Napoli, il dramma di Mario: dializzato chiuso in casa per un ascensore guasto

Napoli, il dramma di Mario: dializzato chiuso in casa per un ascensore guasto
di Antonio Folle
Sabato 7 Marzo 2020, 15:13 - Ultimo agg. 18:24
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Il dramma di Mario Botta, 69 anni e costretto su una sedia a rotelle a causa di gravi patologie della deambulazione è figlio di un dramma più grande, quello dell’abbandono delle periferie e dei caseggiati popolari abitati da migliaia di persone. Mario, che da qualche anno è costretto a sottoporsi tre volte a settimana a faticose sedute di dialisi, è letteralmente prigioniero in casa a causa di un ascensore guasto. L’impianto, come ha denunciato la signora Francesca, battagliera moglie di Franco, è guasto da oltre un mese e nessuno – ne la ditta incaricata della manutenzione degli ascensori e ne il Comune di Napoli – sembra essere in grado di fornire una risposta. Così l’anziana Francesca è costretta, tre volte a settimana, a trascinare su e giù per le scale il marito per accompagnarlo all’ambulanza diretta al centro dialisi. L’Unione Inquilini ha avviato una vera e propria campagna social per denunciare questa assurda situazione, facendo registrare in pochi giorni un enorme consenso.
 

 

La casa di Mario e Francesca si trova al terzo piano dell’immenso caseggiato popolare di via dello Scirocco 55, ai confini tra i quartieri di Poggioreale e San Pietro a Patierno. Ad oggi circa 260 famiglie vivono in quegli enormi palazzoni costruiti nel post-terremoto e che furono occupati abusivamente agli inizi degli anni ’90. Dopo circa dieci anni e una dura lotta da parte degli occupanti, il Comune decise di regolarizzare la situazione. Oggi la quasi totalità degli inquilini – compresi Mario e Francesca – corrispondono regolarmente al Comune l’indennità per l’occupazione degli alloggi.

«Abbiamo segnalato più volte al Comune e alla ditta il guasto di questo ascensore – spiega Francesca Ronga – e da più di un mese siamo in questa condizione. Sono venuti a vedere, ci hanno detto che avrebbero fatto qualcosa, ma poi non abbiamo più sentito nessuno. Abbiamo sentito dire che questo ascensore non si può più riparare e che dobbiamo arrangiarci. Ogni volta che mio marito deve fare la dialisi devo trascinarlo giù per le scale con l’aiuto di qualche conoscente o da sola, quando non trovo nessuno disposto ad aiutarmi. Io sono anziana – prosegue la donna – non posso farcela ancora a lungo a portare su e giù per tre piani di scale mio marito e la sua sedia a rotelle. Noi paghiamo regolarmente il fitto al Comune, ma non riceviamo niente in termini di manutenzione. Non è giusto – conclude – anche noi siamo cittadini napoletani e abbiamo gli stessi diritti dei cittadini che vivono in altre zone della città».
 

Nel corso degli anni, a giudicare delle condizioni di fatiscenza dei caseggiati di via dello Scirocco, poco o nulla è stato fatto sul fronte della manutenzione. Scale al limite della resistenza, con pericolosi spuntoni di ferro arrugginito che rischiano di cadere sulla testa dei passanti, mura diroccate dalle quali si staccano ogni giorno lastroni d’intonaco, allagamenti ad ogni giornata di pioggia, muffa, insetti e topi sono la normalità per i 260 nuclei familiari che vivono in questa zona dimenticata di Napoli. A tenere banco, inoltre, lo spinoso problema della pubblica illuminazione. Qualche mese fa furono installati i nuovi pali della luce ma, come hanno denunciato i residenti della zona, nessuno di essi è mai entrato effettivamente in funzione.

La storia di Mario e Francesca è solo una tra le tantissime storie di disagi legati al blocco dell’ascensore e, più in generale, alle condizioni al limite della vivibilità del caseggiato di via dello Scirocco. Molti i residenti affetti da patologie più o meno gravi costretti a convivere con questa degradante situazione. «Io vivo al sesto piano di questo stabile da più di dieci anni – ha dichiarato Salvatore Fenderico – a sono affetto da molte patologie, tutte regolarmente certificate. Ho un grave problema respiratorio che mi costringe a dormire attaccato ad un macchinario oltre ad un problema alla colonna vertebrale. Riesco a stento a camminare – prosegue l’uomo – e sono costretto a salire sei piani per poter rientrare in casa. Ad aggravare la situazione la muffa e i batteri che si accumulano a causa delle infiltrazioni durante le giornate di pioggia. Le guaine sul tetto ormai non tengono più e ogni volta che piove siamo costretti ad aprire gli ombrelli in casa.
Noi non chiediamo niente che non sia già un nostro diritto – ha poi concluso – e l’appello che facciamo al Comune di Napoli è quello di ricordarsi di noi. Anche solo se riuscissero a riparare l’ascensore per noi sarebbe una vittoria».  

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