Droga, 9 arresti a Scampia: in manette 5 fratelli. Minacce e angherie agli inquilini dei palazzi

Droga, 9 arresti a Scampia: in manette 5 fratelli. Minacce e angherie agli inquilini dei palazzi
di Giuseppe Crimaldi
Martedì 15 Marzo 2016, 08:06 - Ultimo agg. 14:33
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NAPOLI - Il più giovane ha appena 17 anni, quello più anziano (si fa per dire) 25. Dopo Forcella, ecco la paranza dei baby camorristi di Scampia. Ragazzini ma già in grado di gestire una piazza di spaccio di droga e di atteggiarsi a boss. Nove arresti sono stati eseguiti la notte scorsa a Napoli dalla Polizia di Stato nel quartiere della periferia nord di Napoli. I provvedimenti sono stati emessi dal gip presso il Tribunale ordinario di Napoli e da quello presso il Tribunale per i minori, su richiesta delle rispettive Procure. Tutti accusati di aver gestito il traffico degli stupefacenti per conto degli scissionisti che fanno capo ai clan Abete-Abbinante.
 




Facce d'angelo ma atteggiamenti e pose a consumati capiclan. basta scorrere la fotogallery per rendersene conto. Uno di loro, mentre veniva portato in carcere all'uscita dal commissariato di Scampia, è riuscito anche a urlare: "State tranquilli, oggi siamo più forti di ieri", prima di baciare la sua fidanzatina.
Un'indagine, quella che ha portato all'emissione dei provvedimenti cautelari, basata anche su nuove tecnologie in dotazione agli investigatori: grazie a microspie e telecamere piazzate sui balconi dell'Oasi de buon pastore - uno dei rioni da sempre teatro della vendita di cocaina, crack, amnesia e ed eroina - si è riusciti a documentare le fasi del supermercato della droga a cielo aperto. Un rione sotto scacco della paranza dei baby camorristi, con buona pace delle tante famiglie di persone perbene costrette a subire angherie e ricatti dei delinquenti. 

A gestire i traffici era la famiglia Pandolfi. Gli elementi di prova a carico del gruppo familiare, contiguo al clan camorristico degli scissionisti delle famiglie Abbinante e Abete, sono stati acquisiti con due diverse modalità: la prima con l’ausilio di una telecamera esterna azionata a mano dagli agenti e da diverse angolazioni; la seconda mediante l’installazione all’interno dell’abitazione di una delle donne arrestate - Imma Liguori - di una microspia, che ha consentito di delineare il ruolo della donna, la quale, oltre a custodire la sostanza stupefacente, presso la sua abitazione ospitava i soggetti coinvolti nell’attività di spaccio,  che qui procedevano al conteggio delle dosi e del danaro introitato. Inoltre, si è proceduto al fermo e controllo di diversi acquirenti, alcuni dei quali hanno anche rilasciato dichiarazioni sulle modalità di vendita dello stupefacente e sui ruoli nell’attività di spaccio degli indagati. Gli indagati avevano messo in atto un meccanismo criminale quasi perfetto che ha consentito loro di operare indisturbati per lungo tempo, smerciando stupefacenti di vario tipo, il tutto nelle vicinanze o all’interno delle loro abitazioni, presenti tutte nello stesso stabile. 

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