Da luogo di culto a fortino della camorra, chiuso dalle mura dell’indifferenza e dell’abbandono. La storia dell’area archeologica di Carminiello ai Mannesi si potrebbe riassumere così. Diciannove secoli di costruzioni, abbattimenti e rielaborazioni, terminati alla fine degli anni ottanta con l’edificazione di una “muraglia del degrado”.
Una costruzione abusiva che servì ad isolare e rendere invisibili le attività illecite dei clan della zona. Oggi tutto lo spazio circoscritto dal muro, è ancora al centro di progetti, idee e polemiche tra chi vorrebbe rivalutarlo e chi dovrebbe gestirlo.
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«Ci stiamo battendo per restituire questo spazio ai cittadini», afferma il gestore della pizzeria accanto agli scavi Mario Granieri. «Dal giorno in chi ho aperto, ho iniziato a prendermi cura di questo posto. Cerco di tenere lontani i pirati dei rifiuti e lo pulisco in continuazione. Ma le cose non cambiano. Continuano a trasformare la piazza in una discarica e spesso gettano la spazzatura anche al di là dei cancelli. Per questo spero che intervengano al più presto e che si possa rivalutare l’area. Sarei felice di poter dare una mano. Ormai questo posto lo sento come casa mia».
Un luogo da restituire al quartiere insomma e che già nel 1980, venne messo al centro di una interrogazione parlamentare. Un documento a firma dell’onorevole Antonio Parlato, in cui già si parlava di degrado ed area trasformata in “ricettacolo di rifiuti di ogni genere”.
«È incredibile - dichiara l’archeologa Paola Filardi - che sia ancora in queste condizioni. Non è possibile tenere chiuso ed in queste condizioni, uno spazio che sarebbe utile a tutto il quartiere di Forcella. Un luogo in cui non ci sono parchi e dove i ragazzini non hanno un luogo di ritrovo. Ma soprattutto ritengo che sia indecente tenere così i nostri beni culturali. Bisogna intervenire con progetti seri e definitivi che rimettano al centro i beni culturali e buttino giù, una volta e per tutte, le mura dell’illegalita».