Napoli, una distesa di sagome nere contro la violenza sulle donne: «Non dimentichiamo le vittime di femminicidio»

Alla manifestazione hanno preso parte anche le cestiste della nazionale di pallacanestro femminile

La distesa di sagome nere a ricordo delle vittime del femminicidio
La distesa di sagome nere a ricordo delle vittime del femminicidio
di Alessio Liberini
Venerdì 25 Novembre 2022, 15:00 - Ultimo agg. 26 Novembre, 10:15
5 Minuti di Lettura

«Donna, vita, libertà». Alzano le mani al cielo gridando con forza lo slogan che ha accompagnato in questi mesi la rivolta delle donne iraniane, mentre sullo sfondo appaiono, come ombre, 88 sagome a cui sono associate le storie – ovvero le vite – delle altrettante donne italiane vittime di femminicidio in famiglia nel solo ultimo anno solare.

Così stamattina anche Napoli ha celebrato la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Al flash mob, promosso dall’associazione Mai più violenza infinita Onlus, in collaborazione con il comune partenopeo, Unicef ed Associazione O.M, hanno preso parte, tra i tanti, anche il sindaco Gaetano Manfredi, l'ex presidente della Camera Roberto Fico, l’assessore alle Pari Opportunità, Emanuela Ferrante e una folta delegazione di assessori e consiglieri di Palazzo San Giacomo. Insieme a loro numerose realtà provenienti da ogni emisfero del mondo femminile.

«Re-memeber, Affinché non accada mai più» è il nome scelto per l’iniziativa, svolta stamane in piazza Municipio, con la speranza che «in futuro giornate come queste possano essere solo un ricordo di un brutto passato». Eppure la triste tematica resta, tutt’ora, attualissima. A ricordarlo, oltre alle istituzioni, ci hanno pensato le tante studentesse presenti in piazza adottando, per un giorno, le sagome nere accompagnate da una rosa rossa e un qr-code che rimanda alla singola storia della vittima. Su ogni sagoma era presente un solo numero: 1522. Si tratta del recapito di emergenza nazionale nato per le richieste di aiuto e sostegno contro la violenza e lo stalking.

«Ogni anno – spiega Virginia Ciaravolo, psicocriminologa e presidentessa dell’associazione Mai più violenza infinita Onlus - ci vengono consegnati i report dei femminicidi accaduti nell’anno corrente ma resta un numero gelido, freddo: queste donne vengono dimenticate. L’intento di oggi è quello di raccontare i loro nomi ma soprattutto le loro storie. Siamo in piazza con i giovani perché loro possono fare tanto per cambiare questa cultura patriarcale».  

«Le 88 sagome – precisa Ciaravolo - corrispondono alle vittime di femminicidio del 2022 però ci sono report diversissimi. Per i dati del Viminale quest’anno ci sono state 108 donne uccise di cui l’80% di queste donne sono morte in relazione familiare-affettiva»

«Questa violenza cieca deve essere combattuta con un grande sforzo culturale e con interventi repressivi - spiega il primo cittadino partenopeo, Gaetano Manfredi, sottolineando la necessità di rafforzare le leggi «che ci sono e che vanno maggiormente applicate anche con un grande sforzo da parte della collettività e delle istituzioni per evitare che le donne vengano lasciate sole nel momento in cui denunciano e devono essere tutelate e tenute in strutture protette ed essere indipendenti dal punto di vista economico e familiare».

Sulla stessa scia anche l’ex presidente della Camera, Roberto Fico: «Dobbiamo proseguire sulla strada intrapresa nella scorsa legislatura con l'approvazione del Codice rosso e quindi con provvedimenti legislativi molto più duri, ma non basta. Dobbiamo fare ancor di più e dobbiamo essere vicini alle donne che devono avere la protezione assoluta dello Stato quando denunciano. Molte non denunciano perché probabilmente non si sentono ancora protette del tutto». Nei dossier, rilanciati nelle ultime ore dall’Istat, emerge infatti un dato preoccupante: nell’ultimo anno sono calate le denunce. 

Ma quel è la situazione a Napoli? A rispondere è l’assessore alle Pari Opportunità, Emanuela Ferrante: «Nei nostri centri anti-violenza cittadini in meno di un anno abbiamo avuto oltre 400 donne. Vuol dire che ogni giorno c’è più di una donna che chiede aiuto: questo denota la difficoltà in cui ci troviamo.

Se oggi ci troviamo in questa situazione, in un Paese che si dice civile, significa che abbiamo fatto tanti errori. Ci vuole una rivoluzione culturale che deve partire dai giovani ed è per questo che sono qui con noi oggi».

Allo stesso tempo sono altrettanto numerose, nonostante le loro peripezie rischiano di essere meno note, le donne disabili vittime di violenza: «Tante donne restano chiuse in casa per la loro disabilità e subiscono violenze vivendo in una sorta di doppia prigione – racconta Luca Trapanese, assessore alle Politiche Sociali di Palazzo San Giacomo - è importante perciò fare cultura per far capire a tutti che c’è bisogno di denunciare: è importantissimo a tutti i livelli». 

Tra gli studenti, che hanno aderito all’iniziativa, spiccano due ragazze probabilmente inattese. Nunzia e Maria, entrambe 22enni, questa mattina si stavano recando all’Università quando «per sbaglio» si sono imbattute all’alba nell’installazione che si stava realizzando a Piazza Municipio prima del sit-in: «Appena abbiamo capito di cosa si trattava, vedendo le sagome, ci è sembrato il minimo aiutare gli organizzatori». Così, prima di recarsi in Ateneo, si sono rimboccate le maniche aiutando a posizionare prima le sagome e successivamente le rose poste al di sotto di ogni figura: «Crediamo sia importante ricordare sempre queste vittime perché non sono solo numeri ma donne come noi: speriamo che manifestazioni come queste possano accendere un faro su chi vive ancora nell’ombra delle tenebre e pensa di essere solo». 

Il flash mob, a cui hanno preso parte anche le cestiste della nazionale di pallacanestro femminile italiana e alcune donne provenienti dalla comunità messicana di Napoli, si è concluso con un ponte tra l’Italia e l’Iran. Grazie ad un messaggio, letto dalle giovanissime volontarie dell’Unicef, recapitato alla piazza direttamente dai referenti dell’Associazione delle donne democratiche iraniane in Italia: «Nella nostra lotta – è una parte della lettera – non dobbiamo trascurare il ruolo degli uomini, e pari a quello delle donne, questa è la vittoria che spaventa ancor di più il regime».

«Lo sport – spiega, invece, la Team Manager della nazionale di pallacanestro femminile, Laura Macchi - è un mezzo per veicolare dei messaggi importanti. Oggi lo stiamo vedendo ad esempio con i mondiali in Qatar: è il giusto modo per usare visibilità portando dei messaggi importanti come quello avanzato questa mattina in piazza a Napoli». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA