Napoli, la crisi economica delle cosche dell'area nord: estorsioni imposte anche agli usurai

Napoli, la crisi economica delle cosche dell'area nord: estorsioni imposte anche agli usurai
Mercoledì 22 Settembre 2021, 12:51
2 Minuti di Lettura

I clan della periferia nord di Napoli sono in piena crisi economica. E’ quanto emerge dalla lettura delle prime dichiarazioni di Emanuele Pancia, il neo collaboratore di giustizia uscito dalle file dalla cosca Stabile di Chiaiano. Nei suoi primi verbali, infatti, il pentito ricostruisce un episodio di cronaca avvenuto qualche mese fa e che vide coinvolti gli esponenti di diversi sodalizi criminali, attivi tra Scampia, Miano e Chiaiano.

Si tratta del rapimento di Stefano Pettirosso, un operaio trentenne, la cui unica colpa, secondo Pancia, sarebbe stata quella di essere figlio di un noto usuraio. Nella sua ricostruzione, il collaboratore, spiega che il rapimento fu la conseguenza di alcuni incontri tra i ras degli Amato-Pagano, degli Stabile e dei Cifrone nel corso dei quali fu deciso che anche chi ‘prestava i soldi con gli interessi’ dovesse essere sottoposto a pizzo. Il motivo di questa decisione sarebbe stato legato alle difficoltà economiche in cui, in quel momento, si trovavano quasi tutti i sodalizi della zona. «Devo precisare che durante la riunione presso la masseria… si decise che bisognava anche fermare tutti quelli che prestavano i soldi ad interesse al fine di farci dare una provvigione».

Tutti avrebbero dovuto pagare al ‘sistema’ e, per questo motivo, fu organizzata una spedizione dimostrativa cui parteciparono affiliati a diversi sodalizi. Lo scopo, ha spiegato Pancia, era quello di dare una prova della forza militare del nuovo cartello malavitoso. Quello, però, che il neo collaboratore non immaginava, almeno in base a quanto da lui riferito, è che dal mostrare semplicemente i muscoli, il corteo si sarebbe reso responsabile del rapimento di Pettirosso.

La vittima fu prelevata dinanzi a un negozio di articoli sportivi e, prima condotta in un parco comunale di Chiaiano, poi, in uno scantinato di Scampia. Solo dopo che il padre pagò un riscatto di 36.000 euro, a fronte dei 50.000 inizialmente richiesti, fu rilasciata. Su questo punto, Pancia, ha riferito che altri particolari che confermano la mancanza di liquidità dei boss. In base alle sue dichiarazioni, infatti, si sarebbero ‘accontentati’ della somma offerta dai parenti del rapito perché con l’acqua alla gola. Gli Amato-Pagano, che secondo Pancia, avrebbero organizzato il rapimento, infatti, in quel periodo non navigavano in buone acque. “Con noi hanno fatto figure pessime”, ha raccontato il pentito, riferendo anche dei sospetti degli Stabile riguardo al reale importo del riscatto pagato per liberare Pettirosso. Sospetti su una possibile ‘cresta’ fatta dagli Amato-Pagano che avrebbero riferito una somma inferiore per non spartire in parti uguali con gli alleati.

© RIPRODUZIONE RISERVATA