Per i tabagisti era una salvezza, un'oasi nella notte del centro storico, l'idea che anche a tarda ora avrebbero potuto consumare il viziaccio maledetto. Per gli appassionati di aneddoti sulla musica una croce e delizia: si dice fosse lei il “buono guaglione” del brano di Pino Daniele, a cui seguiva un altro epiteto di natura non inclusiva che qui non verrà riportato ma che all'epoca si poteva usare, persino in un brano destinato a entrare nella storia. Anche se non si capisce bene se amasse o meno questa attribuzione, a volte era lei a riferirla, altre prendeva a male parole l'appassionato di cui sopra.
Per i frequentatori di piazza Bellini e dintorni era uno dei personaggi fissi del presepe locale, una figura di famiglia nella movida partenopea, dolce con chi voleva e scorbutica se le girava così: la sua riapparizione dopo la pandemia fu un simbolo plastico del fatto che si era tornati a uscire. Per tutti, era la Signora. Se n'è andata Gianna, al secolo Gianni, contrabbandiera del centro molto conosciuta e amata. Vendeva sigarette che comprava in tabaccheria ritoccando di poco il prezzo, sì, faceva un mestiere illegale - tra le ultime a continuare una tradizione "napoletana troppo napoletana", ormai quasi estinta - ma solo per recuperare un po' di sussistenza, quella che una vita difficile le aveva evidentemente negato.
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Figlia di un maresciallo che fu il primo a metterla nei guai per aver cambiato sesso, addirittura a ordinarne il primo arresto.