Napoli, la rete del principe dei datteri: ci sono vip, primari e controllori

Napoli, la rete del principe dei datteri: ci sono vip, primari e controllori
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 24 Marzo 2021, 09:00
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Per venti anni, di notte, quasi ogni giorno, raccogliendo tonnellate di datteri di mare. Oro, per chi ama il genere (duecento euro al chilo), di quelli che finiscono nei piatti pregiati nei privè di alcuni ristoranti di lusso. Vita da sommozzatore, da picconatore, da principe, quella di Pasquale Amato (classe 1965), l'uomo indicato dalla Procura di Napoli come capo di una piazza di spaccio di datteri, la più fornita della Campania.

È il «braccio armato», secondo quanto emerge dal provvedimento firmato dal gip Egle Pilla, uno che per venti anni si è inabissato andando a colpire duro contro le pareti del nostre scogliere. Non solo Capri, non solo Faraglioni, secondo la ricostruzione del pm Vanacore (procuratore aggiunto Sergio Amato), a ricostruire le mosse di un gruppo di parenti radicati a Mergellina, cresciuti grazie a connivenze e complicità altolocate (indagati anche agenti delle dogane e controllori in divisa), capaci di gestire un traffico illegale in continua espansione.

Associazione per delinquere, ricettazione, danneggiamento, disastro ambientale. Proviamo a ricostruire il giro di affari, grazie alla rete di connivenze e alle centinaia di intercettazioni finite agli atti.

Partiamo da un dato numerico: il gruppo del Principe (il nomignolo con cui è conosciuto Pasquale Amato, classe 1965) ha raccolto due quintali di datteri in sette mesi (quelli delle intercettazioni) per un totale di 120 transazioni commerciali.

Un giro di affari condotto assieme ai cugini, rimanendo formalmente a capo di una pescheria di Secondigliano, facendo leva anche su sterminati campi abusivi di mitili (anche in questo caso cresciuti all'ombra di controlli morbidi e omissioni). Era il centro di una rete, capace di piazzare i propri prodotti un po' dappertutto: ristoranti, ville per cerimonie, consumatori al dettaglio, amici altolocati. Tramite il presunto complice Ciro Di Sabato, la rete entrava (dipendente della Asl Napoli uno) piazzava i propri prodotti anche in ambiente sanitario (secondo quanto si legge nella misura cautelare adottata ieri). E non è tutto. Al centro delle verifiche investigative, finisce anche Francesco Baldo (un dipendente della Sippic, che gestisce la funicolare di Capri), Salvatore Amato (dipendente Asia), ma anche nomi di pubblici ufficiali che potrebbero aver favorito (condizionale doveroso) le attività del «principe». Ed è così che in un capitolo a parte finiscono anche Angelo Esposito, militare in servizio presso la Guardia costiera di Portici (con il grado di sottocapo di prima classe scelto, nocchiere di porto con qualifica di sommozzatore), che dovrà difendersi dall'accusa di aver rivelato attività a Pasquale Amato informazioni riservate, oltre a fornire dettagli «sulle operazioni di polizia giudiziaria della guardia costiera», a proposito di interventi che avrebbero potuto sfavorire le attività del gruppo Amato. E non è l'unico a finire in questa trama investigativa. Stesse accuse nei confronti di Riccardo Ciliberti (caporal maggiore capo scelto dell'Esercito), che avrebbe aiutato Pasquale Amato ad eludere le investigazioni sul suo conto, in particolare gli interventi della guardia di Finanza messi a segno a tutela delle nostre coste.

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Vicende complesse, per le quali risulta doverosa una premessa. Tutte le persone coinvolte vanno ritenute estranee rispetto alle accuse, fino a prova contraria, e potranno raccontare la propria versione nel corso del procedimento. Ma proviamo a rimanere alle conclusioni del gip del Tribunale di Napoli. Finiscono in cella i due cugini omonimi Pasquale Amato (classe 1964 e 1965), Vincenzo Amato (classe 1970) e Catello Avella; vanno invece ai domiciliari Catello Viola, Luciano Donnarumma, Vincenzo Amato (classe 1990), Giuseppe Buonocore e Giuseppe Testa; mentre viene applicato il divieto di dimora a Napoli e provincia per Mario Amato; obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per Vincenzo Amato (classe 1998), Francesco Baldo, Ciro Di Savato e Gennaro Fiume.

Ma la trama di contatti finiti al centro delle indagini è decisamente più ampia e complessa. Finanche edicolanti e operatori ecologici avrebbero accudito il lavoro illegate dei sommozzatori che di notte andavano a caccia di datteri. Una rete di contatti ricompensata grazie a un giro di regali che finivano sulle tavole dei diretti interessati: i preziosi datteri di mare ricavati con la devastazione di pezzi di scogliera, a danno di un intero mondo sottomarino. 

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