Napoli, la resa di Don Merola: stop alla spesa solidale, sono stato imbrogliato da falsi poveri

Napoli, la resa di Don Merola: stop alla spesa solidale, sono stato imbrogliato da falsi poveri
di Maria Chiara Aulisio
Martedì 9 Giugno 2020, 00:00 - Ultimo agg. 13:23
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Don Luigi Merola, presidente della fondazione “A voce d’e creature” da oltre dodici anni - dopo aver lasciato la guida della chiesa di San Giorgio Maggiore a Forcella - da ieri ha sospeso ufficialmente la distribuzione della “spesa solidale”. Una iniziativa generosa, nata nei giorni più duri del Covid, quando nelle case di molte famiglie napoletane il cibo cominciava a scarseggiare. Anziani, disoccupati, uomini e donne rimasti senza lavoro e senza cassa integrazione, zero sostegni e, in troppi casi, nessuna prospettiva a stretto giro. Un esercito di poveri, chiusi per settimane nelle loro abitazioni, ai quali il sacerdote napoletano ha prestato assistenza quotidianamente con la distribuzione di generi alimentari che, in alcuni casi, consegnava direttamente a domicilio. In circa tre mesi don Luigi, con i suoi giovani volontari, è riuscito ad assistere oltre cinquecento famiglie, ma adesso ha detto basta. 

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Che cosa è successo? Per quale ragione ha deciso di interrompere la distribuzione delle “spese solidali”?
«Troppi imbrogli. Andare avanti così non è più possibile».
In che senso “troppi imbrogli”?
«Ho scoperto che abbiamo rifornito di cibo intere famiglie che già percepivano il reddito di cittadinanza e a volte anche i buoni spesa del Comune. Se questo non è un imbroglio...». 
Come se n’è accorto?
«In alcuni casi me lo hanno riferito, in altri il pasticcio è emerso incrociando i dati di chi veniva a chiedermi la spesa, con i nomi e i cognomi di quanti già percepivano il “sostegno alimentare” di trecento euro. Assurdo. Una volta mi sono accorto che la stessa famiglia, mandando sempre persone diverse, si era portata via tre spese in un giorno solo».
Insomma, una gara a chi arraffa di più.
«Esatto. Anche il Comune era stato molto chiaro: chiunque, a vario titolo, godesse di un qualsiasi contributo statale non poteva avere diritto ai loro voucher».
E invece?
«Vi dico che c’è stato chi prendeva contemporaneamente reddito di cittadinanza, buoni pasto del Comune e pure le nostre spese. E non escludo che andasse a raccattare cibo anche altrove».
Così ha deciso di interrompere il servizio.
«Certo. Faccio i salti mortali per mettere insieme un po’ di soldi da destinare alle persone realmente in difficoltà: non mi va di farmi prendere in giro da chi, al supermercato, potrebbe andarci senza grandi difficoltà. Continuerò a sostenere, per quanto è possibile, i bisognosi veri, ma solo quelli». 
 


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Quando avete cominciato con la “spesa solidale”? 
«A marzo: a causa del Covid che avanzava, il Comune ci disse che non potevamo fare più attività di laboratorio e intrattenimento per i giovani. E allora decidemmo di reinventarci con questo servizio di solidarietà: in cassa avevamo 10mila euro grazie ad alcuni benefattori e con quei soldi abbiamo iniziato a comprare cibo».
Quante famiglie avete aiutato?
«Più di cinquecento. Pure quelle degli spacciatori, lo dico senza problemi: il lavoro, se così lo possiamo chiamare, si era fermato e i loro bambini non avevano più da mangiare. Che cosa avremmo dovuto fare? Lasciarli morire di fame?»
D’altronde la “sua” fondazione “A voce d’e creature” aiuta proprio loro, bambini e ragazzi.
«Per questo mi dispiace molto quando vedo gente che ne approfitta senza una reale necessità. Imbrogliare noi, vuol dire sottrarre fondi a loro. Ho chiuso anche la fondazione per adesso: ho tempo fino a settembre per organizzarmi e trovare i soldi necessari a far ripartire tutte le nostre attività».
Quali programmi avete per la ripresa?
«Ci basta ricominciare a fare ciò di cui ci occupavamo prima del Covid. Il doposcuola, ad esempio, con le attività di contrasto, in tutte le forme possibili, alla dispersione scolastica. E poi i laboratori, il calcetto, la danza, la musica, l’informatica, il teatro, il giornalino...». 
 

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