Pregiudicato napoletano sparito da nove giorni, l'ipotesi: vittima della lupara bianca

Pregiudicato napoletano sparito da nove giorni, l'ipotesi: vittima della lupara bianca
di Marco Di Caterino
Venerdì 13 Settembre 2019, 07:30 - Ultimo agg. 10:08
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La camorra si è ripresa la scena nell'hinterland a nord di Napoli, territorio ad alta intensità criminale ed estremamente instabile nella malavita organizzata. Due morti ammazzati in meno di ventiquattro ore, tra sabato e domenica scorsi, preceduti da un caso di lupara bianca di cui ora solo ora se ne viene a conoscenza.

Non si hanno più notizie, dal 3 settembre, di Giuseppe Granato, detto «Pierino o pazzo» o anche «o zi», 52 anni, di Frattamaggiore, ritenuto un personaggio di grosso spessore criminale, anche se nei suoi precedenti penali non vi è traccia di reati di stampo camorristico.
 
L'uomo è stato visto l'ultima volta nel primo pomeriggio del 3 settembre quando si è presentato a bordo della sua auto a casa di un amico, titolare di un'officina meccanica. Dopo aver parcheggiato, ha chiesto in prestito uno scooter. «Devo fare un servizio, ci metto una decina di minuti e torno», ha detto all'amico.

Erano da poco passate le quattro del pomeriggio, e da allora di Giuseppe Granato si sono perse le tracce. Sparito nel nulla. Ventiquattro ore dopo i familiari, allarmati dalla prolungata assenza, si sono precipitati dai carabinieri per denunciarne la scomparsa. Il fascicolo è passato immediatamente sul tavolo della Direzione distrettuale antimafia. Dunque, anche per gli inquirenti la scomparsa di «Pierino» non sarebbe volontaria ma da annoverare tra i casi di possibile lupara bianca. A supportare questa tesi sono alcuni particolari che sono emersi già poche ore dopo la sparizione di Granato. L'uomo prima di prendere lo scooter aveva lasciato all'interno della sua auto i documenti e il cellulare. Evidentemente lo «specchiettista» - nel gergo criminale colui che indica la vittima al killer o chi avendo la piena fiducia della vittima la conduce all'appuntamento con la morte era riuscito a convincere Granato a lasciare il telefonino per non essere tracciato visto che aveva appena terminato il servizio in prova ai servizi sociali.

In realtà lasciare i documenti (necessarie per una eventuale identificazione) e il telefonino era essenziale per chi aveva deciso di far sparire Giuseppe Granato, e soprattutto per non far ritrovare il suo corpo. Uno sfregio per i familiari, che nei casi di lupara bianca non hanno nemmeno un corpo da seppellire e piangere, e soprattutto un messaggio chiaro a chi aveva creduto e fatto parte di un progetto criminale stroncato alla maniera mafiosa. Nessun omicidio plateale, nemmeno una goccia di sangue, nessuna sparatoria che attira polizia e carabinieri.

Le indagini si muovono in un pantano fatto di silenzi e omertà. Una sola certezza. La scomparsa di Giuseppe Granato è stata preparata nei minimi dettagli, tant'è che a distanza di dodici giorni nemmeno è stato fatto ritrovare lo scooter a bordo del quale l'uomo è andato incontro al suo destino. Tra le ipotesi sul movente, quella che è ritenuta la più valida porta alla pista del traffico di droga, che in questo territorio ha un solo teatro, il Parco Verde. Che si trova a Caivano, ma che di fatto è una vera e prova enclave di quei scissionisti che, sfrattati dal quartiere delle Vele dal mucchio selvaggio della Vanella Grassi, hanno trasformato il Parco Verde nella più grande piazza di spaccio della Campania tanto da soppiantare la stessa Scampia, quartiere dove vivevano Gennaro Sorrentino (ucciso sabato scorso sull'asse mediano) e Domenico Gargiulo, rapito, torturato e ucciso con un colpo alla nuca. Scampia, Parco Verde, lupara bianca. Tutto torna.
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