Crollo del monastero: indagini su vecchi lavori e manutenzione

Crollo del monastero: indagini su vecchi lavori e manutenzione
di Paolo Barbuto
Domenica 18 Marzo 2018, 11:05
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La notizia più importante, quella sulle condizioni di salute dell'operaio rimasto sotto le macerie del crollo di San Paolo, regala conforto. La situazione è ancora grave, così com'era apparsa subito, ma l'uomo migliora e non rischia la vita. Sospiro di sollievo perché alla fine questo è l'unica cosa che conta.

Anche se il giorno seguente al crollo è quello della tensione, della ricerca affannosa di colpevoli, della voglia di esonerarsi dalle responsabilità per lasciarle su spalle altrui.
 


Cosa è successo l'altra mattina nel chiostro della basilica di San Paolo Maggiore? L'unica certezza è che è venuta giù una porzione della struttura: due colonne e una parte del camminamento sovrastante. Già, ma qual è stata la causa scatenante del crollo? Saranno le indagini a stabilirlo, e sarà difficile per gli esperti chiarire quello che sembra il punto nodale della vicenda: sono state le colonne a cedere e a trascinare giù il terrazzo sovrastante o sono state le infiltrazioni a minare la stabilità del terrazzo che ha ceduto di schianto trascinandosi le due colonne?

Sembra un dettaglio di ordine secondario, invece ha una rilevanza sostanziale. Perché i lavori in corso dentro al chiostro si fermavano proprio alla quota della terrazza che non era compresa nell'intervento. Insomma, si tratta di due porzioni del Chiostro totalmente distanti fra loro, sia in tema di proprietà che in tema di manutenzione, anche se erano l'una collegata all'altra.
 
Le ipotesi in campo sono tante. Quella iniziale, ovviamente, s'è concentrata su un errore da parte di chi stava eseguendo i lavori. Sul tema è chiarissima Carla Tomasi, la restauratrice romana che, con la sua azienda fa parte dell'associazione di imprese (assieme alla napoletana Cfc) che si occupa del restauro: «Siamo alla fase iniziale, stiamo rimuovendo gli intonaci. È praticamente impossibile che si generi un crollo se il lavoro si concentra sugli intonaci». Effettivamente sembra poco plausibile che la rimozione di un irrilevante strato esterno possa provocare qual disastro. Però se quelle colonne fossero state già staticamente in crisi, anche un piccolo sussulto avrebbe potuto generare quel disastro. Era stata controllata la tenuta statica? Anche in questo caso Carla Tomasi è serafica: «Noi ci occupiamo dell'esecuzione dei lavori. La progettazione dei lavori non è stata eseguita da noi». Moderata e lontana dalle polemiche, la Tomasi non coinvolge nessun altro nelle sue dichiarazioni, non chiarisce che la progettazione è stata a cura della Soprintendenza.

Proprio il soprintendente Garella, nel giorno del disastro aveva tenuto a chiarire che ci sono notizie di precedenti lavori e ha specificato che sopra al luogo del crollo c'è una terrazza.

Ecco, proprio su quel camminamento esterno sono concentrate le attenzioni di chi cerca di fare chiarezza sul crollo. In molti hanno sottolineato che lassù ci sono stati lavori in tempi relativamente recenti: lavori concentrati proprio sul rifacimento della pavimentazione dopo aver rifatto l'asfalto di protezione per evitare infiltrazioni. In tanti sostengono, però, che dopo quei lavori le infiltrazioni sarebbero addirittura aumentate: si tratta solo di racconti, ovviamente, non suffragati da nessuna certezza, per adesso.

Anche perché se la ricerca delle responsabilità si spostasse sulla terrazza sovrastante il Chiostro, entrerebbero in gioco altri Enti. Quella porzione del convento di San Paolo Maggiore, infatti, rientra nelle proprietà dell'Agenzia del Demanio che, però, l'ha affidata al Ministero della Giustizia per ospitare l'archivio notarile. Chi avrebbe avuto, dunque, l'obbligo di valutare la corretta manutenzione di quella terrazza?

Gli interrogativi, ovviamente, si susseguono. Finché non ci sarà chiarezza sui motivi del crollo, non sarà possibile capire dove cercare i responsabili. L'unica certezza è che la città fragile ha perduto un altro pezzo proprio mentre veniva ristrutturato dal Grande progetto Unesco.
 

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