Napoli, Arturo dallo spaccio nelle Vele al reddito di cittadinanza: «Vivo per strada tra mille difficoltà»

Napoli, Arturo dallo spaccio nelle Vele al reddito di cittadinanza: «Vivo per strada tra mille difficoltà»
di Oscar De Simone
Lunedì 9 Settembre 2019, 13:39 - Ultimo agg. 10 Settembre, 00:21
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Sottoscala bui e maleodoranti in cui non entra mai la luce de sole. Un luogo angusto chiuso da un cancello a cui c’è sempre chi bussa. A qualsiasi ora del giorno e della notte. Continue urla, lamenti e richieste di cocaina, crack, cobret ed altre droghe pesanti. Una vita fatta di dolore, solitudine e disperazione. Questa la realtà di quella Scampia che per anni fu il più grande supermarket della droga d’Europa. Un mondo a parte a due passi da Napoli che ancora oggi è difficile da dimenticare. In quel contesto però Arturo (nome di fantasia) ci si muoveva con facilità.
 



La sua infanzia iniziò tra le vele e le piazze di spaccio. In un contesto di degrado che poco alla volta lo ha visto crescere e muovere i primi passi nel mondo dell’illegalità. Prima come vedetta e poi come spacciatore, fu tra gli uomini di fiducia dei clan a cui rimase fedele per oltre un decennio. La galera arrivò presto, a soli 21 anni per detenzione e spaccio di hashish. Ma una volta tornato in libertà Arturo continuò da dove aveva interrotto. Nelle piazze delle vele riprese la sua attività illegale continuando a spacciare e ad arricchirsi. I guadagni erano anche di quattromila euro a settimana ma non durarono tanto. Dopo poco un nuovo arresto, stavolta per eroina, lo riportò in cella per quasi sette anni. Era il 2014 quando i cancelli di Poggioreale si chiusero per l’ultima volta alle sue spalle e da allora, a Scampia non è più tornato.

«Ho voluto cambiare vita – racconta – perché ho capito che quella strada non portava da nessuna parte. Si perdono solo gli affetti e quelli della propria famiglia che poco alla volta si allontana. Ho vissuto per strada e ancora oggi mi arrangio nei dormitori o a casa di qualche amico. Ma la vita è dura. Vivo alla giornata e con un reddito di cittadinanza che non basta mai e che non mi da la possibilità di un altro lavoro».

Arturo per molto tempo ha vissuto facendo il parcheggiatore abusivo per le strade della città. Una attività sempre illegale da cui ha deciso di staccarsi definitivamente. Prima il vagabondaggio e poi la richiesta del reddito a cui però, si rendono necessari gli aiuti di chi continua a stargli accanto.

 «Se non fosse per il sostegno che ricevo dagli amici – conclude – sarebbe impossibile continuare a vivere.
E’ vero che chi sbaglia deve pagare ma è altrettanto vero che chi non lavora tornerà a commettere gli stessi errori. Io sono forte delle esperienze che ho vissuto in galera ma ci sono tanti altri come me che continuano a vivere nell’illegalità. La mia vita è cambiata ma continua ad essere difficile. La solitudine continua ad essere il prezzo più alto da pagare».

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