Soffiata e fuga, scoperto il covo del baby-boss

Soffiata e fuga, scoperto il covo del baby-boss
di ​Leandro Del Gaudio
Venerdì 14 Agosto 2015, 08:22 - Ultimo agg. 16:38
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Lo hanno avvertito appena in tempo, questione di minuti se non di attimi. Una soffiata (una imbasciata fatta da qualcuno che era a conoscenza delle mosse della polizia) lo ha avvisato. «Scappa, ti hanno trovato...», una voce. E lui è scappato, anche questa volta ce l’ha fatta.



Il resto è storia di un covo caldo, l’ultima tana del latitante di Forcella Pasquale Sibillo. Poco più che ventenne, è il capo della cosiddetta paranza dei bimbi, ed è in fuga da quasi due mesi dallo Stato e dai nemici del clan Mazzarella. Una fuga dorata, a giudicare da quanto rinvenuto nella casa-bunker. C’era un monitor collegato giorno e notte a due telecamere accese su via Pietro Colletta, ma anche su una strada laterale. Un occhio sempre acceso sugli unici percorsi obbligati per fare irruzione all’interno del covo.



Ma le sorprese per gli uomini del commissariato locale non sono finite: nella casa abitata da Pasquale Sibillo c’erano soldi (una discreta quantità di euro), alcuni orologi di valore (Rolex ed altri pezzi pregiati), ma anche una decina di smartphone con tanto di schede. Poi documenti di riconoscimento fasulli, con le foto di Pasquale Sibillo. Su uno dei documenti acquisiti, c’era una recente foto che consente di aggiornare le fattezze fisiche di «Lino»: volto incorniciato da una barba sempre più folta e lunga, tipo guerriero dell’Isis, come già riscontrato un paio di mesi fa, quando vennero arrestati i «barbuti» del rione Sanità.



Indagini in corso, al lavoro capo del pool anticamorra Filippo Beatrice e i pm Francesco De Falco e Henry John Woodcock, che puntano a sgretolare appoggi e coperture di Pasquale «Lino» Sibillo. Si procede a ritroso, inevitabile una domanda: chi ha avvertito il boss dell’imminente arrivo delle forze dell’ordine? È stata decisiva una sbirciata sul monitor collegato alle strade a due passi da Forcella? Di sicuro, Sibillo è stato costretto ad abbandonare subito il covo, senza avere neppure la possibilità di mettere in tasca soldi o documenti, di portare con sé almeno uno dei cellulari custoditi. La caccia all’uomo riparte da qui.