Napoli: record di furti in casa a Chiaia, caccia alla banda delle false colf georgiane

Napoli: record di furti in casa a Chiaia, caccia alla banda delle false colf georgiane
di Maria Chiara Aulisio
Lunedì 10 Giugno 2019, 23:00 - Ultimo agg. 11 Giugno, 07:05
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Dopo la gang delle donne rom arriva la banda delle georgiane. Sono sempre le stesse, dovrebbero essere quattro o cinque - gli agenti del commissariato San Ferdinando in queste ore stanno visionando le immagini registrate dalle telecamere piazzate all’interno dei condomini - si propongono come collaboratrici domestiche, entrano in possesso delle chiavi degli appartamenti e, dopo qualche settimana, svaligiano le case approfittando dell’assenza dei datori di lavori di cui ormai conoscono le abitudini. Poi, si rendono irreperibili, letteralmente vaporizzate da un giorno all’altro: telefonini staccati, indirizzi fasulli, nessuna traccia di una o più amiche che, in alcuni casi, si erano prestate a fare da garante. 
 
L’ultimo colpo risale a pochi giorni fa, lo hanno messo a segno in un lussuoso appartamento in via Crispi, ripulendo fino all’ultimo gioiello la moglie di un noto professionista napoletano. Ultimo solo in ordine di tempo: le georgiane sono già entrate in azione più volte negli ultimi mesi. Nel mirino il quartiere Chiaia. Il copione - ricostruito dagli agenti - è sempre lo stesso. Attraverso il tradizionale passaparola viene identificata la possibile vittima: al primo appuntamento si presentano quasi sempre in coppia. La ragione è duplice: contribuire a rassicurare la signora facendo parlare anche l’amica - che racconta di essere impiegata da anni sempre nella stessa casa - e dare un primo sguardo all’appartamento perché quattro occhi sono meglio di due. 

La prima impressione è ottima. Le donne - è il racconto di uno dei datori di lavoro finito nel mirino della banda - si presentano molto bene: niente trucco, abiti sobri e adatti al ruolo, e la solita storia di marito e figli lasciati in Georgia che aspettano i soldi della mamma per comprare casa e finire gli studi universitari. Poi il «periodo di prova» che è proprio l’aspirante collaboratrice domestica a chiedere alla famiglia. Alla parola «contratto» la ladra georgiana prende tempo e rimanda ogni formalizzazione al termine della «prova» quando - e se - si deciderà di proseguire il rapporto di lavoro. Una proposta più che condivisibile rispetto alla quale anche la signora di turno ha poco da obiettare. Ed ecco che scatta il piano. Grazie alla capacità di stabilire un buon feeling con i padroni di casa, dopo essersi dimostrata particolarmente solerte dal punto di vista lavorativo, brava e disponibile, seria e dotata di spirito di sacrificio, la donna riesce a farsi consegnare le chiavi con la promessa che ne avrà cura come se fossero quelle di casa sua. A questo punto - la dinamica dei vari furti è sempre la stessa - passano circa una decina di giorni e l’appartamento viene ripulito. Nel caso del professionista di via Crispi la banda ha approfittato del fine settimana quando la famiglia è partita per il weekend, in altre occasioni il piano è scattato anche alle 11 di mattina in base alle abitudini delle vittime delle colf. 

Le donne, almeno nelle case derubate fino a oggi, tendono a portare via gioielli e pietre preziose, o comunque oggetti dalle piccole dimensioni. Pezzi di argenteria, preferibilmente cucchiaini e posate da infilare in una borsa da passeggio. Non sono mai stati toccati computer, porcellane, quadri, opere d’arte e tappeti benché si trattasse quasi sempre di oggetti di buon valore. 
 
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