quando ho capito che avevo bisogno di espormi. Mi sono esposta facendomi guidare dai miei pensieri e sentimenti, e mi sono sentita da subito risollevata». Mimosa mette alla luce tutte le problematiche che la giovane ventenne ha riscontrato durante quei terribili giorni. Ha scelto di chiamarlo così perché la data dell’8 marzo coincide con il giorno in cui sua madre è stata ricoverata in ospedale. Questo libro rappresenta la sua rinascita, il suo riscatto. Diventato in pochi giorni un Best Seller su Amazon, è riuscito a diventare un canale che l’ha messa in contatto con tante altre persone che si sono riconosciute nella sua storia. Lei ha avuto il coraggio di scriverla e di renderla pubblica, e, ad oggi, è diventata quasi un modello per i suoi lettori che - in numero crescente - la inondano di messaggi sui social. C’è anche chi - da come spiega - le scrive con ammirazione e le racconta il proprio vissuto sperando di ricevere da lei le parole giuste per reagire e risollevarsi dal dolore legato alla perdita di un caro. Marianna questa forza l’ha trovata. E anche se non smetterà mai di rivolgere un pensiero a sua madre in ogni cosa che farà durante il suo percorso di vita, non ha perso la luce negli occhi, la solarità e l’irrefrenabile gioia di vivere. «Ero e sono molto legata a mia madre, non riesco a parlare di lei usando un tempo passato, purtroppo il dolore c'è e durerà per sempre.

Ogni giorno, appena sveglia, chiedo a mia madre di darmi tanta forza e di sopravvivere a questo dolore. A vent'anni non è semplice, sto imparando a farcela da sola. So che lei mi guiderà, ma non è facile perché in tante cose, che ora capitano, vorrei che fosse fisicamente al mio fianco, vorrei un abbraccio, ma sono consapevole che non potrà più succedere». 

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