Napoli, duplice omicidio tra la folla: torna la guerra tra clan nel Borgo di Sant'Antonio

Napoli, duplice omicidio tra la folla: torna la guerra tra clan nel Borgo di Sant'Antonio
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 7 Settembre 2017, 11:02 - Ultimo agg. 8 Settembre, 12:09
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Anni fa - per chiudere una guerra nata per la gestione di questa zona - quelli dei Mazzarella mandarono delle scarpe griffate a quelli dei Contini. Un modo curioso ma efficace di siglare una tregua che avrebbe retto per anni, al termine di una guerra che - alla fine degli anni Novanta - consumò decine di vite, imponendo la camorra napoletana al centro del dibattito politico nazionale almeno per qualche mese. 

Oggi ci vorrà qualcosa in più di scarpe griffate, a giudicare da quanto avvenuto in vico Pergola all'Avvocata, alla luce del duplice omicidio di Eduardo Amoroso e Salvatore Dragonetti. Un doppio agguato, che fa seguito al ferimento di un cittadino tunisino appena tre giorni fa: lampi di guerra per il controllo della «terra di mezzo» chiamata Borgo di Sant'Antonio.
 

 

È questo lo scenario su cui insistono in queste ore gli inquirenti: libero dallo scorso giugno, Amoroso era diventato un problema, molto probabilmente per i diretti concorrenti alla gestione degli affari illegali in una delle zone a più alta densità commerciale di Napoli. Parliamo del «buvero», una striscia di vicoli a ridosso di corso Garibaldi, in una posizione oggettivamente complessa, esattamente a metà tra Forcella e il rione Amicizia, vale a dire la zona controllata dai Contini. Da un lato la casbah, il rione che fu dei Giuliano e dei Mazzarella, prima di diventare terreno di scontro tra le paranze dei bimbi, le famiglie dei Buonerba e il gruppo capeggiato dai Sibillo (assieme agli Amirante e ai Brunetti); dall'altro un potere riconducibile a un clan verticistico, anche se con i capi da tempo detenuti (in cella, oltre a Eduardo Contini e Patrizio Bosti, anche il figlio di quest'ultimo Ettore Bosti), quindi in evidenti difficoltà economiche dopo aver subìto condanne e sequestri.

Cosa accade nel cuore della città? Indagine coordinata dai pm Francesco De Falco e Henry John Woodcock (che indagano sulle paranze di Forcella), c'è una prima ipotesi battuta a caldo: gli omicidi di Amoroso e Dragonetti potrebbero essere un attacco sferrato dai Contini, di fronte alla possibile rottura degli equilibri commerciali stabiliti per la gestione del flusso di denaro delle bancarelle del «borgo» di Sant'Antonio. Dopo la recente scarcerazione, Amoroso potrebbe aver fatto spalle larghe, colpendo direttamente gli interessi di quelli del rione Amicizia, provocando la reazione armata di ieri pomeriggio. Non si esclude anche la pista interna, sempre e soltanto per ragioni economiche: non avrebbe fatto girare i soldi della cassa comune (i proventi delle estorsioni), alimentando malessere in seno ai Sibillo, con l'inevitabile colpo di coda. Due ipotesi che partono dallo stesso presupposto (anche se al momento non suffragato da riscontri concreti), quello di un corto circuito economico provocato da Amoroso e Drogonetti, sempre e comunque per ridefinire le regole nelle estorsioni a ridosso di corso Garibaldi.
 

Due omicidi, che cadono a distanza di due giorni rispetto al ferimento di un cittadino extracomunitario, un 35enne di origini tunisine raggiunto da colpi di arma da fuoco nei pressi di Porta Capuana. Un altro tassello in uno scenario criminale che fa i conti con il calendario. Sei settembre, due omicidi, dopo una spedizione punitiva contro l'immigrato. Copione rispettato in pieno: un canovaccio che impone al rientro dalle vacanze estive - di serrare le fila e di imporre il pizzo a negozi e bancarelle. È in questo scenario che si cerca di ricostruire le mosse di Amoroso e Dragonetti, ma anche del loro presunto seguito criminale.

Ma torniamo alla guerra per il controllo del borgo di Sant'Antonio. «Bussate di porta» - per usare un'espressione che indica la richiesta di tangente - sono state segnalate in queste settimane, in vista delle attività commerciali che torneranno ad occupare le stradine a ridosso di corso Garibaldi.
Un nuovo capitolo giudiziario si riapre a distanza di pochi mesi dalle condanne a carico del clan Sibillo (la cosiddetta paranza dei bimbi), ma anche del clan Buonerba, la famiglia di via Oronzio Costa che ha tenuto testa proprio all'avanzata dei Sibillo. Condannati per l'omicidio Salvatore D'Alpino, i vertici del clan Buonerba sono stati messi alle corde, lasciando aperta la corsa alla leadership nella «terra di mezzo» del Borgo di Sant'Antonio: una corsa che ha fatto le sue prime due vittime, reduci dallo sprint della scorsa primavera, appena pochi giorni dopo la scarcerazione dell'ultimo erede dei Giuliano e dei Mazzarella. 

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