Pasquale e gli altri, in cura grazie
al ticket sospeso: solidarietà in corsia

Pasquale e gli altri, in cura grazie al ticket sospeso: solidarietà in corsia
di Giuseppe Maiello
Lunedì 15 Ottobre 2018, 09:12 - Ultimo agg. 09:48
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A gennaio avevano lanciato l'idea del ticket sospeso, una raccolta di fondi, sulla scia del tradizionale caffè sospeso, tra i pazienti più fortunati per sostenere le cure dei tanti che non potevano permettersele. Dopo nove mesi il bilancio non è esaltante, sono stati raccolti 1600 euro, mentre dalla «cassa di comunità» ne sono usciti 686, per farmaci e prestazioni diagnostiche. Ma Luigi Costanzo e Luigi e Franco Del Prete, medici di famiglia contitolari dello studio Humanitas a Frattamaggiore, non sono delusi: «Una cifra esigua in rapporto al numero dei pazienti che afferiscono al nostro studio, circa 4000. Dietro ogni donazione però ci sono storie di disagio economico, di dignità, di consapevolezza del fatto che esistono altre persone che versano in condizioni di maggiore bisogno del proprio». Persone costrette, per ragioni economiche, a rinunciare a una tac, a una radiografia, a esami di laboratorio, a «spedire» una ricetta e persino a farmaci da banco. «I pazienti che fanno ricorso con più frequenza al nostro studio hanno una fascia di reddito medio bassa», spiegano i tre medici che ora rendono pubblico, con un report, il «bilancio» di entrate e uscite. D.V. ha lasciato nella cassa di comunità 300 euro; un anonimo 100; A.S., A.C. e G.C. hanno rispettivamente donato 50 euro. Per il resto la media va dai 5 ai 10 euro. Il medico di famiglia conosce tutti i propri pazienti, frequenta le loro abitazioni, sa delle loro condizioni: «I 5 euro lasciati da chi vive con un reddito minimo assumono un valore simbolico importante, un gesto di solidarietà immenso».

 
Il disagio economico è forte. «Avrei voluto donare di più» ha detto Paolo depositando le sue monete. Uno «sconosciuto» ha donato due euro: «È quanto aveva in tasca» dicono i medici. E, spesso, c'è vergogna e riserbo anche nel chiedere l'accesso alla cassa. Solo 17 pazienti vi hanno infatti fatto ricorso. Sul bilancio delle uscite, 686,60 euro, pesano radiografie, ecografie, una risonanza magnetica, una biopsia e una decina di voci per acquisto di medicinali. Un mese fa Fiorella, che aveva usufruito del ticket sospeso, ha portato la ricevuta dell'ecografia alla quale si era sottoposta, accompagnata da un messaggio: «Grazie per quello che fate per noi assistiti, poveri invisibili, nascosti per lo Stato italiano ma molti visibili per tutti quelli che hanno un cuore vivo, che batte solo di carità come quello di tutti voi dello studio».
Testimonianze come queste, sottolineano i tre medici, «ci fanno capire che dobbiamo proseguire su questa strada». «Non solo grandi medici, ma soprattutto grandi uomini» commenta Pasquale, che grazie alla colletta ha potuto curare una fastidiosa patologia. Francesco invece aveva bisogno di una urgente visita specialistica: inoccupato, da mesi aveva rimandato l'appuntamento con il medico per questioni economiche, eppure gli avevano detto che la prevenzione, nella Terra dei fuochi, è importante. Nonna Antonietta poi aveva rinunciato a «spedire» la ricetta, i farmaci prescritti non erano mutuabili. Con il piccolo contributo della cassa di comunità ha potuto recarsi in farmacia.

E l'altro giorno si è presentato un ragazzino rom, che vive nel campo di Caivano. Non censito in alcuna anagrafe sanitaria. Soffriva molto per delle verruche alle mani. Era stato indirizzato allo studio «Humanitas» proprio per la notoria disponibilità dei medici. «Necessitava uno specialista, abbiamo chiamato un dermatologo amico, il dottor Luigi Mazzariello, che gratuitamente ha curato il ragazzo con la crioterapia», spiegano. «Ci auguriamo che il ticket sospeso sia contagioso, per ritrovare quel senso di solidarietà e condivisione fondamentali per la sopravvivenza di ogni comunità» conclude Costanzo.
 
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