Napoli: torna in cella Salvatore Giuliano, l'assassino di Annalisa Durante. «Pizzo sugli immigrati a Forcella»

Napoli: torna in cella Salvatore Giuliano, l'assassino di Annalisa Durante. «Pizzo sugli immigrati a Forcella»
di Giuseppe Crimaldi
Domenica 16 Maggio 2021, 22:59 - Ultimo agg. 18 Maggio, 08:07
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Li hanno colti in flagrante, mentre intascavano il denaro imposto ad alcuni extracomunitari che vivono nei «bassi» di Forcella. Operazione della Polizia di Stato contro i rampolli di ultima generazione della famiglia Giuliano: in manette sono finiti i cugini Salvatore e Cristiano Giuliano, insieme ad altri due soggetti già noti alle forze dell’ordine. Il «pizzo» imposto sugli stranieri affittuari di mini-appartamenti. Il nome di Salvatore Giuliano, detto o’ russo, è legato alla tragica morte di Annalisa Durante, la 14enne uccisa il 27 marzo 2004 in via Vicaria Vecchia nel corso di un agguato camorristico durante il quale lo stesso Giuliano si fece scudo della ragazzina. Per quell’episodio Salvatore venne condannato a vent’anni di reclusione: è stato scarcerato nel maggio 2020 per buona condotta, dopo aver scontato una pena di sedici anni.

Gli agenti della Squadra mobile di Napoli sono entrati in azione insieme con i colleghi del commissariato Vicaria-Mercato sabato pomeriggio. L’indagine era immediatamente scattata dopo che agli investigatori qualcuno aveva segnalato che un gruppo di napoletani aveva bussato alle abitazioni occupate da alcuni gruppi di senegalesi, pakistani e nordafricani imponendo loro il pagamento di un affitto non dovuto: tutte le case occupate, infatti, fino a una quindicina di anni fa erano del clan Giuliano, ma poi erano state rilevate da altri proprietari che le avevano legittimamente acquisite. «Dovete pagare a noi, altrimenti vi facciamo male»: questa la minaccia estorsiva fatta praticamente con il sistema del «porta a porta». Il gruppo avrebbe preteso dai 300 ai 500 euro mensili. L’intimidazione chiara e diretta aveva sortito l’effetto sulle vittime straniere; poi però qualcuno tra gli extracomunitari ha deciso di non sottostare all’odioso ricatto e ha - in qualche modo - fatto arrivare la cosa all’orecchio dei poliziotti del commissariato di zona.

Immediatamente nelle indagini è subentrata anche la Squadra mobile guidata da Alfredo Fabbrocini, e sono stati disposti servizi di appostamento presso le abitazioni prese di mira dal gruppo di presunti estorsori.

I poliziotti, confusi tra la folla del sabato sera di Forcella, sono entrati in azione in vico Pace dopo aver seguito i movimenti dei quattro delinquenti. Li hanno lasciati fare, per un po’: poi, all’uscita da uno dei terranei del vicolo, li hanno bloccati e perquisiti, scoprendo che nelle tasche avevano circa mille euro, presumibile provento delle estorsioni appena messe a segno. Sono così scattati gli arresti in flagranza di reato. Le porte del carcere di Poggioreale si sono aperte per Salvatore Giuliano, 36 anni, suo cugino Cristiano Giuliano, 27, Antonio Morra, 32, e Giuliano Cedola, 30enne. Tutti devono rispondere di un’accusa gravissima: estorsione aggravata dal metodo mafioso.

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«Pagate a noi, oppure qui non vivete più»: dunque questa era la minaccia imposta a un (a quanto pare) nutrito gruppo di extracomunitari residenti a Forcella. La odiosa legge del racket che adesso non risparmia più nemmeno gli ultimi tra gli stranieri, i più poveri che spesso si arrangiano facendo mille mestieri per sopravvivere a Napoli. Un fenomeno, a ben guardare, non nuovissimo e comunque già strutturato sin dai tempi nei quali a comandare nel popolare rione del centro storico erano i Giuliano di prima e seconda generazione, a cominciare dal boss (oggi pentito) Loigino, detto anche ‘o Re. In quel periodo la famiglia camorristica protagonista anche di sanguinosi conflitti con i clan rivali (dai Misso ai Mazzarella) aveva monopolizzato il mercato degli immobili, acquisendo centinaia di appartamenti, negozi e locali i cui occupanti dovevano pagare la «mesata» al clan, seppure in forma più o meno regolare.

E poi c’è lui. Naturalmente parliamo di Salvatore Giuliano, con la storia nera che gli resta incollata addosso per la morte della povera Annalisa Durante.Sedici anni di galera non gli sono evidentemente bastati a capire da che parte sia giusto stare. Insieme con lui a mettere sotto ricatto gli occupanti di alcuni piccoli appartamenti di vico Pace c’era anche il cugino Cristiano e altri due soggetti che sarebbero stati coinvolti nelle indagini sulla «paranza dei bambini», il gruppo criminale capeggiato da Emanuele Sibillo. 

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