Fallimentare, scontro in tribunale
sulle nomine il gip boccia il pm

Fallimentare, scontro in tribunale sulle nomine il gip boccia il pm
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 17 Dicembre 2018, 08:36
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Un braccio di ferro che va avanti ormai da mesi, in modo silenzioso, rigorosamente sotto traccia. Da un lato, c'è la Procura di Roma che non ha dubbi su un presunto giro di corruzione all'interno degli uffici giudiziari del distretto napoletano; dall'altro, c'è il gip capitolino che replica di tutto punto: e boccia le conclusioni investigative, facendo leva sia sulla carenza della gravità indiziaria a carico degli indagati, sia sul metodo della Procura, a proposito dei tempi di iscrizione dei soggetti di volta in volta coinvolti.

Ad infiammare la dialettica tra pm e gip, il caso del giudice napoletano Enrico Caria, per anni in forza alla fallimentare di Napoli, prima di passare a Santa Maria Capua Vetere e ancora a Napoli nord (da dove ha lasciato di recente l'ufficio per rivestire altri incarichi nel Tribunale di Bologna), finito al centro di un'inchiesta condotta dal pm romano Stefano Fava. Agli atti del fascicolo, anche decine di professionisti napoletani, tra cui docenti e presidenti di ordine, di volta in volta indicati come consulenti e inseriti in uno schema corruttivo che il gip romano ha completamente demolito. Un caso finito sulla stampa alcuni mesi fa, anche per lo spessore dei soggetti caduti sotto lo spettro investigativo, professionisti che ormai da qualche anno attendono la definizione di questa vicenda.
 
Tra questi spicca anche il nome di Alfredo Mazzei, commercialista e influencer di riconosciuto spessore, legato al Pd (sponda migliorista), per altro salito alla ribalta della cronaca nazionale per il suo ruolo di testimone nel corso dell'inchiesta Consip, per aver sostenuto il retroscena di un incontro tra Tiziano Renzi e Romeo all'interno di un ristorante romano.
Ma torniamo all'inchiesta sulle nomine del giudice fallimentare, una indagine respinta - almeno per il momento - dal giudice di Roma. Sono due i momenti in cui il gip dice no alla Procura di piazzale Clodio: nel rigettare la richiesta di arresti, sottolineando la carenza di indizi di colpevolezza; e nel rigettare una seconda richiesta di proroga delle indagini (a carico di un altro soggetto finito nella pattuglia degli indagati), che spinge il gip a fissare una ulteriore camera di consiglio prevista per venerdì prossimo. Ed è proprio in questa ultima ordinanza (sempre a firma del giudice Alessandro Arturi), che l'inchiesta sembra trasformarsi in una sorta di boomerang per il pm, visti i pesanti rilievi espressi nei confronti dell'ufficio inquirente, a proposito dei tempi di iscrizione degli indagati. Scrive il giudice romano, a proposito dell'ultima richiesta di proroga che gli arriva dal pm: «Va da sé che un uso così disinvolto e surrettizio dell'opportunità di tergiversare nell'iscrizione degli indagati nel registro e della connessa facoltà di determinare il dies a quo di decorrenza del termine delle indagini, in difetto di dirette sanzioni processuali, si traduca in una patente violazione del codice di rito ed in un'indebita compressione dei diritti della difesa, in dipendenza della inopinata, sostanziale estensione dei tempi di espletamento delle attività investigative, oltre il prescritto limite semestrale, al di là di un intervento autorizzativo del giudice».

Venerdì prossimo, a porte chiuse, il pm Fava potrà replicare a questo tipo di censure e motivare le ragioni della propria strategia investigativa. Ma torniamo al cuore delle indagini. Difeso dal professore Vincenzo Maiello, Caria è accusato di aver veicolato nomine di consulenze in cambio di favori. In questo scenario vengono coinvolti almeno una ventina di professionisti (difesi, tra gli altri, dagli avvocati Andrea Abbagnano, Claudio Botti, Marcello Fattore, Guastavo Pansini, Paolo Stravino, Giovan Battista Vignola), per il loro intervento in complesse pratiche di fallimento che hanno riguardato aziende e blocchi societari. Scrive il gip, entrando nel merito delle conclusioni investigative: «Un quadro indiziario gravemente deficitario», mettendo però in moto l'appello della Procura di Roma, che ora attende la decisione del Riesame. Ma cosa replicano le parti in causa? Nessun commento da parte dei diretti interessati, che chiedono di conoscere la fine di una indagine che tiene accesi da tre anni i riflettori sulle nomine di professionisti in materia di fallimento.
 
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