Napoli: droga e clan ai Quartieri spagnoli, clienti vip accusati di favoreggiamento

Imprenditori e professionisti si rifornivano nei vicoli ma non hanno rivelato i nomi degli spacciatori

Blitz di polizia e carabinieri nei Quartieri spagnoli
Blitz di polizia e carabinieri nei Quartieri spagnoli
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Martedì 30 Maggio 2023, 23:07 - Ultimo agg. 1 Giugno, 07:10
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Nella migliore delle ipotesi hanno taciuto, limitandosi a una alzata di spalle. In altri casi, hanno dichiarato di non aver mai attivato contatti sospetti. Non sapevano che erano stati intercettati, non potevano immaginare che telefonate e messaggi con i pusher erano sistematicamente finiti nel fascicolo sulle piazze di spaccio dei Quartieri Spagnoli. Quanto basta a far scattare l’accusa di favoreggiamento, per aver garantito - con il loro silenzio - un vantaggio agli spacciatori a ridosso di via Toledo.

Sono professionisti, imprenditori, hanno nomi che riconducono a studi ovattati, edifici monumentali: sono l’altra Napoli rispetto ai 54 soggetti finiti in manette due giorni fa, come presunti trafficanti di droga dei Quartieri spagnoli.

Esponenti della borghesia delle professioni sono sotto accusa per aver ostacolato le indagini, in alcuni casi negando anche l’evidenza.

Inchiesta condotta dai pm Celeste Carrano, Urbano Mozzillo e della procuratrice Rosa Volpe, spuntano contatti tra le due Napoli: quella che spaccia droga e organizza stese o omicidi a difesa del proprio perimetro commerciale; e quella di chi si è formato nelle migliori scuole e università italiane, che ha girato il mondo per lavoro, ma che ha bisogno di rifornirsi di cocaina nel corso di una vita apparentemente impeccabile. Scrivono gli inquirenti a carico dei clienti vip omertosi: «Rendeva false dichiarazioni, riferendo di non aver mai contattato dette utenze...»; oppure: «Sulla serie di contatti telefonici con le utenze intercettate si rifiutava di firmare il verbale di sommarie informazioni, aiutando ad eludere le indagini in corso...». 

Città da sempre porosa quella tra i vicoli di Montecalvario. Basta ripercorrere le indagini su quella che viene definita la “piazza della sposa”, una macchina da soldi che sarebbe stata organizzata da Carmine Furgiero, uno dei presunti narcos del sistema criminale organizzato dal triumvirato retto da Edoardo Saltalamacchia, Antonio Esposito e Vincenzo Masiello. Giorni di appostamenti, siamo in vico Canale a Taverna Penta, decine di persone ruotano attorno al sistema economico creato per la vendita di droga. Un fiume di cocaina da queste parti, via vai continuo, ma il caos è solo apparente, tutto si tiene con precisione svizzera. Tanto che gli inquirenti hanno gioco facile a fare i conti: ogni giorno la piazza della sposa produce un giro di affari che vanno dalle quattro alle settemila euro; in un anno siamo a un volume di affari di circa due milioni. Denaro contante che deve essere collocato in un circuito apparentemente pulito, che deve essere riciclato. 

Ed è in questo scenario che la Procura di Napoli sta conducendo indagini patrimoniali per ricostruire eventuali forme di intestazioni fittizie. Si punta ai prestanome. E si scava in particolare sulle tante attività sbocciate in questi anni, che hanno cambiato il volto di parte dei Quartieri spagnoli. Spritzerie, baretti, locali accesi nell’interminabile by night napoletano. È una parte della movida di Montecalvario che è finita sotto inchiesta, anche alla luce delle denunce firmate in questi anni da comitati nati a tutela della quiete pubblica (tra questi, il più attivo è quello guidato dall’avvocato Gennaro Esposito). 

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Ma su cosa batte l’inchiesta? Chiara la strategia della Procura: si punta a non criminalizzare le attività economiche nate all’ombra della movida notturna, ma a verificare eventuali strategie patrimoniali per occultare e riciclare il denaro sporco di cocaina. Un modo per abbracciare in un solo fascicolo la Napoli della camorra e quella della borghesia: quella dei pusher, degli imprenditori e dei clienti borghesi che, dal loro punto di vista, non esitano a tacere dinanzi ai pm. 

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