Napoli, sgominata la paranza dei bambini: scacco matto agli eredi dei Sibillo

Napoli, sgominata la paranza dei bambini: scacco matto agli eredi dei Sibillo
Sabato 9 Marzo 2019, 07:20 - Ultimo agg. 19:18
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Da due anni estorcevano denaro a una nota pizzeria del centro storico di Napoli dove, nel 1994, si fermò a mangiare anche l'ex presidente statunitense Bill Clinton, in città per il G7. È quanto hanno scoperto i carabinieri che oggi hanno sottoposto a fermo di polizia giudiziaria, su disposizione della Procura Antimafia, quattro giovani ritenuti gli eredi del clan Sibillo, ora praticamente azzerato. A tutti viene contestato il reato di estorsione aggravato dalle finalità mafiose.

Il clan Sibillo è stato uno dei gruppi camorristici del centro città facenti parte della cosiddetta «paranza dei bambini», giovanissimi diventati, a tempo di record, baby killer e baby boss. Ragazzi protagonisti di scontri armati, «stese» ed efferati omicidi che alcuni anni fa hanno scosso il centro del capoluogo partenopeo.
 

 

​Parallelamente, sempre a Napoli, c'è stata anche un'altra operazione anti camorra, della polizia di Stato, la quale, sempre coordinata dalla Procura Antimafia, ha notificato 11 misure cautelari, perlopiù a destinatari già in carcere. Si tratta di presunti componenti del clan Sibillo e due soggetti dell'opposta fazione del clan Buonerba (quelli di via Oronzio Costa, dagli stessi camorristi ribattezzata «il vicolo della morte»).

Nei loro confronti la Direzione distrettuale antimafia ipotizza l'associazione a delinquere di stampo mafioso e anche l'omicidio di una vittima innocente della faida della «paranza», Luigi Galletta, ucciso per avere detto no alla camorra. Meccanico di motorini e scooter, Luigi fu picchiato e poi, tre giorni dopo, ucciso, nell'officina dove lavorava, per non avere voluto o per non essere stato in grado di rivelare ai Sibillo dove si nascondesse suo cugino, affiliato ai rivali Buonerba. A compiere quell'assassinio, secondo gli investigatori, sarebbe stato anche Ciro Contini, lontano parente del boss Eduardo Contini. L'altro sicario, Antonio Napoletano, alias «'o nannone», all'epoca dei fatti minorenne, è stato già condannato.
 


​L'associazione mafiosa viene contestata anche a due persone, presunti esponenti del clan Buonerba: si tratta di Gennaro Buonerba, il capo dell'omonimo gruppo camorristico, già in carcere, e Massimo Amoroso, anche lui ritenuto affiliato dello stesso gruppo malavitoso. Secondo la Dda e la polizia di Stato sarebbero, rispettivamente il mandante e l'esecutore materiale di un attentato realizzato con l'esplosione di un ordigno, molto simile a una bomba a mano, fatto deflagrare nell'ottobre del 2015, davanti l'abitazione di Napoletano. Un'esplosione particolarmente potente che danneggiò due negozi ma che, per fortuna, non provocò vittime solo perché c'era una partita del Napoli e le strade erano deserte.

La pizzeria Di Matteo vittima del racket di recente ha subìto un attentato: sulla saracinesca del negozio sono stati sparati colpi di pistola. Su quest'ultimo episodio sono ancora in corso indagini, come anche sulla «bomba carta» fatta esplodere a pochi passi, davanti a un'altra pizzeria, quella di Gino Sorbillo, di via dei Tribunali. Il denaro delle estorsioni, che erano più cospicue per le festività, serviva al clan per imporre la sua supremazia e per sostenere le famiglie degli affiliati finiti in carcere. 

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