Muore a 29 anni dopo tre interventi, la famiglia denuncia: catena di errori

Muore a 29 anni dopo tre interventi, la famiglia denuncia: catena di errori
di Antonio Parrella
Lunedì 15 Aprile 2019, 07:00 - Ultimo agg. 10:32
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Potrebbe essere un caso di malasanità la morte di Raffaele Arcella, ventinovenne originario di Caivano ma residente a Crispano, deceduto dopo un intervento di bypass gastrico. La sua morte è avvenuta al II Policlinico, dove era stato trasferito d'urgenza dopo due operazioni subìte nei giorni precedenti presso la clinica Trusso di Ottaviano. Qui Raffaele era stato ricoverato lo scorso 28 aprile per essere sottoposto a un intervento di bypass gastrico, deciso nell'intento di giungere a una riduzione del peso. Ma dopo l'operazione, effettuata il giorno successivo al ricovero, si sono manifestate complicanze, con febbre alta e difficoltà respiratorie. I medici della clinica hanno quindi deciso un secondo intervento, ma le condizioni di Raffaele sono ulteriormente peggiorate, al punto da rendere necessario il suo trasferimento al reparto di rianimazione del nosocomio napoletano. Al suo arrivo, i medici del II policlinico lo hanno trovato in condizioni disperate, tanto da dichiararlo in imminente pericolo di vita. Nel tentativo di strapparlo alla morte, i chirurghi del presidio federiciano hanno effettuato giovedì scorso una terza operazione. Ma nel pomeriggio di sabato Raffaele si è spento. Lascia la moglie Maria, di 26 anni, e un bambino di appena otto mesi.
 
Due le denunce presentate dai familiari: una alla stazione dei carabinieri di Crispano e l'altra al commissariato di polizia dell'Arenella a Napoli, che ha competenza territoriale sul Policlinico. Ma nel mirino dei parenti di Raffaele c'è la clinica di Ottaviano. Non si dà pace Antonio, il papà di Raffaele. Nella sua denuncia ha dichiarato di aver appreso dagli stessi medici che «nel primo intervento era stato perforato l'intestino» del figlio. Ma nemmeno il secondo intervento migliorava le condizioni di Raffaele. E - si legge nella denuncia - «i sanitari della Clinica Trusso attrezzavano una rianimazione nella camera destinata alla degenza», non essendovene una nella struttura. «Solo dopo due giorni i sanitari della clinica Trusso si decidevano a trasferirlo d'urgenza al II Policlinico, ma le condizioni di Raffaele erano davvero disperate - prosegue il racconto di Antonio - mio figlio è arrivato in fin di vita al II Policlinico, con un polmone non più funzionante e l'altro intaccato da broncopolmonite, e una setticemia in corso estesa a tutti gli organi interni». La moglie, Maria, aveva già presentato una prima denuncia con istanza di sequestro della cartella clinica della Casa di Cura alla caserma dei Carabinieri di Crispano, che immediatamente ne hanno informato la Procura di Nola e i colleghi dell'Arma di Ottaviano, i quali hanno successivamente acquisito copia della cartella clinica.

Secondo alcune indiscrezioni, il terzo intervento chirurgico, quello tentato in extremis al Policlinico, è stato necessario per sanare un'emorragia interna: Raffaele, ormai agonizzante, a quanto pare aveva un'arteria lesionata nella parte retrostante allo stomaco che ne aveva consumato la parete. «Faremo tutto il possibile per accertare la verità», dicono gli avvocati Giuseppe Caputo e Vincenzo Barra, ai quali si è rivolta la famiglia Arcella: «Nel 2019 non si può morire per un banale intervento di by pass gastrico». Il pm Mario Canale ha disposto il sequestro della cartella clinica del II Policlinico e della salma per procedere all'autopsia. Il fascicolo per competenza è stato trasmesso alla Procura di Nola ed è ora nelle mani del pm Antonella Vitagliano, che ha disposto il sequestro anche dell'altra cartella clinica della casa di cura di Ottaviano, i cui dirigenti sottolineano di aver dal primo momento collaborato con gli inquirenti, nell'intento che sia fatta assoluta chiarezza sull'accaduto.
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