«Napoli, servono eventi e luoghi per potenziare la ricerca»

«Napoli, servono eventi e luoghi per potenziare la ricerca»
di Mariagiovanna Capone
Lunedì 8 Marzo 2021, 09:47
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Lo sguardo di Mattia Barbarossa è rivolto verso il cielo, anzi allo spazio. Il ventenne napoletano, oltre a studiare Ingegneria Aerospaziale all'Università Federico II, da due anni è Ceo della Sidereus Space Dynamics, una startup con cui sta sviluppando tecnologie innovative nel settore della space economy. L'obiettivo è realizzare entro quest'anno un Transorbital Expedition Vehicle, un piccolo trasportatore di microsatelliti a lungo raggio, capace di spedire 25 chili verso la Luna, partendo dalla bassa orbita terrestre. Un lavoro impegnativo e in forte ascesa, nato dalla sua passione per lo spazio e l'esplorazione che ha nutrito fin da bambino, facendolo così diventare il più giovane imprenditore del settore aerospaziale del mondo. Premi e riconoscimenti li accumula fin da quando è solo un tredicenne e non a caso è finito nella prestigiosa lista dei 100 giovani italiani under 30 più promettenti del 2020 stilata dalla rivista Forbes, naturalmente primo nella sezione Scienze.

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Barbarossa, quali consigli darebbe al prossimo sindaco di Napoli?
«Paradossalmente, pur avendo due punti di vista diversi, quello di imprenditore e quello di normale ventenne, c'è un punto in comune che ritengo fondamentale: la vivacità culturale.

Il settore aerospaziale sta vivendo una fase incredibile, il rover della Nasa su Marte, la spedizione lunare ormai sempre più vicina, che hanno portato a incontri, eventi e simposi, ora on-line per via della pandemia. Dall'altra l'esigenza di un normale ragazzo che ha voglia di conoscere, partecipare, vivere a pieno la propria città. Credo quindi che un impegno del prossimo sindaco debba essere proprio quello di investire nella cultura in senso ampio, permettendo alle menti dei giovani di costruire il proprio futuro attraverso nuove possibilità. Non parlo di eventi come mostre e concerti, interessanti ma alla fine episodici, ma di qualcosa di più coinvolgente».


Cioè?
«Penso a incontri partecipati, occasioni in cui confrontarsi con ospiti internazionali. Ovvio che quelli a sfondo scientifico siano di mio maggiore gradimento. Credo nel confronto, nell'ascolto, noi giovani abbiamo l'esigenza di nutrirci di queste opportunità che purtroppo Napoli oggi non offre, ma di cui in passato invece era ricca. Eppure le potenzialità le abbiamo, penso al polo di San Giovanni e Leonardo Finmeccanica a Pomigliano, sono quindi convinto che potremmo attrarre qui sia ricerca scientifica che industria ad alto profilo tecnologico con un po' di volontà. La vivacità culturale di una città è ricchezza per tutti, sia economica che sociale. Ci sono tanti coetanei cui non basta studiare solo sui libri e formarsi a scuola o all'Università, proprio come me, che sentono questo vuoto culturale di Napoli. Vuoto che purtroppo in molti casi tarpa le ali».


Eppure lei ha fondato una società proprio a Napoli.
«Non nascondo che dopo due anni il pensiero di andare altrove è molto forte. Il mio lavoro è limitato dalle risorse disponibili sul territorio, non c'è un'infrastruttura capace di reggere le mie esigenze nel campo aerospaziale. La possibilità di spostare la sede in altra parte d'Italia è molto forte, ma necessaria per portare avanti l'azienda. Dipenderà proprio dal prossimo sindaco, dalla sua capacità di investire su infrastrutture, tecnologia e digitale».


Conviene investire in questi settori?
«In Italia ci sono appena 200 aziende che lavorano nell'aerospazio. In città come Milano, Torino o Roma ci sono aziende hi-tech che, sebbene siano una nicchia, hanno riqualificato anche velocemente i quartieri cittadini. Creano economia e posti di lavoro perché intorno a eventi di questo settore c'è molta movimentazione, nazionale e internazionale. Al prossimo sindaco chiedo di incentivare queste attività altrimenti la scarsità di risorse così diffusa a Napoli creerà l'ennesimo abbandono di giovani scienziati e aziende verso mete più competitive».


Dove vedrebbe questi eventi attrattivi?
«Non abbiamo luoghi adatti, oltre la Mostra d'Oltremare. Ma abbiamo spazi talmente unici nel centro storico che scienza e architettura potrebbero fondersi. È un peccato non usare il nostro patrimonio artistico che, oltre alle gite della domenica o del maggio dei monumenti, meriterebbe di essere mostrato ad altri occhi. E penso anche al Centro direzionale dove ho il mio ufficio: è un luogo che ha subìto una significativa perdita di valore, che potrebbe essere occasione di rilancio».


Difficile da raggiungere con i trasporti pubblici però.
«Altro settore che ci penalizza molto. Dobbiamo reinventarci, puntare sul trasporto elettrico, per esempio. Ma per come è oggi Napoli sarebbe una transizione difficile: già immagino le colonnine per le ricariche oggetto di vandalismo. Per questo occorrono gli eventi culturali: sono la restaurazione di una forma mentis».

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