Napoli, l'estate ai tempi del Covid: niente turisti e Pil a picco, bruciati 1,5 miliardi

Napoli, l'estate ai tempi del Covid: niente turisti e Pil a picco, bruciati 1,5 miliardi
di Valerio Iuliano
Mercoledì 12 Agosto 2020, 10:09 - Ultimo agg. 11:42
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I buoni risultati di Ferragosto non serviranno ad evitare la disfatta del comparto turistico nel 2020. In questa settimana le strutture ricettive delle principali località turistiche registrano affluenze piuttosto simili a quelle degli anni scorsi o, comunque, molto più elevate rispetto a un mese fa. Ma l'estate del post-lockdown sembra destinata a lasciare il segno. A Napoli gli arrivi degli stranieri, secondo l'Enit, sono diminuiti del 61,5%. Un dato che è in linea con altre città d'arte - dal -63% di Venezia al -60% di Roma - ma che, comunque, determinerà enormi contraccolpi.

LO SCENARIO
Per Napoli e per il resto della Campania fanno riflettere i dati ricavati dal Mattino da un dossier di Srm - il Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo - «sulla filiera turistica e sui nuovi scenari economici di fronte alla sfida del Covid-19». «Per il 2020 in Campania - si legge nello studio di Srm - si stima un calo di presenze turistiche di 7,3 milioni con una riduzione della domanda del 33,4%». Per il terzo trimestre dell'anno, quello compreso tra luglio e settembre, il calo di presenze si aggira intorno al 22%, quindi più contenuto rispetto al resto dell'anno. Tradotto in termini numerici, la diminuzione corrisponde, comunque, ad oltre 2 milioni di viaggiatori in meno, nel confronto con lo scorso anno.

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«Per tutto il 2020 ne consegue un impatto negativo sulla spesa turistica - prosegue Srm - di circa 2,5 miliardi di euro. Tale decremento metterebbe a rischio 2,8 miliardi di euro, ovvero il 36% del fatturato del settore».
Una larga parte del fatturato a rischio riguarda gli alberghi e i ristoranti, per i quali la stima relativa al probabile calo di fatturato supera di poco i 2 miliardi di euro. L'indagine di Srm arriva poi a calcolare il potenziale impatto della crisi del settore sul Pil territoriale. «In termini di ricchezza economica il ridimensionamento della domanda turistica si stima possa mettere a rischio circa 800 milioni di euro di valore aggiunto, ovvero lo 0,8% del Pil territoriale, contro lo 0,6% dell'intero Mezzogiorno».

IL DRAMMA DI NAPOLI
I numeri contenuti nel dossier sono riferiti a tutta la regione, ma se si restringe il campo a Napoli e provincia - un territorio che comprende le isole del golfo, Pompei, Ercolano e la penisola sorrentina - la sostanza non cambia. Il danno per il territorio ammonta a circa 1,5 miliardi di euro. Il potenziale calo delle presenze su tutto il 2020 risulta, in termini percentuali, sostanzialmente identico, così come le stime delle conseguenze della crisi sul Pil del territorio. «Quello che va considerato - sottolinea l'economista e ricercatore del Cnr Antonio Coviello - non è solo l'impatto diretto della spesa dei turisti sull'economia, ma anche quello indotto, che misura il Pil e l'occupazione attivati dalla spesa delle persone impegnate nel settore. Ad esempio l'impatto generato dagli stipendi del personale di un hotel, delle hostess, dei consulenti e così via». Il settore delle vacanze ha un'influenza, in termini economici, molto differente tra una zona e l'altra.

«Ci sono località, come quelle della penisola sorrentina e come le isole - spiega Sergio Fedele, presidente dell'Atex, l'associazione del turismo extra-alberghiero - in cui la filiera non corrisponde al 13% del Pil, come sull'intero territorio nazionale, ma ad una percentuale molto più alta, che si potrebbe stimare addirittura all'80%. Si tratta di zone in cui il turismo è un'attività prevalente, quasi esclusiva. E per questo fa rabbia il fatto che il governo, nel decreto agosto, non abbia inserito misure strutturali per queste località. La crisi scoppierà a settembre e ottobre, che erano proprio i mesi degli arrivi internazionali».

Per Napoli e per tutta la Campania valgono naturalmente allo stesso modo le considerazioni sulla quasi totale scomparsa dei turisti stranieri, che corrispondevano, prima della pandemia, al 48% delle presenze. «In città - spiega Marco Scherillo, vicepresidente del gruppo Giovani di Confindustria e titolare dell'affittacamere Cellamare Suite &Spa - sta venendo fuori un turismo day by day. Non c'è una programmazione.

I turisti italiani decidono la destinazione giorno per giorno. Mancano moltissimo le prenotazioni degli stranieri. Se si passeggia in pieno centro si ha la netta percezione della loro assenza. E questo sta influendo anche sulle tariffe che abbiamo dovuto abbassare per essere competitivi. Fino a questo momento, abbiamo avuto un 40% di occupazione camere. Da ieri - conclude Scherillo - sono aumentate le prenotazioni».

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