Napoli, crolla la chiesa del Rosariello: il giallo dei finanziamenti, si muove il pm

Napoli, crolla la chiesa del Rosariello: il giallo dei finanziamenti, si muove il pm
di Valentino Di Giacomo
Venerdì 22 Gennaio 2021, 11:00
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Quarant'anni di immobilismo. Dietro il crollo avvenuto mercoledì della palazzina che separa la chiesa del Rosariello e l'ex istituto Froebeliano nei pressi di piazza Cavour ci sono una miriade di incongruenze e controsensi procedurali che solo la Procura di Napoli, attraverso le indagini già avviate, potrà chiarire. Resta inspiegabile il motivo per cui il Comune di Napoli, che ha in gestione quel palazzo, non sia intervenuto per oltre 40 anni. È stata l'ennesima tragedia sfiorata, ma soprattutto annunciata perché è dai tempi del terremoto del 1980 che nessuno è intervenuto. Probabilmente solo per intercessione della Vergine raffigurata sulla facciata della vicina chiesa di Santa Maria del Rosario delle Pigne non sono stati registrati morti o feriti. Il crollo della facciata dell'edificio è avvenuto mercoledì mattina poco dopo le 7, se fosse avvenuto poco dopo - in un orario con maggiore afflusso in via Stella o in piazza Cavour - non ci sarebbe stata solo la conta dei danni, ma pure delle vittime. La Procura partenopea ha aperto ora un fascicolo con il pm della VI sezione, Ciro Capasso, che proverà a risalire alle eventuali responsabilità. 

 

La palazzina crollata si trova esattamente all'angolo tra via Stella e piazza Cavour e divide la storica chiesa barocca del 1600 dagli edifici che ospitano i licei Vincenzo Cuoco e Tommaso Campanella.

In quella struttura c'erano gli appartamenti del custode della scuola. Un edificio dichiarato inagibile fin dallo storico terremoto insieme all'ex istituto Froebeliano e la chiesetta barocca. Le strutture furono prima chiuse e poi riaperte dopo interventi di ristrutturazione: se la scuola dopo pochi anni è rientrata in funzione, la chiesa del Rosariello è stata riaperta - dopo lunghi lavori - soltanto nel 2017. Resta da capire perché si è intervenuti a mettere in sicurezza il plesso scolastico e la chiesa, ma non si sia invece intervenuti su quella palazzina che, di fatto, separa le due strutture. L'ex casa del custode è stata lasciata all'abbandono e si fa fatica a comprenderne i motivi, probabilmente il solito rimpallo di responsabilità tra enti. Eppure è sin dal 2012 che l'ex Provincia ha trasferito quel bene al Comune di Napoli.

All'atto del passaggio di responsabilità sulla struttura dalla Provincia al Comune furono trasferiti agli uffici di Palazzo San Giacomo anche 400mila euro per effettuare le ristrutturazioni. Resta da capire se gli interventi abbiano interessato soltanto la chiesa del Rosariello oppure riguardavano anche l'ex appartamento del custode poi crollato. E - si chiede ora anche la Procura - quegli interventi di messa in sicurezza sono stati eseguiti? E in che modo sono stati portati a termine, quali ditte hanno operato? È per questo che i magistrati già nelle prossime ore dovranno fare un complesso lavoro di ricognizione di progetti e carteggi. E, soprattutto, anche ricostruire il passaggio di quei fondi passati dall'ex Provincia al Comune per comprendere i motivi per cui siano stati messi in sicurezza i plessi scolastici e la chiesetta barocca, ma non l'edificio «ad angolo» tra via Stella e piazza Cavour che un tempo serviva al custode dell'istituto Froebeliano.

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A dimostrazione che tutti conoscevano la potenziale pericolosità di quell'edificio, l'area adiacente alla strada del palazzo crollato era stata transennata dal Comune, da almeno tre anni è stato questo transennammento l'unica soluzione adottata da Palazzo San Giacomo. Perché non si è proceduto invece ad effettuare i lavori necessari? Perché i lavori hanno interessato principalmente la chiesa del Rosariello che aveva riaperto i battenti solo nel 2017, dopo 37 anni di inattività? Da anni i residenti avevano scritto al Comune per segnalare il pericolo, come pure avevano fatto i sacerdoti che officiano tutti i giorni la messa in rito tridentino nella chiesa di Santa Maria del Rosario. Nessuno ha fatto nulla. Toccherà ora alla Procura chiarire i motivi e individuare eventuali responsabilità.

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