«Abbiamo aspettato due ore l’ambulanza, ci sentiamo abbandonati». Questo è il tempo che Giulia Improta, ha atteso accanto alla suocera 60enne distesa sul marciapiede dopo una caduta. La donna inciampata all’altezza del civico 237 su corso Umberto, intorno alle 17.00, non è riuscita più ad alzarsi lamentando forti dolori. Nonostante la richiesta di soccorso al 118, sono trascorse quasi due ore prima che i familiari, in preda alla preoccupazione, hanno deciso di alzarla a forza e trasportarla autonomamente in ospedale.
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«Una volante della polizia di Stato ci ha visto in difficoltà e hanno cercato di darci supporto, sollecitando anche loro i soccorsi ma non è arrivato nessuno» racconta la 35enne napoletana che insieme ad altri familiari giunti sul posto, ha trasportato via l’anziana.
Una situazione simile si è verificata quasi contemporaneamente nei pressi di piazza Nicola Amore, per un investimento stradale dove, seppure in assenza di feriti gravi, l’ambulanza è stata attesa per circa un’ora dalla chiamata ai soccorsi.
Nonostante gli sforzi dei soccorritori e di tutto il personale del 118, «i mezzi e le risorse umane non bastano più» come fa notare Giuseppe Galano, direttore della centrale operativa del 118 di Napoli. «Le 18 ambulanze, di cui 13 medicalizzate, operative di giorno a Napoli con una riduzione di mezzi per le fasce notturne, non sono più sufficienti a rispondere al fabbisogno delle richieste di aiuto - spiega Galano - la maggior parte degli interventi, per una percentuale di circa il 70% sul totale sono per casi Covid ma la situazione è più complicata rispetto all’esplosione iniziale della pandemia».
«Ora i soccorsi sono rivolti spesso a pazienti positivi al virus con patologie pregresse che si aggravano e necessitano quindi di assistenza più specifica» continua il direttore del 118 che evidenzia anche i tempi più dilatati di ciascun intervento. «Per ogni soccorso Covid il personale deve vestirsi e svestirsi oltre a operare la sanificazione che va fatta anche sul mezzo di emergenza, a questo si aggiungono le attese fuori ai presidi ospedalieri per ricoverare i pazienti nei reparti Covid» conclude Galano che di fronte all’impennata dei casi di contagio chiede «aiutie risorse per il 118» che in questa rappresenta ancora di più un filtro tra il territorio e le strutture ospedaliere.