«L'estate sta finendo»: presentato il docufilm su Giancarlo Siani

«L'estate sta finendo»: presentato il docufilm su Giancarlo Siani
di ​Davide Cerbone
Martedì 22 Settembre 2015, 16:38 - Ultimo agg. 23 Settembre, 08:37
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Quando il sorriso limpido di Giancarlo compare sul grande schermo, in una sala piena di studenti sul limite della maggiore età, l'emozione è forte. «Ho conosciuto da poco la storia di suo fratello, ma la gioia con cui faceva il suo lavoro mi rende orgoglioso di essere napoletano», confessa a fine mattinata Giovanni, che ha 18 anni e studia all'Istituto tecnico Casanova, rivolgendosi a Paolo Siani.

Lo schermo è quello del Modernissimo, dove stamattina è stato proiettato in anteprima “L’estate sta finendo”, l'appassionato docu-film su Giancarlo Siani scritto da Alessandro Chiappetta e diretto da Graziano Conversano, che Rai Storia manderà in onda stasera alle 21.30.

Con l'estate, in quel settembre dell'85, stava finendo anche la carriera troppo breve di un giornalista entusiasta, innamorato del mestiere e della verità.

A raccontare la sua storia umana e professionale, nei sessanta minuti di girato, i colleghi amici del Mattino Daniela Limoncelli e Maurizio Cerino. E ancora, il fratello Paolo, presidente della Fondazione Polis, la nipote che non lo ha mai conosciuto Ludovica, il direttore del Mattino Alessandro Barbano (presente alla proiezione con il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti), il magistrato Armando D'Alterio, che riaprì le indagini nel '93, i giornalisti Luigi Necco e Sandro Ruotolo, gli scrittori Roberto Saviano, Maurizio de Giovanni e Angelo Petrella e il suo professore Amato Lamberti, morto tre anni fa con il dubbio di una rivelazione mai raccolta.«Giancarlo raccontava i rapporti tra la camorra imprenditrice e la politica. Mi chiamò il giorno prima che lo uccidessero, mi disse: "Ti devo parlare". Non fece in tempo», dice il sociologo in un'intervista di qualche anno fa. Mentre la voce narrante di Ludovica sibila: «Napoli si guarda allo specchio, ma si gira subito dall'altra parte», E Necco: «Quell'omicidio era la prova che erano dappertutto e potevano fare tutto».

La testimonianza su ciò che Giancarlo ha lasciato la porta Alessandro Barbano: «Ho molto rispetto quando parlo di Giancarlo - premette il direttore del Mattino -. Quando è morto ero, come lui, un giovane cronista di nera a Lecce e quando sono arrivato da direttore qui a Napoli ho capito quanto sia importante quello che ha lasciato. In tutti i nostri collaboratori c'è fortissima la sua eredità: i suoi valori, la sua memoria. Certo, ogni volta che si avvicina questa data entriamo in una scia di grande dolore - riconosce Barbano -. Ma trent'anni dopo la sua morte, la presenza di Giancarlo è vivissima».