Napoli, il Covid fa volare i prezzi: 285 euro in più a famiglia

Napoli, il Covid fa volare i prezzi: 285 euro in più a famiglia
di Valerio Iuliano
Sabato 17 Aprile 2021, 23:30 - Ultimo agg. 19 Aprile, 08:55
4 Minuti di Lettura

Napoli capitale dell’inflazione. Gli ultimi dati Istat, relativi al mese di marzo, vedono il capoluogo ai primissimi posti in Italia nella graduatoria degli aumenti dei prezzi dei beni al consumo. Già un anno fa, subito dopo il lockdown, a Napoli si registrò un incremento dell’inflazione, in controtendenza con il resto d’Italia. Ed ora, dopo dodici mesi, l’incremento dei prezzi in città appare come un fenomeno ormai consolidato, con probabili ripercussioni sulla capacità di spesa delle famiglie. «A marzo - spiega l’Istat - l’inflazione registra un’accelerazione al Sud (da +0,7% a +1,0%). Nel Nord-Est si registra una variazione dei prezzi pari al dato nazionale (da +0,7% a +0,8%), mentre con un’inflazione pari a +0,6% il Centro e il Nord-Ovest si posizionano al di sotto. Nei capoluoghi delle regioni e delle province autonome e nei comuni non capoluoghi con più di 150mila abitanti, l’inflazione più elevata si osserva a Bolzano (+1,5%), Napoli, Trento e Cagliari, (+1,3%)». A conti fatti, il rincaro annuo per una famiglia napoletana è di 285 euro. 

Il tasso di inflazione di Napoli è, dunque, il dato più elevato tra le grandi città. Notevole la differenza con Roma e Milano, che fanno registrare un indice dell’aumento dei prezzi pari allo 0,3%.

L’incremento dei prezzi dei beni di consumo in città deriva anzitutto dai rincari dei generi alimentari. Tuttavia, analizzando le singole voci prese in considerazione dall’Istat, si riscontrano anche altri risultati piuttosto sorprendenti.

Nel paniere Istat, quello del costo dei prodotti alimentari a Napoli è un risultato eclatante, se paragonato con altre zone d’Italia. A marzo la variazione percentuale registrata in città, su base annua, è pari ad un + 1,6%, contro + 0,2% della media nazionale. Se nel resto d’Italia, quindi, i prezzi del cibo, durante la pandemia, sono rimasti sostanzialmente identici a quelli del periodo “pre-Covid”, a Napoli è accaduto il contrario. I rincari riguardano, inoltre, i trasporti, con un +3%, e tutti i beni e i prodotti per la cura della casa. Alla voce “elettrodomestici e apparecchi per la casa”, ad esempio, si registra a Napoli un +2,5%, contro l’1,4 della media italiana. Mentre per quanto riguarda la voce “mobili, articoli e servizi per la casa”, l’incremento è dell’1,1%, contro lo 0,7 del resto d’Italia. 

Video

Ma il caso più clamoroso di incremento dei prezzi si trova alla voce “fornitura acqua e servizi vari connessi all’abitazione”, dove si registra a Napoli un 6,4%, contro l’1,7% della media nazionale. Risulta evidente, dunque, che in molti settori - compresi quelli regolati dagli enti pubblici - la minore capacità di spesa delle famiglie, determinata dalla pandemia, non sia stata adeguatamente considerata. I rincari caratterizzano anche le attività che sono state costrette a chiudere per lunghi periodi, come nel settore dell’abbigliamento, dove l’incremento è pari al 3,2%. In questo caso, gli aumenti paiono scaturire dalla necessità degli esercenti di compensare in qualche modo i continui “stop and go”. Ma le conseguenze della crescita dei prezzi dei beni di consumo sulla capacità di spesa delle famiglie appaiono inevitabili. L’emergenza economica incombe e gli effetti dell’inflazione, combinati con l’aumento della povertà, sono tutt’altro che trascurabili. 

Le limitazioni nell’afflusso della clientela e la riduzione dei tradizionali volumi di vendite hanno indotto alcuni esercenti a rivalersi sui consumatori. Le perdite importanti subite da tante piccole e medie imprese non lasciano presagire miglioramenti a breve termine sul fronte dei prezzi. I costi supplementari per le famiglie sono stati quantificati dall’Unione Nazionale Consumatori, che ha rielaborato i dati Istat.

A Napoli il rialzo dei prezzi, calcolato in base al tasso di inflazione, si traduce per una famiglia-tipo in un rincaro annuo di 285 euro. Nella graduatoria delle città più care, che prende in considerazione i comuni oltre i 180mila abitanti, Napoli figura al quinto posto, alle spalle di Bolzano, Reggio Emilia, Modena e Trento. Ma, se si restringe il campo alle grandi città, Napoli è in testa. Quello che sorprende è il divario nettissimo con Milano (87 euro) e Roma (78 euro). 

© RIPRODUZIONE RISERVATA