Escalation di violenze a Napoli, cinquanta donne ospiti del «centro ascolto»

Escalation di violenze a Napoli, cinquanta donne ospiti del «centro ascolto»
di Melina Chiapparino
Venerdì 4 Gennaio 2019, 10:00
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Sto meglio e tra qualche giorno potrò lasciare l'ospedale. Stella, la 38enne srilankese percossa fino allo svenimento dal compagno che l'aveva trascinata in strada con un guinzaglio, è ancora ricoverata al Trauma Center dell'ospedale Cardarelli ma le sue condizioni si sono stabilizzate e la strada per la guarigione è ormai intrapresa. Le ferite sul corpo, probabilmente, non lasceranno segni ma per le ferite nell'anima non basteranno le cure dei sanitari. La dimissione ospedaliera, dunque, sarà solo l'inizio della vera guarigione che proseguirà al centro «Dafne», sportello anti-violenza del presidio collegato da una collaborazione sinergica alla «Stanza dell'ascolto» della polizia municipale di Napoli. Se, infatti, è stata la paura di morire a spingere Stella come tante altre vittime a denunciare il proprio aguzzino, c'è una seconda paura che accompagna puntualmente chi esce dal tunnel della violenza ed è quella di rimanere sola, perché chi fugge spesso non sa dove poter mettersi in salvo. Questo è lo scenario che raccontano gli uomini dell'unità Operativa «Tutela emergenze sociali e minori» della polizia municipale comandata da Giuseppe Cortese che, quotidianamente, accoglie vittime di violenza e stalking.
 
Abbiamo messo a disposizione un ambiente accogliente e informale per rendere più sereno possibile il momento in cui le vittime giungono in ufficio per raccontarsi ed eventualmente denunciare il loro aggressore spiegano i poliziotti che lavorano nella «Stanza dell'ascolto», servizio specifico della Tutela Minori inaugurato lo scorso marzo. Si tratta di uffici di polizia giudiziaria allestiti in ambienti quasi casalinghi con una stanza dedicata all'accoglienza, accessoriata di un comodo divano, e un'area detta «control room» adiacente alla prima e separata con un vetro che viene impiegata in casi particolari e sotto richiesta di un pm. Tra le pareti della «Stanza dell'ascolto», al civico 21 in via Alessandro Poerio, si sono sedute 50 donne nel giro di 10 mesi, tutte con storie di violenza nelle sue più turpi declinazioni da quella sessuale alla sudditanza economica e nella maggior parte dei casi aggressioni consumate in ambito familiare. L'identikit della vittima non ha un'età né un ceto speciale specifico, ma è sicuramente donna e nel 95% dei casi madre di figli che vengono strumentalizzati dall'aguzzino.

Molte come Shara - nome di fantasia per indicare una ragazza russa accolta nella stanza - arrivano qui con i figli, la mattina, quando hanno la scusa di portarli a scuola, ci confidano le violenze subite che, nel suo caso, consistevano anche nell'obbligo ad avere rapporti sessuali spiegano i poliziotti che ricordano quella storia come una delle più complesse affrontate dall'unità operativa. Shara arrivò a denunciare il suo aguzzino - raccontano - e nel corso delle indagini scoprimmo che l'uomo abusava anche della figlia di lei che aveva solo 4 anni. Sul quel divano morbido, si è confidata anche Sabrina altro nome di fantasia per indicare una giovanissima napoletana - che veniva presa a morsi in faccia dal suo fidanzato e molte donne straniere, giunte a Napoli in cerca di fortuna e intrappolate in rapporti di sudditanza psicologica e violenza. Abbiamo assistito più o meno lo stesso numero di donne straniere e napoletane, mentre per lo stalking contiamo anche 4 uomini che subivano atti persecutori da donne - afferma Giuseppe Cortese al comando dell'unità Tutela Minori - il nostro invito è quello di parlare e trovare insieme una soluzione, non lasciamo nessuno solo.
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