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Tra gennaio, febbraio e gli inizi di marzo gli operatori della polizia municipale - come si legge nelle diverse disposizioni dirigenziali - hanno svolto una serie di sopralluoghi utili a verificare le segnalazioni di alcuni residenti e le denunce pubbliche sulle occupazioni illecite e sulle condizioni di assoluto degrado delle palazzine del rione di Napoli Est. Sono oltre una ventina le famiglie diffidate dal Comune a lasciare gli alloggi di edilizia residenziale pubblica di via Angelo Camillo De Meis: la maggior parte di questi rientrano negli isolati 11 e 12. É stato accertato che molti degli occupanti hanno residenza nello stesso quartiere, altri nel quartiere di San Giovanni a Teduccio e altri ancora al di fuori della città di Napoli. Non solo una diffida a lasciare l'alloggio libero da persone e cose ma anche una messa in mora al «pagamento di tutte le somme a qualsiasi titolo dovute consequenziali all'occupazione».
Notificate le diffide le famiglie hanno un mese per lasciare i locali. Il passo successivo è lo sgombero coatto. In queste settimane di pandemia per molti occupanti sarà difficile, se non impossibile, trovare una sistemazione diversa da quella che hanno realizzato finora. Solo pochi nuclei familiari avrebbero effettivamente lasciato le fatiscenti case: si tratta delle abitazioni i cui accessi erano stati murati negli anni scorsi quando furono consegnati i nuovi alloggi nel complesso costruito di fronte a queste strutture.
Una emergenza nell'emergenza. Le palazzine del “vecchio rione De Gasperi” non conoscono manutenzione da anni. Realizzate dopo la Seconda Guerra Mondiale con i finanziamenti del piano Marshall, oggi si presentano in uno stato di degrado avanzato con l'evidente pericolo per i residenti. Infiltrazioni d'acqua dai solai, cedimenti di intonaco e cornicioni, ferri di armatura scoperti e arrugginiti. Condizioni di vivibilità incredibili di fronte a palazzine che dovrebbero essere abbattute per fare spazio a un parco pubblico e ad altre residenze. Un piano di recupero urbano bloccato da tempo che potrebbe riconsegnare dignità a un luogo da anni alle cronache per vicende legate alla criminalità organizzata e alla delinquenza comune ma che rappresenta per tante famiglie bisognose e in gravi condizioni di disagio socio-economico l'unico vero posto in cui stare.

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