Movida a Napoli, l'ultima follia: fumogeni per ricordare un morto

L'ultima follia nella movida di Napoli

Movida a Napoli, l'ultima follia: fumogeni per ricordare un morto
di Leandro Del Gaudio
Martedì 14 Giugno 2022, 00:00 - Ultimo agg. 15 Giugno, 16:25
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Due notti fa, vicino piazza del Gesù: un inferno. In centinaia ammassati nei vicoli, bar che sparano musica fino all’alba, nessun controllo. Poi: venerdì scorso, fumogeni rossi in piazza San Domenico maggiore, questa volta però bar e localini non c’entrano: c’entrano i compagni di un collettivo che ha deciso di usare lo spazio a due passi dalla basilica come teatro di una sorta di commemorazione collettiva. Fumogeni rossi in circolo, il principio di incendio, persone avvolte dallo smog. Cosa è accaduto? Un trigesimo tribale. E non è finita. Nella città dell’assenza di regole, c’è anche altro: come i locali segnalati per assenza di scia che restano aperti al pubblico, lo sforamento sistematico degli orari imposti dalla ordinanza sindacale. Sono decine gli episodi segnalati, solo se restiamo all’ultima settimana, dall’avvocato Gennaro Esposito, consigliere comunale e leader del comitato per la vivibilità cittadina.

È una deriva, a leggere gli esposti. Rimaniamo al centro storico, nei vicoli a due passi da piazza del Gesù: spuntano filmati che raccontano la notte in vico Quercia (ma anche in via Cisterna dell’Olio) con centinaia di persone che si ammassano all’esterno dell’unico bar.

Visto dall’alto, sembra un formicaio, che produce caos e frastuono fino a tarda notte, che impedisce agli sfortunati residenti di chiudere occhio almeno fino alle prime luci dell’alba. Sembra che la strada non sia contemplata nell’ordinanza sindacale firmata mesi fa dalla giunta Manfredi, mentre in tanti chiedono interventi in grado di ripristinare l’ordine nella zona a garanzia dei diritti di tutti. Fioccano esposti, si attendono risposte sul piano amministrativo. Si legge in una nota dell’avvocato Esposito: «I bar indicati usano occupare il suolo pubblico con tavolini, sedie ed attrezzature di ogni genere e natura determinando la completa paralisi del traffico veicolare (che pure è previsto per i residenti) e di quello pedonale. Alcuni locali indicati hanno uno spazio interno così piccolo da non avere ragione di esistere, se non invadendo gli spazi pubblici adiacenti, con collocazione di ombrelloni e tavolini anche davanti ai portoni dei palazzi ed ai garage in uso». Anarchia e prevaricazione. Si legge ancora in un esposto: «Lasciano suppellettili e occupano ampi spazi di suolo pubblico anche quando sono chiusi (c’è addirittura un esercente che mette tavolini e suppellettili all’interno dei paletti che delimitano un passaggio pedonale ancorandoli con catene e catenacci)». 

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Poi c’è la storia dei fumogeni. Una piazza invasa da un non meglio precisato collettivo, che diventa rosso fuoco, come in una sorta di rito tribale. Nessun permesso, nessuna licenza, nessuna richiesta. E nessun controllo. Tutto resta rigorosamente impunito in questo scorcio di primavera del 2022, mentre monta la rabbia dei senza voce. Non mancano minacce nella notte napoletana. È accaduto di recente a uno dei sostenitori del comitato per la vivibilità cittadina, che aveva manifestato il proprio dissenso nei confronti dell’andazzo che avvelena i vicoli a ridosso dei Decumani e nella zona dei Quartieri Spagnoli. Cosa è accaduto? È stato riconosciuto da uno dei commercianti, mentre era al Vomero ed è stato minacciato. Poi c’è la storia delle licenze. Anche in questo caso, sono state indirizzate foto e immagini video agli assessorati competenti e alle forze dell’ordine. 

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Ci sono nomi e ragioni sociali di alcune attività commerciali che non avrebbero il diritto a somministrare bevande alcoliche. Siamo nei pressi di piazza Dante, dove c’è chi ha aperto la propria attività ricettiva utilizzando spazi pubblici. Vengono chiesti interventi da parte degli uffici della polizia municipale e dei controllori di Palazzo San Giacomo. Per il momento nessun intervento, mentre le attività vanno avanti giorno e notte, in una sorta di inerzia collettiva. Uno scenario che attende chiarezza, su cui promettono battaglia comitati civici e residenti esasperati. Non mancano episodi di sapore folcloristico: come il cantante estemporaneo che ogni fine settimana “allieta” il suo pubblico in centro, con tanto di microfoni, amplificatori, strumenti musicali per concerti organizzati a mezzo social. In questi giorni si è lamentato, perché un gruppo di cittadini gli hanno imposto di interrompere la propria performance. Un’azione violenta («mi hanno strappato microfoni e spine elettriche»), avviene anche questo nella città senza controlli. 

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