Napoli, al Cotugno e Policlinico solo posti Covid: cancellati i reparti per i malati di Aids

Napoli, al Cotugno e Policlinico solo posti Covid: cancellati i reparti per i malati di Aids
di Melina Chiapparino
Giovedì 18 Marzo 2021, 07:38 - Ultimo agg. 13:34
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La pandemia è diventata una doppia emergenza per i pazienti che si sono ritrovati senza un reparto dove potersi ricoverare. Per le persone affette da Aids a Napoli e nella maggior parte delle città campane, non ci sono più posti letto dedicati perché i dipartimenti di malattie infettive sono stati convertiti per Covid. Quindi, le degenze sono state destinate agli ammalati che, nel caso delle persone affette dal virus dell’Hiv, sono risultate anche positive al Covid ma per chi è negativo, si pone il problema di trovare un posto letto in altri reparti che possano garantire lo stesso livello di assistenza specifica. 


Il grido d’aiuto per riattivare i reparti destinati all’assistenza degli ammalati di Hiv e Aids, con un percorso totalmente pulito rispetto alle aree Covid, è stato lanciato dalle associazioni che hanno richiesto un intervento istituzionale. Dall’esplosione della pandemia, i reparti di malattie infettive del Cotugno e del Policlinico Federico II sono stati convertiti principalmente per assistere pazienti Covid e nonostante l’impegno per assicurare altre modalità assistenziali, emerge il bisogno «di non abolire totalmente i ricoveri per gli ammalati negativi al Coronavirus». «I pazienti in Aids conclamato con patologie si vedono negata l’assistenza ultraspecialistica che solo il management infettivologico può offrire loro a causa di trasferimenti forzati in altri ospedali o reparti non specialistici, in base alle ordinanze regionali», si legge in una lettera dell’associazione Network Persone Sieropositive Italia onlus che punta il dito sulle disposizioni dell’Unità di Crisi che in Campania sta provocando «l’abolizione dei posti letto dedicati alle persone negative al Covid con Hiv». 


Il documento di denuncia che risale a ottobre 2020, cita 70 nuove diagnosi di Hiv e 10 persone con diagnosi tardive di Aids documentate dal 1 marzo fino a quel momento ma il problema è ancora attuale. «Bisogna garantire il diritto alla cura nelle persone con Aids in fase avanzata e nei soggetti vittima di eventi acuti, assicurando la continuità delle cure che solo in ospedale possono essere fornite» tuona Margherita Errico, presidente nazionale e della sezione campana dell’associazione Nps che insiste sulla «riattivazione dei reparti a maggior ragione se non c’è la necessità di tanti posti letto». 

«Gli ammalati più complessi, nel caso di pazienti con Aids, hanno bisogno di cure approfondite e della possibilità di eseguire in tempi brevi e con percorsi protetti, esami diagnostici e terapie» spiega Vincenzo De Falco, presidente dell’associazione Anlaids Campania che sottolinea l’urgenza di un cambiamento considerando «il protrarsi della pandemia per un tempo ancora indefinito». 


«Tanti pazienti con Hiv ci stanno chiedendo aiuto e non hanno più un reparto di riferimento» aggiunge a tal proposito De Falco rivolgendosi «alle istituzioni regionali affinché vengano nuovamente riattivati i reparti loro destinati oppure si possano creare posti letto in strutture prefabbricate da installare a distanza dalle aree Covid». 


Nonostante le direttive regionali sulle conversioni dei reparti di malattie infettive in posti Covid, sia il Cotugno che il Policlinico federiciano «garantiscono l’assistenza domiciliare, il day hospital e le attività ambulatoriali per assicurare ai pazienti con Aids le giuste cure» fanno sapere Ivan Gentile e Vincenzo Sangiovanni, rispettivamente primari dei reparti di malattie infettive al Cotugno e al Policlinico. 


Rassicurazioni che però «non bastano: serve la riapertura dei reparti per gli immunodepressi» spiega Antonello Anteo Sannino, segretario dell’Arcigay Napoli, impegnato nella campagna di screening gratuita e volontaria che l’associazione offre anche a domicilio.

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