La figlia dell'ex boss Giuliano si tiene strette le case a Forcella: «Comprate coi soldi di canzoni e poesie d’amore»

La figlia dell'ex boss Giuliano si tiene strette le case a Forcella: «Comprate coi soldi di canzoni e poesie d’amore»
di Leandro Del Gaudio
Domenica 21 Giugno 2020, 23:41 - Ultimo agg. 22 Giugno, 15:03
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Si è difesa con le carte della Siae, ricordando il successo letterario (in ambito poetico), la battaglia giudiziaria vinta sul piano discografico, ma anche la pensione di invalidità resa dallo Stato all’ex boss della camorra Luigi Giuliano. Eccola la strategia di Marianna Giuliano, che non ci sta a perdere due case in pieno centro storico e passa al contrattacco, chiedendo alla madre Carmela Marzano di offrire la propria testimonianza, a proposito di soldi e di affari di famiglia, di successi personali e mediatici tutti da ascrivere all’ex boss della camorra napoletana (poi diventato collaboratore di giustizia) Luigi Giuliano. 

Un ex boss oggi pentito che in questi anni - è stato ribadito pochi giorni fa in aula - ha potuto usufruire anche di una pensione di invalidità, per non meglio chiariti problemi di salute. 

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Ma torniamo alle case di Marianna Giuliano. Siamo dinanzi al Tribunale misure di prevenzione, braccio di ferro in corso, tocca a Carmela Marzano recitare il ruolo di teste in favore della figlia Marianna Giuliano. Da anni lontano da Napoli, la donna è comparsa in Tribunale a Napoli (in videoconferenza, dal sito riservato per chi collabora con la giustizia) e ha confermato di aver dato soldi ricavati dai successi artistici e discografici del marito. Ha spiegato Carmela Marzano: dal 1993 al 2002, mio marito versava a nostra figlia Marianna i proventi della Siae, ottenuti per le canzoni di successo e per le poesie pubblicate, si tratta di soldi puliti, come sono puliti quelli resi all’altra nostra figlia, grazie soprattutto alla pensione di invalidità di mio marito».  
 


Confronto serrato in aula. Da un lato la Dda partenopea, che chiede l’acquisizione di due appartamenti non lontano da Forcella, dall’altro la difesa di Marianna Giuliano, che si affida alla narrazione dei genitori. Pochi giorni fa è toccato alla donna, la prossima udienza è invece atteso Luigi Giuliano per raccontare la storia dei soldi versati alla figlia, soldi - assicurano oggi i coniugi - che nella loro ottica andrebbero considerati lontano dai proventi di droga, racket, falso e totonero. Un punto decisamente controverso. Tribunale misure di prevenzione, la Dda non ci sta. A leggere le carte del processo, c’è una convinzione da parte degli inquirenti: le due case sarebbero state intestate a Marianna Giuliano dal suocero Vinenzo Mazzarella, altro boss della camorra napoletana, per anni in contrapposizione armata alla cosiddetta Alleanza di Secondigliano. Tutto risalirebbe al matrimonio celebrato alla fine degli anni Novanta tra Michele Mazzarella (figlio di Vincenzo, oggi detenuto) e la stessa Marianna Giuliano, che creò le condizioni di una sorta di fusione dinastica tra due clan familiari. Una fusione suggellata anche da alcuni regali, tra cui quei due appartamenti intestati a Marianna Giuliano, che oggi lo Stato cerca di portare definitivamente dalla propria parte.

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Difesa dall’avvocato napoletano Sergio Lino Morra, oggi Marianna Giuliano sta provando a ricostruire il tracciato in chiaro dei propri beni, a partire in particolare dal 2003, anno dell’acquisto delle due case finite al centro del nuovo fascicolo giudiziario.
Scarcerata a giugno del 2019 dopo una lunga detenzione (condannata a 15 anni per fatti di camorra, ne ha scontati 12 di fila in cella), Marianna Giuliano ha preferito andare a vivere lontano da Forcella, provando a rimanere lontano dall’attenzione mediatica e, soprattutto, da qualsiasi forma di interesse investigativo. Ha trovato un contesto cittadino decisamente cambiato rispetto a quello esistente alla fine del decennio scorso. Una città invasa dai turisti (almeno prima che esplodesse la pandemia), con investimenti in campo turistico, in grado di trasformare in oro anche uno scantinato in zona centro storico. La Napoli del food, dei bed and breakfast, degli affari immobiliari. La Napoli che fa gola anche alla camorra, anche alla luce di quanto avvenuto negli ultimi cinque anni. Ricordate la storia della paranze? Da un lato gli eredi dei Giuliano (quelli capitanati dai Sibillo), dall’altro i Buonerba (a loro volta vicini ai Mazzarella), in uno scenario reso rovente da azioni muscolari (come le cosiddette «stese») da parte di giovanissimi sempre più decisi a tagliare i ponti con il passato e con antichi equilibri criminali. È su questo terreno che ora si attende la parola definitiva sulla strana storia delle case comprate nel 2003 anche con i proventi di arte e musica. 

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