Napoli, scarcerati trenta narcos del rione Traiano: riaprono le «piazze», spesa gratis agli amici

Napoli, scarcerati trenta narcos del rione Traiano: riaprono le «piazze», spesa gratis agli amici
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 7 Maggio 2020, 00:00 - Ultimo agg. 11:04
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Oltre trenta narcos sono stati scarcerati o sono tornati in possesso della propria piena libertà di movimento. È accaduto in poche ore, subito dopo la sentenza di condanna firmata dalla corte di appello di Napoli, nei confronti di alcune famiglie - ma potremmo anche dire dinastie - storicamente dedite al traffico di sostanze stupefacenti. Oltre trenta soggetti condannati in appello che, forti di un livellamento delle pene, sono tornati liberi con un paio di anni anticipo. Revoca della custodia cautelare in carcere, dei domiciliari, degli obblighi di dimora all’esterno della metropoli napoletana: in una sola espressione, ritorno a casa con la possibilità di agire, di tornare attivi sul territorio. E non sono passati inosservati i segni di questo piccolo esodo di ormai ex detenuti, a giudicare dal movimento di affari nelle piazze storiche a ridosso di via Tertulliano o in altri punti strategici di rione Traiano, con il solito corollario di fuochi di artificio (per rimarcare in modo vistoso la presenza sul territorio), ma anche con omaggi alla gente del quartiere: spesa gratis agli amici; o semplicemente omaggi a chi è tenuto a girarsi a guardare altrove, di fronte al via vai di pusher, sentinelle e di clienti per le dosi quotidiane.

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Ma proviamo a mettere a fuoco il senso del dispositivo letto due giorni fa nell’aula bunker del carcere di Poggioreale: passa da sette anni e quattro mesi a cinque anni e quattro mesi Paolo Equabile, esponente di una famiglia finita al centro di una sorta di maxiprocesso, sempre per fatti di droga: per lui, i giudici hanno disposto la revoca della misura cautelare. Niente revoca, invece, per Arturo Equabile, che passa da una condanna a otto anni a sei anni e dieci; e per Domenico Equabile, che passa da una condanna a otto anni e quattro a una condanna a sette anni. Revoca delle misure di custodia cautelaere anche per un intero nucleo familiare. È il caso di Alfonso D’Anna, che passa da una condanna a sette anni a cinque anni e sei mesi; per Assunta D’Anna, che passa da sei anni e otto mesi a quattro anni e otto mesi; per Vincenzo D’Anna, che passa da otto anni a sei anni. Inchiesta condotta dai pm Michele Del Prete (oggi alla Procura nazionale antimafia) e dal pm Francesco De Falco, che ha colpito in questi anni i traffici di droga condotti all’interno di rione Traiano. Una vicenda investigativa che fece i conti con la morte di Davide Bifolco, un minorenne ucciso nel corso di un inseguimento nell’estate di alcuni anni fa da parte di un militare dei carabinieri. 
 


Stando alla ricostruzione emersa dal processo, le forze dell’ordine stavano dando la caccia proprio ad Arturo Equabile, che era sfuggito a un precedente blitz, quando si imbatterono in uno scooter in sella al quale c’erano tre persone. Tra questi, il malcapitato Davide Bifolco, che venne raggiunto da un colpo di pistola esploso per errore nel corso dell’inseguimento dei carabinieri. Una realtà complessa, quella di rione Traiano, che torna a far registrare un certo dinamismo, soprattutto per quanto riguarda i traffici di sostanze stupefacenti. Un settore dell’economia criminale che non si è mai arrestato del tutto, neppure nei giorni di lockdown, grazie a una rete di spacciatori capaci di raggiungere i clienti e fornitori in sella agli scooter. Un mese fa, la scarcerazione di uno degli esponenti della famiglia Perrella, che venne salutata da fuochi d’artificio e abbracci (in pieno regime di quarantena), in questi giorni le scarcerazioni firmate nell’aula Ticino uno dalla corte di appello di Napoli. E sono diversi i casi raccontati in questi giorni di soggetti scarcerati in relazione all’emergenza coronavirus, sulla scorta di segnalazioni di problemi di salute. È il caso di Vincenzo Lucio, condannato all’ergastolo come killer scelto del clan Gionta di Torre Annunziata: difeso dal penalista Giovanni Abet, Lucio era stato condannato in appello al fine pena mai appena un mese fa, salvo fare ritorno a casa, ai domiciliari, sulla scorta di una istanza legata al rischio contagio nel carcere di Secondigliano. 
 

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