«Siamo convinti che i valori del mare, la cultura marittima, le tradizioni nautiche siano veramente un modo per tenere i ragazzi il più lontano possibile dalla strada e dargli un senso di onore ed etica. Con questo tipo di educazione i ragazzi certamente usciranno fuori da quella devianza in cui erano caduti loro malgrado». Sono le parole di speranza dell’Ammiraglio Ispettore Capo Giuseppe Abbamonte, Comandante Logistico della Marina Militare, pronunciate in occasione della firma del primo accordo tra Marina Militare e il Centro di Giustizia Minorile della Campania che definisce l’avvio di percorsi formativi che possano favorire la riabilitazione e l’integrazione dei minori entrati nel circuito penale o a rischio devianza. A sottoscrivere l’intesa in rappresentanza della struttura del Ministero della Giustizia Giuseppe Centomani, dirigente del Dipartimento Giustizia Minorile e di Comunità per la Regione Campania. La cerimonia per la firma si è tenuta in una delle splendide sale di rappresentanza del Palazzo dell'Ammiragliato di Napoli. L’intesa è stata raggiunta dopo pochi mesi dalla firma del protocollo stipulato lo scorso 31 marzo a Roma tra la Marina Militare e il Dipartimento Giustizia Minorile e Comunità del Ministero della Giustizia, siglato dal capo di Stato Maggiore della Marina, Ammiraglio di Squadra Enrico Credendino, e il Capo del Dipartimento Giustizia Minorile e Comunità, Dottoressa Gemma Tuccillo.
Un progetto a cui la Marina Militare tiene molto, ha sottolineato l’Ammiraglio Abbamonte: «Una firma molto importante per noi della Marina Militare, per l’attività sociale che svolgiamo e direi per la città. Lo scopo di questo accordo consiste nel consentire una sinergia tra la Marina e il Ministero della Giustizia per il recupero dei ragazzi finiti nelle maglie del sistema penale, la loro messa alla prova e la possibilità apprendere un’arte, nello specifico quella del restauro del legno e delle barche d’epoca. In maniera d’avvicinarsi alla cultura marittima, alla vela e ai valori del mare. In modo tale da inserirsi in un ambiente più sano, più onesto e uscire da quei fenomeni di violenza minorile in cui purtroppo erano terminati». L’impegno della Marina in attività di recupero sociale parte da lontano a partire dalle ultime direttive del Capo di Stato Maggiore Enrico Credendino, spiega Abbamonte. «Questa - conclude - è una piccola goccia nel mare che ci fa piacere lanciare e speriamo che la città la raccolga e che dia i suoi frutti in tempi brevi».
I minorenni impiegati nei progetti di formazione nel campo delle varie professionalità legate al mondo del mare, altamente spendibili nel mercato del lavoro, saranno una dozzina. Il primo accordo attuativo interesserà la sede del Quartier Generale Marina di Napoli di Via Acton, nel cui ambito sarà svolta, già a partire dai prossimi mesi, un’attività educativa che vedrà i giovani impegnati nell’apprendimento dell’arte del restauro d'imbarcazioni d’epoca e di altri manufatti in legno. L’obiettivo, e quindi l’importanza, di questo progetto è stata spiegata nel dettaglio dal responsabile per la Regione Campania del Dipartimento di Giustizia Minorile Centomani: «Napoli è stata quindi la promotrice di questa idea di Protocollo nazionale: adesso firmiamo un protocollo locale che dice concretamente come tradurre a livello locale quello nazionale.
La possibilità di una collaborazione con il Comune ha visto il plauso dell’assessore alle Politiche Giovanili e al Lavoro Chiara Marciani che, presente alla cerimonia della firma, ha così commentato l’iniziativa: «Siamo molto grati alla Marina Militare e al Centro di Giustizia minorile per aver dato luogo a questo progetto. Ci auguriamo di poterlo seguire in maniera attiva per fare in modo che, non solo i ragazzi che sono già inseriti in un percorso di giustizia penale, ma anche i ragazzi della nostra città possano avere questa opportunità. Ha una storia importante che viene da un’antica nave scuola; quindi, ci auguriamo che possa essere una prospettiva di futuro per tanti giovani della nostra città». Sui numeri che vedono un tasso preoccupante di dispersione scolastica, specialmente nelle periferie, Marciani annuncia la nascita di un progetto di «rete d'istituzioni, non solo pubbliche, che prenda in carico i ragazzi». «Ogni ragazzo – prosegue Marciani - dovrebbe avere una sorta di tutor che lo possa seguire e far sì che possa portare avanti quello che è il suo percorso non solo scolastico ma anche formativo in modo che possa essere inserito nel mondo del lavoro e godere di quelle opportunità che con la dispersione scolastica non riuscirebbe ad avere».