Napoli-Eintracht Francoforte, scontri tifosi: «Noi commercianti barricati nei negozi»

Giornata drammatica nel centro antico: «Erano scatenati, hanno spaccato tutto»

Commerciante mostra i danni della follia ultrà
Commerciante mostra i danni della follia ultrà
di Gennaro Di Biase
Mercoledì 15 Marzo 2023, 23:45 - Ultimo agg. 17 Marzo, 07:21
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Pasqualina ha la mano che sanguina. È la storica barista del Trinity, di cognome fa Scarpita, ed è in lacrime. Lo choc e il pianto sono tutti per il suo bar, devastato: «Hanno distrutto tutto, guardate qua», sospira, ferita non solo dai vetri che sono volati via durante gli scontri di piazza del Gesù, ma anche dalla cattiva gestione di una guerriglia annunciata che le istituzioni sportive, comunali e internazionali non hanno evitato.

È proprio qui che nasce il seme della rabbia dei commercianti del centro storico. Costretti per una giornata intera a «barricarsi nei negozi», a «perdere migliaia di euro di incassi» e a vedere «distrutti i propri locali». Danni per svariate migliaia di euro, che diventano centinaia se si considera l’indotto in fumo. Ieri hanno perso tutti, con la serrata forzata delle saracinesche di una città viva, diventata improvvisamente deserta, teatro di un coprifuoco e di una guerra tra hooligans tedesco-bergamaschi e ultras napoletani. Da piazza Bellini fino a Calata Trinità Maggiore, passando da San Sebastiano fino a piazza del Gesù: la festa si è trasformata in Far West. Come Pasqualina, Napoli è rimasta ferita, ostaggio dei fantasmi peggiori dello sport e dell’impotenza della civiltà che si inginocchia di fronte alle tentazioni della violenza. 

Come a sottolineare il contrasto tra la stagione – viva e di rinascita – che sta attraversando la zona dei Decumani e la follia della violenza, per un’amara ironia della sorte l’epicentro degli scontri è stata piazza del Gesù, la cui facciata è stata riconsegnata, restaurata, dopo anni di ponteggi. La zona, però, nel pomeriggio si è trasformata in un campo di battaglia. Giuseppe Giunta è il titolare della pizzeria Annaré, e indica i tavoli e le sedie disintegrati del suo ristorante in Calata Trinità Maggiore: «Tra le 16,30 e le 17 c’è stato l’inferno. La situazione è stata gestita in malo modo. Hanno fatto arrivare i tifosi del Francoforte in piazza del Gesù ed è successo quello che non doveva succedere: hanno devastato tutto, comprese le nostre attività. Tavolini, sedie, piatti, bicchieri, vetri, piante, arredi urbani: tutto spaccato. Ci hanno perfino girato le telecamere di sicurezza. Ogni tavolo costa oltre 80 euro». «Mi hanno incendiato il motorino – aggiunge Alberto Garofalo, avvocato – il mio scooter era parcheggiato proprio dove è andata in fiamme l’auto della polizia.

Lo abbiamo scoperto dai video sui social».

 

Era tutto pronto per l’appuntamento del Maradona tra Eintracht e Napoli. Decine di ristoranti dei Decumani si erano organizzati per trasmettere il match (in esclusiva su Amazon Prime, il che aveva fatto impennare le prenotazioni). Tra loro, c’era il bar Re Lazzarella, pronto ad accogliere decine di clienti. Invece niente. Il titolare, Giuseppe Coppola, ieri sera stava abbassando la saracinesca con uno sguardo offeso dalla violenza ancora impressa nelle pupille. «Per fortuna siamo riusciti a mettere in salvo in tempo sedie e tavoli, prima dell’inizio della guerriglia – racconta –. Ma stasera avevamo tutto il locale prenotato e non apriremo: abbiamo paura che tornino i tifosi. Almeno mille euro di incassi sono andati in fumo». La delusione e la rabbia si confondono negli occhi di tutti i commercianti. «Dovevo andare allo stadio con mio figlio piccolo – commenta uno di loro, che preferisce non dare nome e cognome –. Ma sono schifato. Non ci andrò, anche se ho i biglietti». 

 

A pochi minuti dal fischio d’inizio, in Calata Trinità Maggiore la puzza di bruciato delle lamiere arrivava ancora dritta alle narici. Come la paura, intatta, di residenti e passanti. «C’è stato un vero e proprio attacco tra ultras napoletani e tedeschi – racconta Gigi Celentano di Red Wine –. Era da tutta la giornata che urlavano contro Napoli. Una volta iniziati gli scontri si sono lanciati di tutto, sassi o bottiglie. La molotov che ha incendiato l’auto della polizia credo sia arrivata proprio dal retro del mio locale, dal lato di Monteoliveto. Io mi sono barricato dentro e sono anche riuscito ad accogliere qualche passante, spaventatissimo». «Mi sono barricato in pizzeria – Andrea Pascale, della pizzeria Giuliano – Ma i lacrimogeni sono arrivati nel locale. Piangevo. Mi spiace soprattutto per i turisti. Abbiamo perso almeno il 50% degli incassi oggi. Era da tutta la mattina che gli hooligans giravano da queste parti. Nel pomeriggio, poi, i napoletani sono arrivati da Monteoliveto e Sant’Anna dei Lombardi mentre i tedeschi erano in mezzo alla piazza. La polizia era nel mezzo. Poi c’è stata la carica e l’incendio della macchina».

 

A Napoli, tutto accade e si succede negli stessi spazi; la festa e la violenza, l’arte e il degrado, la follia e la bellezza. Tutto legato assieme. E così, mentre i turisti si sono rintanati nei b&b e negli alberghi, le saracinesche delle librerie di Port’Alba e dei bar di piazza Bellini si sono abbassate all’unisono. I pochi passanti rimasti in strada non parlavano d’altro. C’è chi giura di aver visto «pistole» tra gli hooligans, e non solo spranghe e bottiglie.

In ogni caso, della guerriglia di ieri si fa strada un’amara certezza: hanno perso tutti, dicevamo, già prima del fischio d’inizio. Ha perso Napoli, i turisti, i commercianti, le istituzioni. E hanno perso gli stessi protagonisti delle violenze di piazza del Gesù, che è molto difficile chiamare col nome di tifosi. 

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«Abbiamo chiuso il bar subito – sottolinea Giulio Pianese del Caffè dell’Epoca –. Questa devastazione andava evitata: erano molti giorni che si conoscevano questi rischi. Tutto questo ci è costato circa due o tremila euro di incassi, ma è soprattutto la brutta figura che ha fatto la città di fronte a questa situazione». «Abbiamo chiuso il negozio – conclude Salvatore Ottaviano, che ha una boutique su San Sebastiano – gli ultras del Napoli sono passati da qui intorno alle 16.30». Ed erano in assetto da guerra. In una città ideale, le trasferte dei tifosi non andrebbero vietate. Ma ieri Napoli non lo era, purtroppo. Per niente.

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