Ultras napoletani al fianco degli esercenti di piazza del Gesù dopo gli scontri del 15 marzo durante i quali molti locali hanno riportato ingenti danni. Gli incidenti tra tifosi dell'Eintracht Francoforte e forze dell'ordine hanno fatto il giro del mondo, ma a pagarne le spese sono stati i bar e i ristoranti della piazza.
«Napoli chiama Napoli» il titolo dell'iniziativa solidale che ha chiamato a raccolta tifosi azzurri, ma non solo. Nell'invito a comprare una bibita nei bar danneggiati gli ultras spiegano: «Ci troviamo ancora una volta soli a difendere e aiutare concretamente la nostra città. Nessuno si è impegnato nel supportare i commercianti di piazza del Gesù, danneggiati dalla loro inefficienza», riferendosi alle istituzioni cittadine. «Ci pensiamo ancora una volta noi ultras, perché quando diciamo “Napoli siamo noi” non è slogan vuoto».
Dalle 20 di ieri, alla spicciolata, si sono ritrovati gruppetti di tifosi: ognuno ha comprato la birra e dopo una chiacchierata è andato via. Tutto sotto controllo, niente tensioni. I commercianti della zona hanno ancora vivo il ricordo di dieci giorni fa. Un esercente di piazza del Gesù che preferisce non comparire - esprime il suo parere tranchant: «I soli che hanno pensato di fare un gesto nei nostri confronti, in questo momento complicato, sono stati gli ultras. Aspettiamo ancora che le istituzioni si facciano vive. Come sempre ha perso lo Stato: ha perso quel giorno in piazza e sta perdendo di nuovo, anche oggi (ieri per chi legge, ndr). I tavoli e le sedie le abbiamo dovute ricomprare noi».
Matteo Celentano, del Red wine di Calata Trinità Maggiore, incalza: «I danni creati non sono stati risarciti, anche se i nostri sono stati più lievi. Verso mezzogiorno ho deciso di togliere tutti i tavoli esterni. All'indomani degli incidenti ho dovuto risistemare alcune botti che avevo fuori, che si sono annerite a causa dell'incendio dell'auto e dal lancio di fumogeni. Oltre a diverse bottiglie rotte incidentalmente da clienti che hanno trovato riparo nel locale, bambini, anziani, donne. Ma lo rifarei Continuo a chiedermi perché li abbiano fatti arrivare qui, dove ci sono scuole, bar e negozi».
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