Degrado a Napoli Est, interrogazione sull'ex Corradini di San Giovanni a Teduccio

Degrado a Napoli Est, interrogazione sull'ex Corradini di San Giovanni a Teduccio
di Alessandro Bottone
Domenica 13 Settembre 2020, 16:56 - Ultimo agg. 18:24
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Lo stato di abbandono della Corradini arriva in Parlamento con una interrogazione presentata dalla senatrice Margherita Corrado del M5S. All'attenzione del ministro per i beni e le attività culturali Dario Franceschini è posto il destino dello storico complesso industriale di San Giovanni a Teduccio, nella periferia orientale di Napoli, oggi completamente devastato e in rovina, a rischio crollo e mai valorizzato dal Comune di Napoli che ne è proprietario dal 1999.

L'ex stabilimento Corradini «d'impianto ottocentesco [...] versa oggi in stato di avanzata ruderizzazione, inserito in un contesto di generale degrado ambientale e sociale» denuncia la Corrado che specifica che sull'intero complesso grava il vincolo di bene culturale che ne riconosce il valore storico-architettonico e ne dispone la conservazione ma che «ciò nonostante il master plan del porto di Napoli, elaborato dall'Autorità di sistema portuale, [...] sancisce la demolizione dell'intero complesso immobiliare».
 

 

Nell'interrogazione al governo la senatrice e archeologa riprende le note con le quali la soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio di Napoli ha richiamato il Comune di Napoli in capo al quale, in quanto proprietario, restano tutti gli obblighi di sicurezza e conservazione. Dopo la nota di un attivista di Napoli Est con la quale si sollecitava il recupero dell'affascinante testimonianza della storia industriale del territorio orientale di Napoli, infatti, la locale soprintendenza aveva scritto al Comune invitandolo a «intervenire con la massima sollecitudine».

La Corrado insiste su un aspetto decisivo per il destino della ex Corradini di San Giovanni a Teduccio. Si tratta, in particolare, degli oneri a carico di Palazzo San Giacomo: l'amministrazione comunale non può limitarsi alla sola messa in sicurezza dei capannoni ma deve procedere alla totale riqualificazione del bene pubblico. «Finisce così per essere implicitamente avallato [...] lo “sconto” che indebitamente il Comune si è concesso assumendo l'impegno viepiù generico di intervenire per la messa in sicurezza della ex Corradini, non per la sua conservazione e valorizzazione, presupposti per consentirne il recupero e la fruizione pubblica» evidenzia la portavoce M5S al Senato.

Dunque, la Corrado chiede al ministro di «verificare i motivi della mancata contestazione, da parte della direzione generale archeologia belle arti e paesaggio, della risposta ricevuta dalla proprietà di un bene vincolato, peraltro inadempiente da vent'anni, sia sul tema della messa in sicurezza - poiché il Comune di Napoli non ha offerto alcuna certezza in ordine a modi e tempi dell'intervento prescritto - sia in merito al secondo e parimenti imprescindibile campo di responsabilità». Altresì chiede eventualmente di aprire un tavolo di lavoro per affiancare l'ente nella progettazione degli interventi di messa in sicurezza e di restauro «o piuttosto ritenga di assistere inerte alla definitiva rovina di quella preziosa testimonianza della storia industriale di Napoli» tuona la senatrice.

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L’area della ex-Corradini comprende sia gli edifici facenti parte del complesso immobiliare della società Corradini, sciolta nel 1949, sia lo stabilimento dell'industria meridionale pellami fratelli De Simone annesso alla fabbrica nel 1960. Un patrimonio enorme da convertire in un «distretto di produzione artistico e culturale» con spazi per attività ricettive, tempo libero e servizi. È quanto previsto dal progetto del Comune di Napoli con cui si immaginano anche due strutture di attraversamento della linea ferroviaria che separa le fabbriche dismesse dal corso San Giovanni, così da “recuperare” il rapporto tra il quartiere e il mare interrotto con la realizzazione della ferrovia. In passato gran parte del complesso è stata affidata in concessione alla società «Porto fiorito» per la realizzazione di un porto turistico di cui ancora oggi non c'è traccia. Un sogno ormai svanito per molti di fronte a una costa negata per i numerosi scarichi che da anni determinano l’interdizione dello specchio di mare alla balneazione.
 
Negli anni scorsi il complesso della Corradini è stato oggetto di lavori di bonifica da materiali contenenti amianto - in particolare nelle coperture dei diversi capannoni - per oltre un milione di euro e più di recente il Comune di Napoli è intervenuto con lavori in somma urgenza dopo il parziale crollo della muratura sulla pubblica via per il quale è stata necessaria una messa in sicurezza.

L'intero complesso della ex Corradini - oltre 50mila metri quadrati, testimonianza di una storia industriale risalente all'epoca della realizzazione della prima linea ferroviaria italiana, la Napoli-Portici - è oggi ridotto a capannoni fatiscenti.
A ben vedere il futuro di questi spazi ha a che fare con il destino dell'intero tratto costiero della periferia orientale di Napoli.

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